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Bentornata, Natura

Le credevamo estinte da molti anni, ma un team internazionale guidato dall’Università Roma Tre ha scoperto il ritorno di 17 specie endemiche della flora europea.
Loncomelos visianicum
Foto: Università di Trieste - Andrea Moro

In Europa erano considerate scomparse da decenni, ma un team di ricercatori internazionali, guidati dall’Università Roma Tre, ha riabilitato 17 specie di piante grazie a una meticolosa revisione tassonomica e alla successiva verifica della loro riscoperta in natura.
L’importante ricerca si è concentrata su 36 specie endemiche di piante europee classificate come estinte, venendo a scoprire poi che 17 di loro non lo erano affatto. Lo studio, pubblicato lo scorso 8 marzo sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Plants in un articolo intitolato Seventeen “extinct” plant species back to conservation attention in Europe, consentirà di attuare nuovi programmi di conservazione ad hoc per molte di queste specie, che nonostante non siano scomparse rimangono comunque rare e minacciate da una possibile nuova estinzione.

La ricerca internazionale, coordinata da Thomas Abeli e Giulia Albani Rocchetti del Dipartimento di Scienze dell'Università degli Studi Roma Tre, ha visto il coinvolgimento di un’ampia rete composta da istituti di ricerca, università, musei e orti botanici, compreso l’importante contributo fornito dal network mondiale Botanic Garden Conservation International.

  Sebbene la riabilitazione di queste specie sia senz’altro una buona notizia, non dobbiamo dimenticare che altre 19 specie sono invece perse per sempre, tra cui nove specie italiane.  

“La ricerca ha richiesto un minuzioso lavoro da detective – ha spiegato il professor Abeli – soprattutto per verificare informazioni, spesso inesatte, riportate tali e quali da una fonte all’altra, senza le opportune verifiche. Tra le 17 specie potremmo avere un caso clamoroso: il ritrovamento di una specie endemica portoghese, Armeria arcuata, ritenuta estinta da decenni e forse conservata inconsapevolmente presso l’Utrecht University Botanic Gardens, su cui si stanno facendo indagini genetiche per confermarne la riscoperta. Sebbene la riabilitazione di queste specie sia senz’altro una buona notizia, non dobbiamo dimenticare che altre 19 specie sono invece perse per sempre, tra cui nove specie italiane. Importante è dunque prevenire le estinzioni; la prevenzione è certamente più fattibile delle cosiddette de-estinzioni, azioni su cui lavoro con il mio team di ricerca, ma che ad oggi rimangono puramente teoriche e con forti limiti etici e tecnologici”.

Lo studio ha evidenziato che le azioni di monitoraggio e il coordinamento continuo degli enti impegnati nella ricerca floristica è fondamentale per poter riscoprire la presenza di nuove entità date per scomparse. In particolare gli orti botanici e le banche del germoplasma svolgono un ruolo cruciale per scongiurare la perdita effettiva della biodiversità, permettendo di conservare intere popolazioni naturali anche quando le condizioni ambientali non sono più favorevoli.

Il maggior contributo alla riabilitazione delle specie, specifica il team, deriva dal miglioramento delle conoscenze tassonomiche, dimostrando come non mai il potenziale della tassonomia - grazie alle avanzate tecniche di ricerca messe in campo come le analisi morfometriche e molecolari, la microscopia ed elaborazione dei dati - nella conservazione della natura.
Grazie a questo studio, l’Europa sarà in grado di “recuperare” la propria biodiversità, in linea con i target internazionali contenuti all’interno della Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.