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“Costa? In politica decido io”

Renate Prader, candidata con il Pd (terza in lista) alle provinciali, sulle sorti del partito, la vecchia guardia, gli steccati etnici e i bizziani “di destra”.
Renate Prader
Foto: Renate Prader

salto.bz: Prader, insegnante alle scuole professionali con la passione per la politica, sarebbe un bel colpo passare dal consesso cittadino di Bressanone, che peraltro presiede, al consiglio provinciale. Dica, qual è il suo contributo alla “causa Pd”?

Renate Prader: Da 8 anni e mezzo rappresento il Partito democratico/ Demokratische Partei nell’amministrazione comunale di Bressanone, 5 anni in veste di consigliera e da 3 anni e mezzo presidente dell’Aula. Credo che il mio impegno, la mia competenza e la mia coerenza siano ormai assodati e riconosciuti. Porto avanti da sempre il programma del Pd e ho dimostrato di sapere svolgere le funzioni che mi sono state assegnate. Mi sono sempre trovata a mio agio fra i dem, del resto posso candidarmi unicamente in un partito che ha una visione chiara sul voler rappresentare più gruppi linguistici, cosa che è poi speculare alla mia vita personale dal momento che sono di madrelingua tedesca, sposata con un “italiano” e ho un bambino mistilingue. 

Lei è appunto sposata con Carlo Costa, giudicato il regista, l’uomo forte del Pd locale, ha considerato il fatto che il vostro elettorato potrebbe volere un cambio di passo rispetto a quella che è la “vecchia guardia” del partito?

Il Pd locale ha logiche diverse rispetto a quello nazionale, come si è visto anche in occasione delle politiche del 4 marzo scorso relativamente ai risultati del partito in Alto Adige. Spero perciò che il 21 ottobre l’elettore scelga un candidato non solo in base al simbolo che rappresenta ma anche valutando le sue capacità, un candidato che abbia a cuore l’autonomia e la popolazione altoatesina tutta, un candidato come me, per esempio, che da più di 8 anni amministro una città insieme alla Svp. Siamo capaci di governare, questo è ormai evidente.

Sono la moglie, e ancora prima la compagna, di Carlo Costa da quando ho fatto il mio ingresso in politica, e in questo ambito non chiedo al mio partner cosa devo o non devo fare, sono una persona autonoma e consapevole delle proprie capacità

Le pesa essere la “moglie di” in questa fase elettorale che la vede campeggiare nella testa di lista del Pd?

Sono la moglie, e ancora prima la compagna, di Carlo Costa da quando ho fatto il mio ingresso in politica, e in questo ambito non chiedo al mio partner cosa devo o non devo fare, sono una persona autonoma e consapevole delle proprie capacità. In politica faccio il mio e lo faccio anche bene. Detto questo ho fiducia che faremo un buon risultato alle provinciali.

Due assessori non sono oggi un traguardo ambizioso?

Guardi, io mi sono candidata anche alle provinciali di 5 anni fa e l’obiettivo era di fare 3 consiglieri e ci siamo quasi riusciti, non vedo perché non mirare alto anche stavolta. 

Converrà che cinque anni fa le cose erano diverse per il Partito democratico…

Questo è vero, ma ripeto, sono convinta che gli elettori sappiano che abbiamo governato bene in questi anni.

 

 

Ha ancora senso il progetto Pd così com’è ora? 

Credo che già l’aver allargato la lista alla Civica per Merano e ai socialisti e ai radicali, modificando il simbolo del partito per le provinciali, previa il nulla osta dalla direzione nazionale che si è detta entusiasta dell’esperimento, sia già un segnale importante che determina la volontà di unirci sotto lo stesso cielo di valori. Poi starà all’elettore decidere se in questa forma il progetto può essere valido o meno. E poi non dimentichiamoci qual è oggi l’alternativa al Pd. 

Non dimentichiamoci nemmeno che però a una parte della Svp la Lega non dispiace. 

Sì, l’ho notato, ed è una cosa per me inconcepibile. Sono convinta che se eleggiamo due consiglieri potremo entrare in maggioranza, noi siamo i partner naturali della Svp. 

Una proposta interessante sarebbe quella di creare una sorta di scuola europea dove vengano insegnate le tre lingue, come viene richiesto da più parti

Un suo cavallo di battaglia, e in generale quello del Pd, è il plurilinguismo, argomento di cui si parla incessantemente eppure all’atto pratico manca la spinta propulsiva a voler cambiare lo status quo, cosa si può fare in concreto?

Ricordo che quando ho sostenuto gli esami di maturità mi vergognavo a parlare in italiano, che infatti non ho imparato a scuola. I miei genitori sono sudtirolesi di madrelingua tedesca e nemmeno all’interno del nucleo famigliare ho avuto l’opportunità di imparare la lingua. L’ho appresa piuttosto nel mio tempo libero, frequentando gli amici, ascoltando musica, guardando film e leggendo libri in lingua italiana. Insomma ho fatto una vera e propria immersione volontaria nella lingua per recuperare su questo gap. Tuttora questo è un problema che esiste e io stessa lo tocco con mano da insegnante. Il Partito democratico ha già tracciato un solco importante nell’ambito del plurilinguismo. Mi riferisco all’aumentare le ore di lingua inglese, tedesco e italiano nelle scuole o al metodo CLIL, per esempio, o all’incoraggiare gli scambi fra istituti scolastici tedeschi e italiani. 

Che altro tentare?

Una proposta interessante sarebbe quella di creare una sorta di scuola europea dove vengano insegnate le tre lingue, come viene richiesto da più parti. Pensiamo anche a chi arriva da fuori provincia e viene in Alto Adige per lavorare e magari non vuole restarci tutta la vita, ecco, non basta che i figli di queste persone imparino solo il tedesco e l’italiano se poi un domani si vorranno spostare. Noi abbiamo una visione europea, ebbene mettiamola in pratica. 

 

 

Come risponde a chi accusa il Pd di avere indebolito il gruppo linguistico italiano con la sua candidatura?

Alle elezioni comunali di Bressanone ho preso più preferenze di tutti, un esempio per dire che è verosimile che io porti un pacchetto di voti dal mondo tedesco, in ogni caso ritengo che il discorso di indebolire l’uno o l’altro gruppo linguistico sia fuori luogo, superato. Tempo fa, durante un’intervista, mi chiesero se in vista delle provinciali non volessi cambiare gruppo linguistico, cosa che avrei potuto fare per questioni di opportunismo politico ma per me il tema non esiste, perché io porto avanti le istanze di tutti, italiani, tedeschi, mistilingue e nuovi cittadini. La società è cambiata da un pezzo, diciamocelo. 

A me pare che “Noi per l’Alto Adige” sia diventata una lista di destra

La lista di Bizzo “Noi per l’Alto Adige”, composta da molti ex del Pd con cui fino a poco tempo fa condividevate gli stessi valori, apre alla Lega, cosa ne dice?

A me pare che “Noi per l’Alto Adige” sia diventata una lista di destra. Allora dico: bene che siano usciti dal Pd perché di certo non rappresentano quelli che sono i nostri valori.

I Verdi si definiscono il nuovo centrosinistra, vi fate rubare la scena?

Non credo che ci toglieranno voti, casomai sarà il contrario. L’unica vera forza di centrosinistra siamo noi.