Società | STATISTICA

La cultura statistica in Alto Adige

La statistica, come il calcio e, ultimamente, i vaccini sta diventando un campo dove tutti si sentono esperti.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Othmar Seehauser

Sarà che la statistica è un metodo e non un contenuto a renderla più trasparente? Forse anche. Fatto sta che ognuno dice e scrive la sua senza nemmeno chiedere lumi o informarsi.

Recentemente hanno fatto la loro comparsa alcuni sondaggi politici/elettorali in Alto Adige. Questi sono da noi meno frequenti rispetto alla valanga che sommerge l’Italia settimanalmente. Il sondaggio elettorale non è campo della statistica ufficiale, ma certo il pericolo è che questi siano in qualche caso non sondaggi “di” opinione, ma “per” l’opinione (ovvero per influenzarla). Qui un consiglio che si può dare è quello di conservare le previsioni lette e confrontarle coi risultati reali ex-post: il confronto è talvolta sconcertante.

Ma c’è modo di migliorare la cultura statistica? Iniziamo magari con smettere di usare la parolina magica “rappresentativo”: i campioni sono fatti apposta per stimare (rappresentare) l’universo e quindi un campione rappresentativo è un campione la cui stima coincide (o si avvicina molto) col valore dell’universo. Peccato solo che quest’ultimo nessuno lo conosce e (tranne appunto in occasione delle elezioni) nessuno lo saprà mai. La parolina magica suona così come una auto-promozione basata su logiche mentali illusorie. Queste possono essere  1. La “logica delle quote”, cioè “il campione ha composizione simile all’universo per età, sesso e, quando va bene, titolo di studio” oppure 2. Il “solipsismo” “l’indagine è fatta bene se il risultato è quello atteso/quello che piace”.

Se il valore vero (dell’universo) non lo si saprà mai, esistono però diversi livelli di probabilità che la stima del sondaggio si avvicini alla realtà. In ordine decrescente di qualità (cioè di vicinanza in media/in probabilità al valore vero) avremo:

  1. Il campione probabilistico senza cadute (unico caso dove l’errore è quantificabile con l’intervallo di confidenza);
  2. Il campione probabilistico con tasso di risposta inferiore al 100% (con la qualità che non necessariamente scende insieme al tasso);
  3. Il campione non probabilistico (due esempi: A. Estratto da liste non complete come l’elenco del telefono; B. Estratto con probabilità non-nota come mettersi a intervistare le persone per la strada);
  4. Il “non-sondaggio” spontaneo (come quelli dei portali online) i cui risultati sono spesso l’opposto della realtà: non-sondaggio perché il regolamento AgCom (l’autorità garante delle comunicazioni) proibisce di chiamarli “sondaggio” in quanto appunto completamente fuorvianti per il lettore.

La letteratura statistica considera il probabilistico, anche con basso tasso di risposta, superiore come prestazioni al non-probabilistico: da qui la graduatoria del secondo e terzo posto sopra indicata.

Le aziende private spesso usano non-probabilistici: queste comunque sono tenute, sempre da AgCom, a fornire alcune informazioni sulla ricerca condotta: “accompagnare la pubblicazione o diffusione di un sondaggio con nota informativa indicante alcune informazioni essenziali, quali …. il numero di coloro che non hanno risposto ….” (ovvero il tasso di risposta). Il non-rispetto del regolamento AgCom raramente ha delle conseguenze, ma il lettore tenga presente queste linee visto che mass-media e talvolta persino il mondo accademico non sembrano poterli aiutare in tal senso.

Da ultimo, non si può non accennare come la qualità migliori anche con l’uso dei pesi, cioè con la calibrazione e in tal senso i sondaggi elettorali sono in una situazione fortunata perché la variabile “cosa hai votato alle ultime elezioni?” costituisce un “totale noto” efficientissimo nella riduzione della distorsione dovuta alla caduta differenziale. L’Astat prova da anni a promuovere la cultura statistica con comunicati-stampa, dando esempio di note metodologiche complete e offrendo nelle scuole e all’università lezioni su statistica e statistica ufficiale. Su questo la strada è ancora molto lunga.

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Franz Hilpold Gio, 09/02/2021 - 21:08

La professionalità dell'ASTAT è indubbia, ciò risulta anche dalle sue pubblicazioni. La promozione delle conoscenze statistiche è un lavoro prezioso e potrebbe essere fatta in modo ancora più sistematico. La bontà del lavoro dell'ASTAT ha forse anche a che fare con il fatto che lì ci lavorano persone con una formazione adeguata e con i titoli di studio in regola entrati magari con un concorso o comunque con una selezione di merito. A differenza di tante istituzioni altolocate, dove si entra per conoscenza personale e non per conoscenze scientifiche.

Gio, 09/02/2021 - 21:08 Collegamento permanente