Società | Operazione ascolto

“Il Twenty è sicuro, fuori c’è degrado”

Dipendenze, abbandono scolastico, divisione etnica, sicurezza. Il disagio dei giovani di Bolzano: “Manca un Sert per ragazzi”. Gennaccaro: “Realizzeremo le proposte”.
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Foto: twentybz.it

Manca, in tema di dipendenze, un Sert dedicato esclusivamente ai ragazzi, che difficilmente si rivolgono all’attuale servizio frequentato da adulti. L’abbandono scolastico, per il quale gli strumenti di contrasto sono ritenuti insufficienti, è un tema molto sentito, così come la sicurezza che risulta “una nota dolente”, in varie zone della città, facendo apparire luoghi come il Twenty più sicuri rispetto all’esterno. Ancora, si avverte nonostante i progressi la divisione tra le persone di madrelingua tedesca e italiana e la gente è percepita come più fredda: si fatica a fare nuove amicizie. Sono le paure delle ragazze e dei ragazzi di Bolzano catturate dallo studio partecipato “Una città per i giovani”, presentato in Comune come tappa finale del percorso avviato un anno fa. Sarà lo spunto, promette Angelo Gennaccaro, per realizzare concretamente alcune delle proposte contenute. 

 

I risultati dei questionari

 

“Nel prossimo Dup, il documento di programmazione economica, le tradurremo in impegni dell’amministrazione”, afferma l’assessore. Lo studio è il frutto “dell’operazione ascolto” avviata dal municipio bolzanino attraverso l’Osservatorio per le politiche sociali e la qualità della vita. Il percorso, condotto anche con i questionari, ha permesso di coinvolgere 500 ragazzi dai 15 ai 25 anni e gli operatori delle strutture pubbliche e del privato sociale, tra cui i centri giovani presenti in città. La finalità è trovare spunti per migliorare i servizi sul territorio. “L’amministrazione - spiega Gennaccaro - si è aperta per prestare attenzione alle indicazioni dei giovani, naturalmente non per farle rimanere sulla carta”.

 

 

Nell’area tematica “giovani e disagio”, viene espressa la mancanza di un Sert dedicato esclusivamente alle nuove generazioni, per una risposta più efficace, e quella di “posti tranquilli in cui incontrarsi, senza consumare alcol, incontrare ubriachi o gente strana”. L’abbandono scolastico è sentito, si lamenta che quando un ragazzo vuole interrompere gli studi “non venga fatto nessun colloquio per sostenerlo e fargli cambiare idea” o che questo “venga fatto solo in modo superficiale”. La divisione che ancora si avverte tra le persone di madrelingua italiana e tedesca si associa alla freddezza nei rapporti di una tipica città del nord Italia. E molti giovani rivelano si sentire nei loro confronti il pregiudizio degli adulti, che li riterrebbero incapaci di assumersi le proprie responsabilità. 

Le valutazione di operatori e volontari confermano in parte il quadro e lo integrano. Ai problemi di dipendenze, dicono, si affiancano quello dell’integrazione delle seconde generazioni dell’immigrazione e l’utilizzo diffuso del web. È importante per gli addetti ai lavori continuare a lavorare in sinergia tra associazioni, scuola e famiglie, in ottica di prevenzione, favorendo l’autostima dei giovani. Coinvolgendoli, offrendo alternative alla “noia” che di per sé non è negativa, perché rappresenta un momento di “riflessione e presa di coscienza”.

 

 

Twenty e centri giovani

 

Interessante la valutazione dei giovani sul rapporto tra luoghi di aggregazione e sicurezza. I prati del Talvera ad esempio sono ritenuti adatti al pomeriggio, ma non alla sera e di prima mattina (i ragazzi non si sentono al sicuro e preferiscono non frequentarli). La percezione in generale “del sempre maggiore degrado - si legge nello studio - e dell’insicurezza dovuta alla gente considerata ‘strana, ubriaca, che spaccia e si droga’” spinge a cercare luoghi sorvegliati. Il Twenty è visto come luogo ideale per ritrovarsi “senza la paura della gente che gira”, perché ritenuto sicuro anche di sera, illuminato, caldo d’inverno, dotato di bar e fast food. Si lamenta anche la presenza “di ubriachi” anche sui mezzi pubblici.

Ultimo passaggio, sui centri giovani, emerge la necessità di migliorare l’informazione ai ragazzi, anche per non farli percepire come posti, recita il documento, “da sfigati”.