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2000 titoli per un'installazione sonora

La voce diventa corpo e materia nell'opera sonora dell'artista Monica Bonvicini che si confronta con la mostra in corso Re-materialization of language 1978-2022.
Monica Bonvicini
Foto: Monica Bonvicini & VG Bild-Kunst Bonn / Foto Axel Schmidt
A dialogare con l'architettura della Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano che ospita la mostra, nell'anfiteatro antistante all'entrata, quella che è la pelle che divide e unisce alla natura in cui sono immersi, le sale e spazi architettonici interni della struttura edilizia, scavata in parte nella montagna, è la nuova installazione sonora Retrospective dell'artista Monica Bonvicini.
Un'insolita retrospettiva immateriale, dove le opere realizzate in più di trent'anni dall'artista originaria di Venezia e attiva di base a Berlino, sono presenti solo attraverso i loro titoli, più di 2000, letti in ordine alfabetico da una voce recitante.
 
 
Come le linee curve dell'architettura aperte sull'ambiente circostante abbracciano il visitatore, la voce avvolgente diffusa dalle pareti esterne lo accoglie e diventa materia, per le associazioni linguistiche suggerite e, per chi conosce l'ouvre dell'artista, anche per le immagini concrete dei suoi lavori fortemente iconici che la voce femminile registrata rappresenta, riportandoli ordinatamente, per circa un'ora e 43 minuti, in vita.
Pensata per la Neue Nationalgalerie di Berlino che ospita in questi mesi un'importante mostra personale dell'artista, l'opera sonora di Monica Bonvicini mostrata venerdì a Bolzano è una coraggiosa coproduzione della Fondazione bolzanina con la prestigiosa istituzione tedesca e uno degli interventi live programmati nell'ambito della mostra Re-materialization of language 1978-2022 curata da Andrea Viliani e Cristiana Perrella con Vittoria Pavesi, che ricompone in una sala della Fondazione Antonio Dalle Nogare la storica mostra Materializzazione del linguaggio allestita da Mirella Bentivoglio nel 1978 ai Magazzini del Sale per la 37esima Biennale di Venezia, e la mette in dialogo con l'attualità.
 
 
La riappropriazione del linguaggio da parte delle artiste donne, una novantina quelle che Mirella Bentivoglio raccolse nella mostra collettiva del 1978 allestita in tutta fretta e con pochi mezzi ai margini dell'evento della Biennale d'arte, coincideva allora con l'affermazione femminile in un mondo, non solo artistico, dominato prepotentemente dalla presenza maschile e assumeva anche un forte valore di emancipazione dalle strutture patriarcali in cui le donne erano ingabbiate "anche solo per abitudine", come sottolineava la stessa Bentivoglio.
La stessa esigenza di mettere in dubbio e di affermarsi sulle strutture preesistenti su cui è chiamata ad intervenire con la sua arte, è anche una costante del linguaggio artistico di Monica Bonvicini, ricco di citazioni e di accenti ironici, e fatto di riappropriazione, anche reinvenzione di spazi, sia mentali che fisici.
Nella sua mostra I do You inaugurata nel novembre 2022 e aperta fino al prossimo aprile alla Neue Nationalgalerie, nel cui spazio esterno, a dialogare con la città di Berlino, è inserita anche la sua Retrospective sonora, l'artista scardina gli iconici spazi espositivi, progettati tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso dall'architetto Ludwig Mies van der Rohe per un museo berlinese destinato all'arte moderna, letteralmente per fare spazio all'arte, e recuperare un dialogo da pari a pari con la celebre architettura.
Ben venga che sia un'artista donna a farlo.
O forse, ribaltando l'idea di fragilità che si associa troppo spesso al carattere femminile, solo una donna era in grado di farlo e di non lasciarsi soggiogare dal fascino indubbio della struttura architettonica così potente di Mies van der Rohe.
Monica Bonvicini ha ricevuto il Leone d'oro nella felice edizione della Biennale d'arte di Venezia del 1999 curata da Harald Szeemann.
E nell'ultima edizione del 2022, nel centenario della nascita di Mirella Bentivoglio, la curatrice della Biennale Cecilia Alemani ha finalmente riscattato la marginalità riservata nel 1978 alle artiste donne e alla stessa Bentivoglio pubblicando finalmente il catalogo completo di quella mostra, che era ancora mancante. Inoltre la 59esima Esposizione internazionale d'arte di Venezia ha visto anche la presenza di una considerevole maggioranza di artiste donne rispetto ai partecipanti maschili.
 
 
Forse segni di un cambiamento di paradigma?
"Sicuramente si tratta di un cambiamento - osservano i due curatori Cristiana Perrella e Andrea Viliani - ma l'attenzione al contributo femminile deve essere costante e deve essere tradotta anche nella pratica artistica a tutti i livelli, nella quotidianità del nostro lavoro di curatrici e curatori".
Anche per questo l'intenzione dei due curatori è di mostrare l'attualità della mostra di Bentivoglio, a cui si rifà il loro progetto Re-materialization of language 1978-2022, attraverso il confronto con le nuove generazioni.
Monica Bonvicini è la prima di tre artiste contemporanee chiamate a rappresentare attraverso la propria posizione artistica, lo stato attuale dell'arte femminile, confrontandosi con i linguaggi femminili dell'esposizione e riattivando lo spirito della mostra originaria del 1978.
I prossimi eventi live che accompagnano e integrano la mostra saranno uno con l'artista visiva, filosofa, teorica e psicanalista BRACHA, nome con cui lavora Bracha L. Enninger di Tel Aviv, in programma il 17 marzo prossimo. L'altro il 3 giugno, data di chiusura finale della mostra, vedrà l'incontro con la performance artist croata Nora Turato che elabora nei suoi lavori l'uso comune del linguaggio.
"Il primo intervento resta comunque l'allestimento stesso della mostra ideato dall'architetta Matilde Cassani alla quale è riuscita con sapienza la ri-contestualizzazione attuale del materiale 'povero' espositivo originario, che era una delle finalità del nostro progetto" - ricordano ancora Viliani e Perrella.
 
 
La mostra Re-materialization of language 1978-2022 è anche concepita come primo capitolo di un progetto di ricerca più ampio, dedicato ai Musei di carta, a cui i due curatori, Andrea Viliani che nello scorso anno è subentrato ufficialmente a Vincenzo de Bellis come curatore della Fondazione Antonio Dalle Nogare e Cristiana Perrella tra l'altro direttrice scientifica dell'Archivio Mirella Bentivoglio, lavorano insieme per indagare l'interconnessione tra archivio e museo, tra opera e documento.
Che il discorso artistico contemporaneo passi da queste parti anche grazie ai progetti della Fondazione Antonio Dalle Nogare, è certamente un arricchimento.
Bolzano ringrazia.