Politica | Aus dem Blog von Jimmy Milanese

Marie Måwe (SVP): un Sudtirolo che abbandoni la «questione etnica»

Marie Måwe gibt ein zweisprachiges Videointerview zu Themen die in der SVP sehr kontrovers diskutiert werden: mehrsprachige Schule und Abbau der Landesverwaltung.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

La neo candidata SVP Marie Måwe è la vera novità di queste elezioni per il rinnovo del Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano. Mentre i partiti italiani si scontrano in un pericoloso gioco incrociato al massacro e le destre sudtirolesi fanno a gara per decidere chi sia più tirolese degli altri, il partito di Arno Kompatscher (che nel suo statuto non prevede la possibilità di candidare un cittadino di madrelingua italiana) chiama alla sua coorte una giovane funzionaria svedese, quando non è ancora in possesso della cittadinanza italiana.

Marie, 36 anni, responsabile per l'incentivazione dell'insediamento di imprese high-tech presso la Business Location System, è solo da ieri ufficialmente “italiana” a tutti gli effetti, quindi, candidabile alle elezioni provinciali di ottobre. Già “accusata” da Roland Lang (Südtiroler Freiheit) di essere troppo filo italiana, per via di una fotografia che la ritraeva con un capo d'abbigliamento di chiarissima fattura italiana, Marie è destinata a irrompere prepotentemente nel Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano.

Non sarà certo per la sua bellezza fuori dal comune o a causa della passione per la musica Rock che Marie è destinata a scuotere dalle fondamenta il sempre meno granitico partito di raccolta sudtirolese, minacciato da quelle formazioni o movimenti che pongono l'autodeterminazione quando non l'indipendenza dall'Italia come primo punto del loro programma.

In una breve ma significativa videointervista (in lingua italiana e tedesca), Marie mostra non solo di avere le idee chiare, ma anche di volere portare avanti il suo personale e rivoluzionario (per la nostra terra) progetto politico, senza farsi condizionare da chi si oppone al superamento di quella divisione etnica che contraddistingue la nostra Provincia.

L'amore per questa terra che sette anni fa l'ha ospitata non impedisce alla giovane candidata SVP di rilevare contraddizioni e arretratezze che devono suonare come un pianoforte stonato a chi è abituata ad utilizzare le lingue a prescindere dall'intenzione comunicativa. Nel suo programma c'è il potenziamento della autonomia speciale dallo Stato centrale, ma solo come strumento per rafforzare la sussidiarietà e avvicinare le istituzioni al cittadino, quindi, combattere la burocrazia. Appunto, è nella burocrazia che allontana il cittadino dallo Stato, provocando disaffezione, che l'Italia è ancora distante dalla sua madrepatria svedese.

Per Måwe sono del tutto fuori luogo e antistoriche tutte quelle istanze nazionaliste o separatiste sudtirolesi, in una Europa dove le barriere devono cadere più che essere erette. È la Storia che ha condannato queste ideologie come pericolose e destabilizzanti. Ciò non significa un impegno verso la distruzione del sistema Südtirol/Altoadige ma, ad esempio, ci spiega, prevedere che possa essere il cittadino a scegliere se mandare il proprio figlio in una scuola bilingue, piuttosto che etnica. Da questo punto di vista, Marie ci confida che ciò che ancora la SVP non può dire in pubblico, negli incontri privati con i futuri candidati (Arno?) così come ascoltando la base elettorale, sembra essere un dato ormai condiviso dalla maggioranza sudtirolese.

Infine, l'invito a tutti è quello di guardare ai problemi della nostra Provincia, accettando e componendo le diverse sensibilità politiche e nello spirito della cooperazione interetnica.

Insomma, sembra che la SVP, anzi, Arno Kompatscher, abbia trovato più o meno coscientemente una candidata in grado di esercitare la sua funzione pubblica di Consigliere provinciale a prescindere dall'investitura etnica, anzi, al fine del superamento di quelle logiche che hanno imposto al nostro territorio una costosissima suddivisione etnica delle risorse.   

 

               
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gorgias Mer, 09/11/2013 - 13:41

im Mittagsmagazin angehört und ein paar Sprüche wieder 1:1 gehört. Marie Måwe muss das Vertreten was nicht Chef-Sache werden darf. Da sie aber nicht in der Partei verwurzelt ist, kann man sie aber leicht wieder los werden falls die Kartoffel dann doch zu heiss werden sollte. Ein Garant für die zweisprachige Schule wird sie wohl kaum werden können.
Die Grenzen der Kandidatin Måwe wurde mir gestern besonders klar, als der Moderator fragte, wie sie das persönlich sieht mit der Toponomastikfrage. Dazu konnte sie aber nichts sagen. Erst als man die Frage auf eine unpersönliche Ebene umformuliert hatte, konnte sie was von sich geben.
So weltläufig und gebildet diese Kandidatin auch sein mag, so wenig kann sie auch wirklich dazu beitragen etwas an der Konfliktsituation hier bei uns zu ändern. Diese entsteht aus der "Innensicht" die wir in Südtirol haben. - Denn von außen Betrachtet kann man nur lächeln, den Kopf schütteln und sich nur Fragen:"Wo liegt hier eigentlich das Problem?"

Mer, 09/11/2013 - 13:41 Collegamento permanente
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Gabriele Di Luca Mer, 09/11/2013 - 20:53

In risposta a di gorgias

Forse non sarebbe affatto male, anziché definire uno "sguardo da fuori" come inadatto a comprendere la vera rilevanza dei "nostri" ("vostri") problemi, adottare questo "sguardo da fuori" per relativizzare certi crampi concettuali che ancora bloccano la società sudtirolese. Dunque: il fatto che non si sappia cosa dire sulla toponomastica non deve essere considerato come una debolezza, ma come una forza: non bisogna aggiungere altro, sui temi come la toponomastica, bensì sottrarre progressivamente spazio alla sua discussione.

Mer, 09/11/2013 - 20:53 Collegamento permanente
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Oskar Egger Ven, 09/13/2013 - 08:03

Ein System ändert sich kaum oder nur schleppend, es sei denn, jemand wagt den ersten Schritt nach Draußen! Hier sehe ich die Chance, die wir alle mit Marie haben: Erneuerung, frischer Wind, wahres Verständnis von Demokratie, weil in den Genen verankert, kein Mafiablut, aber Liebe zur italienischen Reinkultur, Schönheit, die von Innen kommt und Natürlichkeit wider den tussenhaften Ernst. Soviel Du Sprachen sprichst, sooft bist Du Mensch: Marie beherrscht ihrer sechs. Bravo Arno!!

Ven, 09/13/2013 - 08:03 Collegamento permanente
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Sylvia Rier Ven, 09/13/2013 - 09:36

In risposta a di Oskar Egger

eigentlich noch?! Jetzt nimm mal deine rosarote Brille wieder ab und den Verstand wieder auf, wenn's geht :-( Dafür jedenfalls, dass Frau Mawe jetzt seit sieben (!) Jahren in Südtirol lebt und in gehobener Position bei einem Landesamt angestellt ist, ist ihr Italienisch reichlich unflüssig - mein Schulfranzösisch, das ich vor bald 30 Jahren zum letzten Mal sprach, ist jedenfalls nicht viel holpriger. Hoffen wir also, dass die Dame in den anderen fünf Sprachen "mehr Mensch ist", um bei deinen Worten zu bleiben... Und dass sie sich nicht zuletzt für keinen Schmarrn zu schade ist (hockt sich für's Buidl neben das Edelweiß!!!beet!!! und streichelt zärtlich die Blümlein, und weiter drüben krönen dann die Brennat Liab das blonde Haupt... na ja, wer's mag. Aber recht souverän und/oder professionell kommt's halt nicht... Von wegen "Tussen", ja?!

Ven, 09/13/2013 - 09:36 Collegamento permanente
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Kurt Herschel Ven, 09/13/2013 - 09:15

Am besten ist, wenn Marie wieder nach Schweden zurückkehrt, dort wo sie zuhause ist. Eigentlich unverständlich, daß jemand seine Familie verläßt und andererorts die Leute nervt mit ihrer Sprache, und mehrsprachigen Schule.

Ven, 09/13/2013 - 09:15 Collegamento permanente