Società | Calcio

Odi et amo

Il telecronista Bizzotto e l’allenatore Sebastiani sul calcio italiano, la disfatta della Nazionale, gli alibi, la formazione dei giovani e la lezione della Germania.
Sebastiani, Bizzotto
Foto: Salto.bz

Non sarà stata una sala piena fino all'orlo quella che ha accolto ieri, al Circolo della Stampa di Bolzano, Stefano Bizzotto, il celebre giornalista bolzanino e cronista sportivo della RAI e Alfredo Sebastiani, docente di origini abbruzzesi e allenatore della Virtus Bolzano, ma di certo l’attenzione degli astanti era inequivocabilmente alta e il silenzio quasi ieratico. Al centro del dibattito, organizzato da Alberto Stenico e Barbara Repetto di Forum Democratico e introdotto dal giornalista Toni Visentini, il calcio nostrano, apparentemente annichilito, fra partite truccate, scommesse illecite, casi di collusione con la tifoseria mafiosa. Inevitabilmente si parla anche del pachiderma nella stanza: la cocente delusione dell’eliminazione dai mondiali 2018 in Russia.

Per Sebastiani, autore peraltro de “Il riscatto”, un giallo sul ciclismo edito da Incontropiede, il problema è a monte: “Manca la formazione dei giovani garantita dalla strada, il dare calci al pallone in piazzetta, gli anni di corsa, così come avviene ancora nei paesi più poveri, il gioco libero è ormai svanito”. Oggi gli italiani nelle squadre di serie A sono da 2 a 4, spiega ancora Sebastiani che in passato ha allenato anche la squadra inglese del Watford, “è un dato su cui occorre obbligatoriamente riflettere, non si ha nulla contro gli stranieri, è che evidentemente non siamo più competitivi. Ci sentiamo forse un popolo eletto che non deve più faticare?”. Una domanda che riporta alla memoria il caso di Oliver Bierhoff, ex stella dell’Udinese e del Milan, che, su spinta del padre, ricorda Bizzotto, studiava mentre portava avanti la sua attività di calciatore, riuscendosi infine a laureare in Economia ed entrando nella Federazione tedesca come team manager.

"Manca la formazione dei giovani garantita dalla strada, il gioco libero è ormai svanito" (Alfredo Sebastiani)

“Fino a 15 anni fa le cose non andavano così bene dal punto di vista calcistico in Germania. Poi Federazione e Lega, che è come dire Governo e Confindustria, si sono seduti attorno a un tavolo e hanno cercato delle soluzioni, hanno fatto dei programmi a lungo termine, cosa che in Italia non si fa perché si cercano risultati immediati”, spiega il giornalista accennando al modello tedesco con i suoi 366 Stützpunkte, le scuole calcio federali, dove i baby-calciatori possono anche proseguire gli studi. E il 52% degli studenti calciatori si diploma. “Bisogna dare tempo ai ragazzi di crescere, invece si tende a giudicarli troppo presto”, osserva Sebastiani, ponendosi poi, nel ping-pong dialettico, un’ulteriore domanda: “Perché il malaffare tende a trionfare costantemente mentre la parte buona del calcio fa fatica a intraprendere un percorso virtuoso?”. Imbrogli, slealtà, corruzione costituiscono del resto minacce concrete per il mondo del pallone. Scopi poco nobili, è noto, hanno anche talune tifoserie. Bizzotto ricorda la condanna del presidente della Juventus Andrea Agnelli (inibito per un anno) da parte del Tribunale Federale Nazionale della FIGC. Il TFN aveva accertato che la Juventus aveva avuto rapporti con gli ultras vendendo con modalità irregolari e per un lungo periodo lotti di biglietti per garantire l’ordine pubblico nello Juventus Stadium. I biglietti erano poi venduti con pratiche di bagarinaggio dagli ultras: secondo la sentenza la Juventus sapeva di queste pratiche, pur non avendo avuto un ruolo diretto. Inoltre l’accusa sosteneva che Agnelli e altri dirigenti della Juventus sapessero che gli ultras con cui avevano rapporti erano ‘ndranghetisti, tesi smentita dal TFN. “Il punto rimane: non si riesce a rescindere il cordone ombelicale fra le società e le frange estremiste del tifo, e questo è uno dei mali del calcio”, riassume Bizzotto. 

"In Germania Federazione e Lega, che è come dire Governo e Confindustria, si sono seduti attorno a un tavolo e hanno cercato delle soluzioni, hanno fatto dei programmi a lungo termine, cosa che in Italia non si fa perché si cercano risultati immediati" (Stefano Bizzotto)

La discussione torna poi a planare, sollecitata dal pubblico, sull’esclusione dell’Italia dai Mondiali, “siamo troppo scarsi o troppo cari?”, chiede qualcuno. “In questo momento siamo scarsi - ammette Bizzotto - ma non mi pare in ogni caso che Ventura abbia lasciato a casa dei fenomeni. Forse Balotelli? Ma certo non si poteva fare visti gli attriti con i senatori della Nazionale. Era Ventura l’uomo giusto? I fatti hanno dimostrato di no. Certo è che con Conte i risultati all’Europeo si sono visti. Non dobbiamo cercare alibi, ma piuttosto puntare a un’inversione di rotta, l’esempio della Germania in questo senso può essere utile”.

Ma accantonato il sogno del Mondiale per chi tiferanno i due esperti? “Ho un debole per la Spagna”, confessa Sebastiani; “per me non c’è dubbio - rivela Bizzotto -, dopo aver commentato la partita dell’Europeo 2016 fra Islanda e Inghilterra, la mia simpatia va tutta agli islandesi”.