Economia | Credito

Idee per una finanza sostenibile

Il problema è evidente: l’economia reale, quella fatta da donne e uomini che lavorano, ha bisogno di un sistema bancario e assicurativo efficiente.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: (c)Shutterstock 1169168281

Un sistema finanziario che sia al servizio del lavoro, in grado di supportare le buone idee, di dare credito a chi lo merita perché ha una proposta valida, sostenibile e in grado di generare nuovo lavoro.

In questo modo si sosterrebbe la crescita economica del paese includendo la dimensione meritocratica, contribuendo anche a contrastare la dinamica perversa che oggi premia chi ha già denaro e ne vuole altro e non chi ha determinazione e propone progetti che abbiano anche un’utilità sociale e che siano sostenibili sul piano ambientale.

Gli ultimi vent’anni hanno mostrato un sostanziale fallimento del credito erogato in modo standardizzato: la stessa esplosione dei crediti deteriorati è diretta conseguenza di un certo modo di fare banca che va superato. Le banche devono agire per quello che sono: soggetti privati che svolgono un’attività di interesse pubblico a partire da un bene, il risparmio, costituzionalmente garantito.

Non sono aziende come le altre e non possono guardare alla mera efficienza microeconomica - profitti e perdite - ma devono assumersi l’onere di considerare la sfera macroeconomica. Non basta definire quanto credito è stato erogato durante l’anno, ma è necessario considerare a chi è stato concesso, dove e a quali condizioni.

Considerando in questa panoramica il settore assicurativo, osserviamo che è caratterizzato da alcuni grandi gruppi che svolgono un ruolo di primario interesse nel capitalismo italiano. Le grandi compagnie svolgono una funzione che minimizza il rischio d’impresa, oltre a detenere quote importanti del debito pubblico italiano.

Una maggiore ed omogenea efficienza a livello nazionale del settore potrebbe contribuire in misura decisiva al benessere economico e sociale del Paese.

La Fisac e la Cgil, a partire da queste considerazioni, avanzeranno una serie di proposte con lo scopo di rendere il settore finanziario efficiente anche sul piano sociale e ambientale. Il fine ultimo è riconducibile alla parola “lavoro”. Quanto nuovo lavoro? Quale lavoro? Dove? E ambiente, quindi, futuro.

Aspetto particolarmente importante da trattare è ragionare sul movimento aggregativo tra banche che sarà al centro delle scelte dei vertici degli istituti di credito nei prossimi mesi. Si tratta di decisioni su cui si discute ormai da anni e che ora sono ineludibili.

Coinvolgeranno, in prima battuta, gli istituti di grandi e medie dimensioni, ma particolare attenzione dobbiamo averla anche sul nostro territorio, dove la compresenza di due banche, sostanzialmente simili, di piccole dimensioni (tra i mille e 1.500 dipendenti) è diventata un’anomalia nel panorama bancario italiano.

Anomalia però che è anche ricchezza per il territorio, vicinanza a cittadini ed imprese, presidio del territorio. Realtà che devono reggere ai costi di struttura sempre più pesanti, difendersi dalla disintermediazione del settore (banche on-line) e sostenere le difficoltà dell’economia dovute al Covid.

Una sfida epocale, un passaggio storico dove ci sarà un “prima” ed un “dopo” rispetto al momento pandemico che stiamo vivendo.

Romano Vicentini