Società | Potere e narrazione

L'eterno ritorno dell'uguale

Può il Sudtirolo diventare uno stato? Dagli statuti dei tre maggiori partiti politici di lingua tedesca al finanziamento del libro dall'assessorato alla cultura tedesco
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: NOILAND (foto elaborata da internet)

Il 23 marzo scorso l'associazione Noiland (qui l'intervista reperibile su salto.bz) ha presentato presso l'Eurac una pubblicazione, frutto del lavoro di «un gruppo di studiosi, professori, autori, blogger e altri specialisti» assistiti «da esperti locali ed internazionali, nonché da un comitato scientifico» nella quale «a poco più di cent’anni dall’annessione da parte dell’Italia» si «esamina  per la prima volta in dettaglio l’idea di uno stato indipendente del Sudtirolo».

Il tema oggetto del testo costituisce uno dei capisaldi della narrazione locale, ovvero l'esistenza del diritto in capo alla popolazione sudtirolese di autodeterminarsi: «principio in base al quale i popoli hanno diritto di scegliere liberamente il proprio sistema di governo (autodeterminazione interna) e di essere liberi da ogni dominazione esterna, in particolare dal dominio coloniale (autodeterminazione esterna)».

Facendo un'estrema sintesi, dal punto di vista storico la risposta alla richiesta dei sudtirolesi di riunirsi all'Austria al termine della seconda guerra mondiale fu formalizzata a Parigi il 24 giugno 1946, data nella quale i ministri degli esteri delle quattro potenze vincitrici, in esito alle decisioni prese alla Conferenza di Londra svoltasi nel mese di settembre del 1945, sancirono l'appartenenza definitiva del Südtirol allo stato italiano. Con la successiva sottoscrizione dell'accordo DeGasperi-Gruber del 5 settembre 1946 l'Austria formalizzò la propria rinuncia a titolo definitivo di qualsiasi pretesa di rivendicazione territoriale ottenendo in cambio il diritto all'autonomia per la propria minoranza.

Detta rinuncia non ha però implicato l'abbandono delle istanze di autodeterminazione. Negli statuti dei tre partiti di lingua tedesca maggiormente rappresentativi in Alto Adige/Südtirol si può leggere ancora oggi quanto segue.
Südtiroler Freiheit dichiara che «L'obiettivo del movimento "SÜDTIROLER FREIHEIT – Freies Bündnis für Tirol" è ottenere per gli abitanti del Sudtirolo il riconoscimento del diritto all'autoderminazione di cui all'art. 1 dei patti internazionali dei diritti dell'uomo dell'Onu. 2 Questo diritto si riferisce in primo luogo all'appartenenza statale del territorio dell'attuale Sudtirolo, ma anche al paesaggio naturale e antropizzato sudtirolese».
Die Freiheitlichen, che «Die Freiheitlichen sono un partito di minoranza a salvaguardia dei gruppi etnici tedesco e ladino in Sudtirolo e rivendicano il diritto all’autodeterminazione dei popoli ai sensi dell’art. 1 del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite».
La Südtiroler Volkspartei, ovvero il partito padre e madre dell'autonomia sudtirolese, che «La Südtiroler Volkspartei protegge le minoranze etniche sia a livello statale interno sia a livello internazionale e persegue l’ampliamento continuo dell’autonomia del Sudtirolo sottolineando l’irrinunciabilità del diritto all’autodeterminazione dei sudtirolesi».

Ciò che invece è cambiato nel tempo è l'obiettivo dell'autodeterminazione. Mentre dopo l'accordo DeGasperi-Gruber e fino all'approvazione dello statuto di autonomia del 1972 l'esito atteso, seppur non perseguibile, rimaneva sensatamente quello di ricongiungersi alla madrepatria austriaca, negli anni a venire si è sviluppata un'idea alternativa del tutto differente, ovvero la creazione di uno stato indipendente: idea che proprio con la pubblicazione del libro citato in apertura pare essere definitivamente uscita da quel magma indistinto attinto dai media a piene mani che va dal "chiacchiericcio pubblico", prima appannaggio dei bar poi di blog e social, alla propaganda elettorale dei partiti citati.
Per capire la natura dell'imprimatur che lo ha reso possibile, basta consultare le risposte che l'assessore alla cultura tedesco ha dato questa settimana ad un'interrogazione depositata in consiglio provinciale da un consigliere di opposizione.

Risposta interrogazione n. 2515/2023 – Contributo economico e patrocinio alla pubblicazione “Kann Südtirol Staat?” Egregio Signor Consigliere provinciale, in riferimento all’interrogazione del 29.03.2023 (n. 2515/2023) si comunica quanto segue:

1: quale sia la posizione dell’Amministrazione, della Giunta e della maggioranza politica provinciale di fronte alla tematica per cui è stato concesso de facto patrocinio e finanziamento pubblico;

  • Per la pubblicazione in oggetto non è stato concesso nessun patrocinio. È stato concesso un finanziamento per il layout e la stampa all'autore Harald Mair. L'amministrazione constata che l'autore non suggerisce azioni illegali.

2: quanti fondi siano stati complessivamente erogati per la pubblicazione in oggetto e quali siano le motivazioni e i criteri che abbiano fondato l’accoglimento della richiesta e la determinazione del quantum stanziato;

  • All'autore Harald Mair è stato concesso un contributo di 12.000 Euro per layout e stampa di fronte a una spesa ammessa di 22.000 Euro. La percentuale di contribuzione è del 54 % e corrisponde alle percentuali di finanziamento consueti. La domanda di contributo prevede la collaborazione al progetto da parte di tutti e tre i gruppi linguistici nonché di un comitato scientifico di cui fanno parte il professore universitario Dr. Karl Socher e i docenti universitari Dr. Oskar Peterlini e Dr. Thomas Benedikter. Pertanto la qualificazione scientifica delle persone coinvolte è garantita.

3: se non si ritenga inopportuno che un ente territoriale, per quanto autonomo, dello Stato italiano sostenga progetti editoriali che contrastino con lo spirito costituzionale e il principio di unitarietà della Repubblica;

  • Dalla descrizione del progetto editoriale nella domanda di contributo non emerge uno spirito anticostituzionale, ma un chiaro sostegno dell'idea di un Europa forte, nella quale si rivalutano le singole regioni. Nella premessa del libro gli autori sostengono che qualsiasi ipotesi deve servire la pace e muoversi entro margini legali.

4: se non si ritenga fondamentale il valore dell’autonomia per la regione Trentino-Alto Adige come forma di composizione definitiva della vertenza altoatesina e che pertanto sia da evitarsi il sostegno a approcci disinvolti, da parte di organizzazioni, verso un tema come quello della secessione in contrasto con i principi costituzionali e l’autonomia stessa;

  • Nel caso della pubblicazione non si tratta a ns. avviso di un tentativo di approvare una secessione, ma di uno studio scientifico approfondito sull'integrazione europea e il ruolo che ci giocano le regioni.

5: se si ritenga opportuno che la pubblicazione di cui alle premesse venga presentata nel più alto consesso rappresentativo e democratico della nostra Provincia;

  • La Ripartizione Cultura tedesca della Provincia non è stata coinvolta in occasione della presentazione della pubblicazione e pertanto non può esprimersi in merito.

6: se si ritenga o meno definitivamente superato lo sforzo politico per la secessione della Provincia di Bolzano dalla Repubblica italiana;

  • Riteniamo che bisogna puntare allo sviluppo costante di un'autonomia dinamica.

7: se l’associazione “Noiland” abbia percepito negli ultimi 10 anni contributi, sovvenzioni o sussidi pubblici ed in caso quanto ed a che titolo (si richiede elenco completo e dettagliato di ogni erogazione concessa comprensiva di motivazione).

  • L'associazione "Noiland" non è mai stata finanziata negli ultimi 10 anni.

«In diritto internazionale, l'azione di distacco da uno stato preesistente di uno o più territori, che si costituiscono a loro volta in stati indipendenti senza che il primo cessi di esistere» è denominata secessione. La costituzione della repubblica italiana stabilisce all'articolo 5 che «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali».
Nonostante nella presentazione del libro gli autori dichiarino che «I possibili passaggi per fondare un nuovo stato vengono delineati in modo comprensibile, semplice e chiaro» e che «Viene presentata un’analisi dettagliata dei possibili vantaggi, dei rischi, dei requisiti, nonché delle diverse strategie applicabili», allo stato attuale non appare legittimamente e lecitamente percorribile alcuna strada che possa portare alla creazione di uno stato del "Sudtirolo" senza il consenso dello stato italiano: consenso che, solo per citare quello che nei fatti è un muro invalicabile, dovrebbe obbligatoriamente passare dall'adozione di una nuova costituzione che superi i principi statuiti dall'articolo citato.

C'è però un'altra domanda che non pare essere stata affrontata con la dovuta profondità: la comunità «Gemeinschaft» sudtirolese tradizionale - che nell'ipotetico nuovo stato sarebbe maggioranza nazionale - ha la volontà ed è in possesso dei requisiti necessari per trasformarsi ed essere società «Gesellschaft» sudtirolese moderna? Il quesito è fondamentale, perché uno stato moderno richiede che i rapporti sociali non siano regolati dal diritto naturale delle comunità ma dal diritto positivo delle società: tanto per fare un esempio, in analogia a quello che in inglese si definisce il sistema check and balance, ovvero «quell'insieme di meccanismi politico-istituzionali finalizzati a mantenere l'equilibrio tra i vari poteri all'interno di uno Stato» così come atti a garantire pari condizioni a tutti i cittadini a prescindere dall'appartenenza comunitaria.
Ad oggi, la risposta a questa domanda è no. Tra i capisaldi ideologici che fondano il costrutto sociale della maggioranza della comunità sudtirolese, la sua oggettivazione del senso del mondo, dominano il pangermanismo, il nazionalismo, l'etnocentrismo e il pensiero «völkisch»: ovvero, quattro antitesi alla conditio sine qua non per la fondazione di uno stato moderno dove possa trovare posto e godere di pari dignità e tutela anche l'altro da sé.

Nota
Riguardo alla formazione e ai requisiti di una società indivisa, si vedano anche le considerazioni e i commenti espressi dall'autore nell'articolo «Il mythos della scuola bilingue».

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