Società | L'emergenza

“Rischiano di morire congelati”

Troppe persone senzatetto ancora all’addiaccio, denunciano i volontari della casa di via Carducci aperta due giorni fa. “La società civile si muove, la politica no”.
Senzatetto
Foto: upi

In via Carducci 19 a Bolzano l’immobile, messo a disposizione - a titolo gratuito dal 10 dicembre fino a metà marzo 2020 - dall’imprenditore Heiner Oberrauch per le persone bisognose, lavora a pieno regime, ma questo non basta. Decine di persone, fra cui donne e bambini, si trovano a dover dormire ancora all’addiaccio, nonostante le temperature molto rigide registrate in questi giorni nel capoluogo. Come raccontano i volontari che gestiscono l’edificio di via Carducci nelle ultime due notti hanno trovato riparo nella casa oltre 40 persone (40 per volta è il numero massimo che la struttura è in grado di ospitare). Il punto è che la necessità è maggiore, come noto del resto i senzatetto in lista d’attesa a Bolzano sono oltre 90.

Nella prima serata di apertura della casa, martedì 10 dicembre, due nuclei famigliari che non erano sulla lista di ammissione hanno chiesto di essere accolti, si tratta di una famiglia libanese con tre figli piccoli e di una albanese con un figlio di due anni. Nonostante si fosse già al completo, è stato fatto spazio. “Ieri i telefoni non hanno smesso di squillare un attimo - racconta il team di volontari composto da Paul Tschigg, Federica Franchi, Caroline von Hohenbühel, Barbara Bertagnolli, Josef Andreas Haspinger e Heiner Oberrauch -, ci è arrivata una chiamata dal reparto di ostetricia dell’ospedale di Bolzano per chiederci di ammettere una famiglia con un neonato e un bambino di tre anni. Inoltre i dipendenti delle organizzazioni umanitarie e dei servizi sociali ci hanno contattato perché erano alla disperata ricerca di un rifugio per le famiglie senzatetto con bambini piccoli. Anche l’ufficio della Garante per l’infanzia e l’adolescenza si è messa in contatto con noi per sottolineare l’urgente bisogno di mettere un tetto sopra la testa ai minori”. 

Le famiglie e le donne dormono nella casa invernale su un piano, mentre gli uomini provenienti dalla Germania (e non solo) occupano due ulteriori piani, dove hanno trovato rifugio anche diversi giovani afgani, che già parlano bene il tedesco e vanno a scuola a Bolzano e che fino al 10 dicembre hanno dovuto dormire per strada.

La solidarietà dei bolzanini non è mancata. Negli ultimi giorni più di 50 persone si sono offerte volontarie per il servizio notturno. “La società civile si muove, la politica no”, sottolinea il gruppo di volontari. “La casa invernale è un progetto temporaneo. Il problema dei senzatetto nel capoluogo resta immenso e irrisolto. I politici sono urgentemente chiamati a trovare soluzioni che abbiano un effetto a lungo termine. Non è possibile che le persone - comprese le famiglie e i minori - debbano passare le notti fredde nei parchi intorno a Bolzano perché non viene offerto loro alcun alloggio. Il pericolo di morire congelati è grande”. E ancora: “Molti ci chiamano chiedendoci come possono sopravvivere i clochard con questo freddo”, dicono i volontari che negli ultimi giorni hanno ricevuto molte offerte di sostegno per gli inquilini della struttura. “Possiamo fare molto - conclude il team - ma non vogliamo sollevare la politica dalle sue responsabilità”.