La coppia
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Politica | Avvenne domani

Il reinsediamento

Qual è il filo conduttore tra le opzioni sudtirolesi e la mortale alleanza tra Hitler e Stalin? Il conflitto mondiale e altre storie parallele nelle "terre di sangue".

Il libro si intitola “Il patto”. In Italia è uscito in libreria per i tipi della Einaudi qualche mese fa. L’edizione tedesca invece è datata 2019. Il titolo rimane “Der Pakt”. A chiarire la natura del saggio il sottotitolo che, nell’edizione italiana, recita così: “Stalin, Hitler e la storia di un’alleanza mortale 1939-1941”.

L’autrice, Claudia Weber, insegna storia dell’Europa contemporanea presso l’Università Viadrina di Francoforte sull’Oder. Ha condensato, nelle 264 pagine del suo lavoro, tutte le analisi più recenti su uno dei passaggi storici più importanti del novecento: quell’accordo tra due dittature e due dittatori che fu prologo immediato allo scoppio della seconda guerra mondiale. Un mortifero colpo di teatro, sui retroscena politici del quale non si è mai cessato di discutere.

C’è un capitolo, in questo volume, che racconta però, con dovizia di particolari, un aspetto di quell’intesa contro natura tra due sistemi totalitari che parevano destinati solo allo scontro frontale e tendenti unicamente alla reciproca distruzione, che è passato abbastanza sotto silenzio e che, guarda caso, evoca immagini che si proiettano come fantasmi terribili anche sullo schermo della non meno tormentata storia altoatesina di quegli anni.

Il capitolo quarto del libro della Weber è intitolato “I tedeschi in Germania, i russi in Russia, gli ebrei nel Bug!” e si apre con questa frase: “Il pomeriggio del 27 gennaio 1940, alti rappresentanti governativi del distretto di Cracovia, del Ministero degli Esteri, dell’Alto comando della Wehrmacht, dell Sicherheitspolizei e della Volksdeutsche Mittelstelle si incontrarono a Cracovia negli uffici di Wilhel Krüger, comandante superiore delle SS e della Polizia, nel Governatorato Generale. All’ordine del giorno di quella riunione, durata tre ore scarse, c’era la conclusione della moderna migrazione di popoli che nelle settimane precedenti la propaganda nazionalsocialista aveva accompagnato con grande clamore”. Un colossale spostamento di popolazioni che, nei mesi precedenti, dopo la rapida e vittoriosa conclusione della campagna contro la Polonia, aveva visto migrare verso le zone occupate dal regime nazista oltre 130.000 persone provenienti dalle zone della Galizia, della Volinia e dai territori adiacenti al fiume Narew. Andavano ad aggiungersi ai 60.000 abitanti di origine tedesca già “rimpatriati”, sempre dall’autunno del 1939 dalle regioni baltiche, a loro volta destinate a passare sotto il controllo sovietico.

Il governo dell’Urss non avrebbe ostacolato i cittadini germanici e gli altri soggetti di discendenza tedesca abitanti nel suo territorio che avessero desiderato di trasferirsi in Germania o nei territori della sfera di interesse tedesca

Il tutto avvenne sulla base di un allegato, siglato assieme al Trattato tedesco sovietico di delimitazione e amicizia firmato a Mosca dai due ministri degli esteri Molotv e Ribbentropp il 28 settembre 1939. Nell’allegato si stabiliva in pratica che il governo dell’Urss non avrebbe ostacolato i cittadini germanici e gli altri soggetti di discendenza tedesca abitanti nel suo territorio che avessero desiderato di trasferirsi in Germania o nei territori della sfera di interesse tedesca. L’accordo prevedeva anche che questo trasferimento fosse effettuato da incaricati del governo della Reich d’intesa con le autorità locali competenti e che venissero garantiti i diritti di proprietà degli emigranti.

Sembra la fotocopia, e probabilmente lo è, dell’altra intesa raggiunta nel giugno del 1939 a Berlino tra il Reich hitleriano e l’Italia fascista per il trasferimento oltre Brennero dei sudtirolesi e che si sarebbe concretizzata nell’esercizio delle opzioni proprio in quei mesi finali del 1939 nei quali maturava la situazione anche sui confini orientali.

Il tutto rientrava evidentemente nel piano per la colonizzazione con abitanti di origine germanica delle vaste zone che la Germania aveva acquisito con la guerra, attuando l’antico imperativo bellico del drang nach Osten. Non è del resto un segreto che anche per gli optanti sudtirolesi fosse previsto, nei piani di Berlino, il trasferimento e la colonizzazione delle pianure orientali d’Europa.

Ecco dunque come la vicenda delle opzioni altoatesina del 1939, troppo spesso studiata unicamente come un fenomeno a carattere locale, finisca per dover essere inquadrata in una mappa dell’Europa

Ecco dunque come la vicenda delle opzioni altoatesina del 1939, troppo spesso studiata unicamente come un fenomeno a carattere locale, finisca per dover essere inquadrata in una mappa dell’Europa nella quale le dittature, fascista, nazionalsocialista, bolscevica attuano una colossale risistemazione dei propri confini, delle proprie sfere di influenza, spostando come fossero greggi intere popolazioni.

In base al Trattato di amicizia Germania e Russia si spartiscono i territori polacchi. Nei lunghi mesi nei quali il fronte occidentale resta praticamente inviolato, la Germania ha modo di conquistare Danimarca e Norvegia, mentre Stalin mette definitivamente le mani sui tre Stati baltici, Lituania, Estonia, Lettonia e attacca anche la Finlandia che, pur resistendo valorosamente deve comunque cedere ai sovietici una parte rilevante del proprio territorio.

I mesi che vanno dall’estate del 1939 al giugno del 1941, quando le armate naziste sfondano il fronte russo e penetrano sino quasi a Mosca, sono contraddistinti tuttavia, come ben documenta il libro della Weber da una sorta di strana alleanza fra le due dittature. Il patto di amicizia siglato sottende una forma di collaborazione economica con la fornitura da parte della Russia a Berlino di grandi quantità di materie prime di cui la Germania ha bisogno per alimentare la sua industria bellica. C’è collaborazione, sempre condita da ataviche diffidenze, anche sul piano militare e c’è, infine, anche questa intesa per lo scambio di popolazioni. Le autorità germaniche mandano in Russia i loro inviati per organizzare il trasferimento dei cittadini di origine germanica (anche qui ritorna prepotente l’immagine di quanto avviene, negli stessi mesi, in Alto Adige) ma, racconta il libro, la collaborazione con i russi non sempre è delle migliori. Stalin ad esempio non ha la minima intenzione di dar luogo alla parte dell’accordo che prevede l’indennizzo, per gli optanti, riguardo ai beni lasciati che spesso non sono di poco conto, visto che le zone da cui provengono molti degli optanti facevano parte territori non ancora sovietizzati e dove quindi la proprietà privata era piuttosto diffusa. A coloro che vogliono trasferirsi sarà concesso di portare con sé solo una piccola somma in moneta svalutata. Un’altra questione che provoca attriti non da poco è quella riguardante la seconda parte dell’intesa segreta: quella riguardante il trasferimento nella zona occupata dai sovietici di coloro che, di origine ucraina o bielorussa, ma rimasti nella zona conquistata dai nazisti, volessero rientrare in patria. Si tratta di gruppi assai meno numerosi di quelli tedeschi che, dall’altra parte del confine, vogliono sfuggire all’occupazione sovietica e comunque il famigerato NKVD, la polizia segreta staliniana che gestisce l’operazione per conto di Mosca, non sembra affatto ansiosa di favorire grandi spostamenti e di accogliere nuovi cittadini sulla cui fedeltà ideologica vi sono forti dubbi.

C’è però un terzo e ultimo gruppo la cui sorte, in questo tragico gioco di traffico di persone è segnata molto spesso dalla morte: sono gli ebrei

Il contro trasferimento procede quindi a rilento fra proteste, dispetti reciproci, contrasti anche duri e qualche episodio di violenza che, in nome dell’amicizia germano-sovietica viene fatto passare sotto silenzio.

C’è però un terzo e ultimo gruppo la cui sorte, in questo tragico gioco di traffico di persone è segnata molto spesso dalla morte: sono gli ebrei. A migliaia, ben consci da subito del terribile destino che li attendeva nel territorio controllato dai nazisti cercarono di passare in qualche modo in quello controllato dall’Urss. Per molti di loro fu una fuga senza speranza. Finirono uccisi nelle zone vicine al confine che cercavano di varcare clandestinamente. Quelli che riuscirono ad arrivare in territorio sovietico furono accolti come sospetti e immediatamente estradati verso l’arcipelago dei Gulag. Altri cercarono di mescolarsi in qualche modo ai gruppi di coloro che, sempre in base all’accordo segreto, erano destinati a essere reinsediati in Russia. Tentativi favoriti dalle stesse autorità naziste ansiose di ottenere, anche in questo modo, la completa sparizione degli ebrei dal territorio polacco.

Un episodio spaventoso, narrato nel volume, è quello che riguarda gli ebrei della cittadina polacca di Hrubieszow, i quali furono costretti, armi alla mano, dai nazisti a lasciare le loro case, varcare il confine, e a fermarsi nella terra di nessuno del fiume Bug. Qui furono sterminati quasi tutti dall’artiglieria tedesca o dai mitragliatori delle guardie di confine sovietiche.

È solo uno degli episodi che documentano il clima di terrore e di crescente tensione che si venne a creare, proprio a causa di tutti gli intoppi che ostacolavano il programma di reinsediamento, negli anni successivi. Sino al momento in cui la parola passò di nuovo le armi e iniziò quel conflitto tra Germania e Urss che segnerà in buona parte le sorti del secondo conflitto mondiale e al termine del quale la geografia politica ed umana di quelle che, con un’immagine felice, sono state chiamate le “Terre di sangue” non sarà più nemmeno paragonabile a quella di prima del conflitto e soprattutto a quella che era disegnata sulla megalomane carta del dittatore di Berlino.

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Alberto Stenico Dom, 02/13/2022 - 07:32

"Quando l'etnia non va d'accordo con la geografia, è l'etnia che deve muoversi; gli scambi di popolazioni e l'esodo di parti di esse sono provvidenziali perché portano a far coincidere i confini politici con quelli razziali"

Benito Mussolini

Dom, 02/13/2022 - 07:32 Collegamento permanente
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Lucio Giudiceandrea Dom, 02/13/2022 - 08:09

Il patto Ribbentrop - Molotov fu firmato il 23 agosto 1939.
Sarebbe interessante verificare cosa dicevano in quei mesi i comunisti italiani (e di altri paesi), perseguitati dal regime fascista, alleato del regime nazista, alleato del regime comunista. Qualche imbarazzo?

Dom, 02/13/2022 - 08:09 Collegamento permanente