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Una questione di relativismo morale

"Oggi voglio essere ogni palmo di quella Bosnia immersa nel sangue ad opera di quei carnefici che oggi Peter Handke giustifica.”
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Foto: google images

 "Mi chiamo Shqiptar Oseku, sono un poeta e rappresento la rete albano - svedese. Non sono qui da solo, mi affiancano l'ambasciatrice del Cossovo e dell'Albania, e quelli di Bosnia, Croazia e Turchia. Oggi hanno rifiutato di stare accanto alla vergogna. Hanno scelto di stare dalla nostra parte, a loro va  il mio ringraziamento”. Questa è una parte del toccante discorso che un poeta, albanese del Kosovo, ha tenuto nella piazza Norrmalmstorg di Stoccolma, durante una manifestazione di protesta il 10 dicembre scorso. Nel mentre, nella sala concerti della capitale svedese, si teneva la cerimonia della consegna del Premio Nobel 2019 a Peter Handke e Olga Tokarczuk, giusto un giorno dopo la Giornata Internazionale della Commemorazione e della dignità delle vittime del crimine di genocidio.

"È una questione molto concreta" parla una delle intervistate in piazza, "Handke ha negato per iscritto il genocidio ei crimini di guerra nell'ex Jugoslavia".

"Sono di Gjakove" continua il suo discorso Oseku, "una città del Kosovo che confina con l'Albania e che ha subito la sua 'Bosnia' nel 1999. Le strade della mia città diventarono come quelle della Bosnia. Uomini e donne uccise, bambini e anziani massacrati. Ma oggi, qui, non voglio essere solo un albanese. Oggi voglio essere anche un bosniaco. Voglio essere un cittadino di Saraievo, di Tuzlla, di Foca, di Jajce, Bijelina. Gorazhde. Oggi voglio essere ogni palmo di quella Bosnia immersa nel sangue e nell'opera di quei carnefici che oggi Peter Handke giustifica. Oggi sono anche un cittadino svedese, lo sono da anni. Sono qua con mia figlia nata in Svezia, e in quanto cittadino svedese vengo a dirvi quello che avrebbe dovuto dirvi l'Accademia Svedese se non fosse soffocata di relativismo morale. Vorrei parlarvi di quanto mi vergogno, quanto mi vergogno. Porgo a tutti le mie scuse. Perdonatevi per aver riaperto le vostre ferite”,  ha chiuso il poeta.

Del resto tutto è stato concluso.
Peter Handke si è avviato impassibile verso Carlo XVI Gustavo con addosso il frac nero e uno storto papillon bianco e ha ricevuto il suo papiro e la sua medaglia del premio.
 

Che sia possibile per uno ha scritto: "quando il bambino  era bambino, le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere *, detto da Leonardo Coen * : " rovistare nell'inferno della bestialità umana e prendere le difese del diavolo”

* Elogio dell'infanzia-
* Leonardo Coen, (Nobel per la Letteratura a Peter Handke, il difensore del diavolo non si può ravveduto.) Una coerenza spregevole 13-10-2019

* Canto della durata, Einaudi