Politica | Referenzim?

Bolzano dopo il RefeRENZIm!

SVP e destre votano SI o NO, ma lo sanno che accadrà realmente?
Come la Riforma Costituzionale cambierà la nostra autonomia.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
15046222_1160882190645160_96899394_n.jpg
Foto: Twitter

Tutto è partito dal tweet del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il quale auspica norme comuni per tutte le regioni in diverse materie. Tanto è bastato per scatenare le ire delle autonomie speciali. Ma in Alto Adige, la SVP, che quella autonomia, sulla scia dei passionari sudtirolesi, sta cercando di proteggerla anche con la soppressione dei tanto vituperati toponimi, decisi dal Governo Giolitti all'inizio del secolo scorso e attuati dal Governo Mussolini solo 5 mesi dopo la sua entrata in carica, sembra non intravedere pericoli da quelle parole.

Invece, la destra altoatesina, frastagliata come mai prima d'ora, quella riforma costituzionale la osteggia in modo netto e deciso, accompagnata da una parte del Partito Democratico che in varie forme e modi dirà NO, il prossimo 4 dicembre.

La situazione è del tutto paradossale, per una serie di motivi che cercherò di semplificare, sperando che la sintesi risarcisca comunque il vero intento della riforma, qualsiasi esso sia.

La breve analisi qui vuole evidenziare come la riforma potrebbe impattare con la nostra autonomia specialissima, anche se è del tutto evidente che un tale cambiamento nell'assetto dello Stato ha da essere misurato quando e se produrrà i suoi effetti. Analisi precoci servono per l'accademia, proprio per misurare lo spettro delle possibili conseguenze. Possibili, non certe. Fatto sta che, nel nuovo testo costituzionale, molto spazio è dedicato alla nostra autonomia, sia nei nuovi articoli, sia nelle disposizioni transitorie e finali. E quello spazio, vale la pena di leggerlo bene.

Quindi, lo scrive l'Art.70 della riforma Costituzionale - la quale culminerà con il c.d. RefeRenzim, il prossimo 4 dicembre - che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche”.

Come dire che se il Governo, qualsiasi Governo, in caso di approvazione popolare della Riforma Costituzionale, volesse successivamente modificare una qualsiasi disposizione che modifichi la “nostra autonomia”, dovrebbe passare per il vaglio delle due Camere, quindi, non potrebbe farlo “utilizzando” (si passi il termine poco giuridico) la sola Camera dei Deputati che, in caso di composizione particolarmente favorevole - stando all'attuale legge elettorale - potrebbe essere nel suo pieno controllo.

Quindi, tutto a posto? No, e vediamo il motivo.

Innanzitutto, c'è da sapere che le disposizioni che regolano i rapporti Governo-Autonomie locali, ovvero il c.d. Titolo V della nuova carta costituzionale, sembra attendono, diciamo, la riforma dello Statuto di Autonomia, prima di produrre i loro effetti anche a Bolzano.

Ad ogni modo, nel testo della nuova Carta ci sono due punti che dovrebbero far balzare in aria chi difende la nostra autonomia, magari anche cercando di aumentarne il perimetro.

Ecco il primo, tutto nuovo, ovvero l'Art. 70 comma 5: “Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.

Un articolo molto generico che lascia spazio a infinite speculazioni. Tanto vago da dovere richiamare la precisione titanica dell'omonimo tedesco. Infatti, l'art. 72 della GrundGesetz recita che lo Stato Federale ha potere legislativo quando il mantenimento dell'unità giuridica o economica nell'interesse nazionale richieda una regolamentazione a livello federale, ma può avvenire soltanto in materie indicate tassativamente (art. 74). Li ci sono chiari e limpidi limiti e spazi dell'intervento statale. Nella nostra nuova Carta no, e sarà la Corte Costituzionale a dover fare da arbitro, inevitabilmente, politicizzandone l'operato, dopo che la stessa aveva sconsigliato l'utilizzo di tale genericità.

Il comma seguente, ovvero la c.d. clausola di salvaguardia, spiega che Bolzano deciderà assieme al Governo per le materie di sua competenza ma, chiosa il comma 6: “nel rispetto delle norme di procedura stabilite con legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza”. De facto, lasciando inalterato quell'impianto “invasivo” della Carta sulla nostra autonomia che tanto aveva fatto discutere in passato.

Ma non è finita, infatti, l'Art 120 (taglio ciò che non ci interessa) spiega che:

“Il Governo ...può sostituirsi a organi ...delle Province autonome di Trento e di Bolzano e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme... internazionali oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”.

Tutto uguale rispetto alla “vecchia Carta? No, infatti, nella nuova formulazione, si inseriscono espressamente come “target” anche le Province di Trento e Bolzano, aggiungendo ex novo che si stabiliscono “i casi di esclusione dei titolari di organi di governo regionali e locali dall’esercizio delle rispettive funzioni quando è stato accertato lo stato di grave dissesto finanziario dell’ente”.

Insomma, in sintesi, cosa significa tutto ciò?

Significa che la nuova Carta Costituzionale avrà un potere invasivo sulle autonomie locali maggiore rispetto alla precedente, sia per il combinato disposto del de-potenziamento del Senato (argomento qui non trattato) sia, e soprattutto, per il potere conferito al Governo di sostituzione alle funzioni delle autonomie speciali - perché proprio così è scritto – in caso di interesse nazionale (non ben definito) e in caso di problemi di bilancio degli enti locali.

Situazione, la seconda, non impossibile da realizzarsi nella nostra ricca Provincia, magari in alcuni capitoli di spesa, se il rubinetto di Roma dovesse chiudersi. Quindi, e siamo alle considerazioni politiche, un Governo possibile di centro-destra, con questo impianto costituzionale e una maggioranza in Parlamento, avrebbe tutte le carte in regola per bloccare leggi locali come quella che vorrebbe eliminare i toponimi, o leggi che in genere comprimano il peso dell'italianità in Alto Adige.

Invece, accade che la SVP dica SI a questa nuova Costituzione, accentratrice per ammissione dello stesso Governo, con il pericolo (forse sottovalutato) sopra esposto. Le destre altoatesine, quindi, dicono NO, privandosi di un fardello di modifiche alla Carta che potrebbe dar corso, ma non solo a livello mediatico, piuttosto a livello governativo, a tutte quelle istanze di protezione della razza in via di estinzione (quella italiana in Sudtirolo, s'intende), una volta che quelle dovessero governare.

Se non è un Referenzim questo?