Cultura | Salto Afternoon

Romen & Romen

Valentina Romen presenta i suoi gioielli nello shop di Kunst Meran/o Arte e Marius Romen i suoi oggetti-design in materiali e colori diversi
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Foto: Kunst Meran/o Arte

Fratello e sorella, figli d’arte di una famiglia di architetti (il padre era venuto dalla Germania in Alto Adige per costruire lo stabile della Durst vicino a Bressanone), Marius e Valentina lavorano nello stesso ambito ma hanno una storia e un’arte completamente diversa. Riuniti per la prima volta nella quinta edizione delle mostre di Design, organizzate nello shop di Kunst Meran/o Arte per volere di Ulli Egger, l’anima propulsiva del piano terra in cui si vendono libri e oggettistica di rara manifattura (e bellezza), i loro oggetti in diversi materiali e forme sono esposti fino a metà giugno per i curiosi ma soprattutto per i compratori amanti del bello. Entrambi erano già presenti i loro oggetti particolari per forme e materiali, colori e sfumature, ma ora c’è in più il focus puntato sulle loro creazioni, sempre a cura di Christiane Rekade. Ne abbiamo parlato con Valentina, 47 anni, dal largo sorriso, occhi azzurri e lunghi capelli biondo-scuro, che vive e lavora a Milano; e con Marius, 58 anni, alto e snello, capelli corti brizzolati e occhi chiari, che lavora in giro per il mondo e vive a Bolzano.


salto.bz: Come nasce la vostra attenzione per il design?

Valentina: A 19 anni ero andata a Roma per imparare l’arte del restauro in un laboratorio di scultura, ma alla lunga mi sembrava troppo manuale e dopo appena un anno decisi di andare a Bologna per studiare arte al Dams. Per la tesi finale mi recai a Berlino per una ricerca sull’architettura e l’urbanistica. Scelsi Milano come città per viverci, dopo un periodo di esperienze diverse, anche in Alto Adige, lavorando per lo più nel campo organizzativo di mostre. Finché un giorno mi ritrovai a frequentare un corso per tecniche di lavorazione della cera e ciò mi aveva ricordato la mia passione giovanile per la scultura. Feci ulteriori corsi per imparare a lavorare altri materiali e cominciai a disegnare forme, le più diverse, in modo spontaneo, e da tali disegni alla fine emersero le quattro macro-forme attorno a cui si muove la mia attuale produzione.

Marius: La buona scuola praticata da mio padre, pur essendo lui un architetto riconosciuto e noi di famiglia benestante, era di mandare noi figli a imparare un mestiere pratico. L’esperienza di lavorare assieme a operai mi ha dato una forma mentis che oggi non solo mi fa rispettare l’etica del lavoro in tutte le tappe. Anzi, nel corso degli anni, dopo gli studi di economia con indirizzo advertising e management, ho sviluppato proprio nel modo più semplice di apprendere, attraverso “il fare per imparare”, la decina di forme base che elaboro in vari materiali e colori diversi.


Nello shop di Merano Arte ci sono gioielli di Valentina e oggetti di Marius che convivono in spazi ristretti, mantenendo la loro autonomia.

Valentina: Le mie quattro linee sono omini ballerini e/o escursionisti, anelli, bracciali e spille. Questi ultimi tre li riassumo col termine Fluid Borders, confini fluidi o sconfinanti, in quanto ognuno ci può vedere ciò che vuole o ama vedere. Con i miei oggetti voglio stimolare la fantasia di chi li guarda e li indossa. Gli omini sono più definiti nelle forme, in diverse posizioni di movimento.

Dove le esponi e come organizzi il marketing?

Valentina: Al momento non ho un canale ufficiale, mi appoggio ai social, Instagram in primis, e alla propaganda orale. Da febbraio ho uno studio tutto mio a Milano, che uso come atelier e showroom avendo per ora una piccola produzione. Io realizzo i disegni e poi li faccio fare a professionisti in bronzo. Questo metallo mi piace molto per il suo colore che a livello di brillantezza quando è nuovo si avvicina molto all’oro, ma amo soprattutto il processo successivo, quando ha inizio l’ossidazione che prende una via propria che tu non puoi assolutamente influenzare. È questa arbitrarietà che mi affascina molto e le tonalità ruggine che ne scaturiscono. Ha un qualcosa di misterioso e antico. Gli omini invece sono in bronzo, argento e vetroresina colorata.


Accanto a vari lavori come grafico (per diverse aziende alto-atesine e italiane) hai creato le tue dieci forme base che poi elabori via via. Quali sono?

Marius: L’uovo, la stella a 6 punte e a 5 punte, la pigna, la campana, il cuore, il diamante, la palla, l’alberello e l’uccellino. Uova e campane fanno parte di creazioni stagionali, così come stelle, alberi e palline, mentre le altre sono più libere benché io sia dell’avviso che tutto si può usare sempre e per qualsiasi occasione. Alla mostra-mercato di Merano ci sono uova di Pasqua, in vetro soffiato e colori diversi, realizzati da artigiani arabi di Alessandria d’Egitto, motivo per cui ogni uovo è sempre unico. Il lato interessante di questa collaborazione è che dai miei disegni originali spesso nascono evoluzioni inattese perché arricchiti di elementi di loro tradizione. Ci sono arrivato grazie a un editore che li conosceva lavorandoci da tempo. La forma dell’uovo fa parte della simbologia russa e corrisponde alla fertilità, nella nostra società occidentale è sempre associato alla festa pasquale.

Nello shop si vedono inoltre due cuori in una cornice e una foto di un tuo vecchio lavoro come retro-scenografia. Ce ne parli?

Marius: Quei due cuori composti da lampadine e rinchiusi in un tondo bianco al neon si rifanno a una antica tecnica artigianale tipicamente locale, il ricamo col punto a croce, a dire il vero è una mia interpretazione del ricamo su cuoio praticato dagli artigiani nella Val Sarentino. Il lavoro col neon risale ai miei inizi e la foto che hai citato ne è testimonianza: una scritta luminosa rotonda che riprende il famoso verso di Gertrude Stein, A rose is a rose is a rose.


Un altro oggetto-quadro accattivante sono le tavolette in alluminio…

Valentina: L’idea è che i gioielli si attaccano alla parete assieme alla tavoletta in alluminio spazzolato, questo procedimento crea la loro superficie riflettente, per cui le “forme fluide” - di cui abbiamo già parlato - paiono fluttuare nella luce e al contempo sono al loro posto. Come dentro la solita scatoletta dei gioielli. L’avevo inventata per avere un qualcosa di attinente al tema sulla montagna per una mostra in Val Gardena, dove erano presenti diversi media espressivi: una piattaforma su cui presentare gli omini-escursionisti, e ormai me la chiedono come opera a sé!

Gli uccellini sono appesi alla rampa delle luci centrali sopra il banco, molto azzeccato, visto che sembrano volare nello spazio in ordine casuale.

Marius: Nell’allestire lo spazio a disposizione, con Valentina abbiamo fatto attenzione a non dare l’impressione di un selvaggio pot-pourri assemblato per caso. Per me è importante la selezione e la rarefazione, anche nel mio lavoro di design prediligo oggetti dal segno chiaro, semplice e puro. Mettere gli uccellini per aria era una conseguenza logica, sia perché è il loro ambiente di vita nella natura, sia perché le piume generano linee dinamiche allungate dei loro corpi di materiale duro. Amo la purezza nei materiali, ad esempio, ogni campanella in vetro suona in modo diverso essendo il battocchio al loro interno leggermente diverso, e ogni alberello la cui forma deriva dagli stampi per biscotti natalizi ha altre linee e proporzioni.