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Politica | Avvenne domani

"Evitiamo l'ultimo errore"

50 anni or sono una vigorosa ma inutile campagna di stampa del quotidiano Alto Adige contro la costruzione del viadotto autostradale che taglia in due Bolzano.

Nel novembre di cinquant'anni fa i lettori del quotidiano Alto Adige ricevettero, assieme al giornale, un opuscolo di 16 pagine intitolato: "Autostrada del Brennero -attraversamento di Bolzano". In alto, nella pagina iniziale, una frase significativa: "evitiamo l'ultimo errore".

Non fu, per quei lettori, una sorpresa e non fu la prima volta che il giornale, per volontà del suo editore Servilio Cavazzani, divenne strumento per una durissima battaglia contro le scelte viabilistica e che si andavano compiendo in provincia di Bolzano in quegli anni con la realizzazione dell'Autostrada del Brennero. L'Alto Adige si era battuto strenuamente, pubblicando anche una sorta di Libro Bianco, perché, nella scelta del tracciato da adottare a nord di Bolzano, fosse privilegiata l'ipotesi di far passare l'autostrada lungo la valle dell'Adige sino a Merano e poi su, lungo la Val Passiria, verso l'Austria.

Battaglia persa, dato che era prevalsa l'opinione di coloro che volevano mantenere la futura autostrada lungo il tracciato classico della valle d'Isarco.

Ora, però, il giornale da mesi aveva deciso di combattere un'altra e non meno decisiva battaglia: quella per impedire l'adozione di una soluzione considerata sciagurata. L'idea dei progettisti di far passare la futura A22 attraverso la conca di Bolzano su un viadotto realizzato lungo le rive del'Isarco dalla periferia nord della città sino ai suoi limiti meridionali era considerata come una scelta a dir poco scellerata.

Per mesi il quotidiano aveva bombardato i suoi elettori con articoli che riportavano anche illustri pareri, come ad esempio quello dell'ingegner Norbert Wackernell, accanito sostenitore, in base ad un progetto da lui stesso elaborato, di un'altra soluzione: quella di far passare l'autostrada in galleria sotto la montagna del Colle evitando in ogni modo l'attraversamento delle zone abitate.

La pubblicazione realizzata cinquant'anni or sono riassume sostanzialmente tutti i temi della campagna avviata dal quotidiano. Riguardo all'ipotesi dell'attraversamento cittadino su viadotto e giudizio è netto: "le conseguenze di questa soluzione - si dice - sono subito elencate: la prima consiste nel taglio netto che avrebbero portato al tessuto urbano cittadino contro ogni regola che vuole le autostrade distanti più possibile dai nuclei abitati per evitare da una parte deturpamento estetico degli stessi e dall'altra le implicazioni negative di carattere igienico dovute al passaggio incessante di automezzi ".

Nella pubblicazione, come detto, l'Alto Adige non si limita a giudicare catastrofica la scelta adottata dai progettisti della nuova autostrada ma indica anche una soluzione alternativa quella, appunto, di far passare l'autostrada in galleria, con vari tratti, dalla zona di San Giacomo sino a nord della città.

Inutile entrare nel dettaglio delle analisi fatte e delle soluzioni via via prospettate.

La lettura di questo quaderno offre la conferma del fatto che, mezzo secolo fa, ci fu chi seppe prevedere, con estrema lucidità, i danni enormi che l'attraversamento su viadotto di Bolzano avrebbe comportato per la città e i suoi abitanti. E questo senza poter sapere quale sarebbe stato l'enorme aumento della circolazione, soprattutto di mezzi pesanti, che avrebbe trasformato quel nastro di asfalto in una sorta di pista percorsa giorno e notte, senza soluzione di continuità,  da migliaia e migliaia di mezzi pesanti.

Allora la scelta di spostare l'autostrada in galleria non fu nemmeno presa in considerazione. Sarebbe costata probabilmente del denaro in più rispetto a quello necessario per costruire i piloni del viadotto e avrebbe imposto, forse, dei tempi di realizzazione più lunghi. Si scelse la soluzione più economica è più facile da realizzare per garantire in tempi brevi la completa apertura di un'opera della quale si discuteva da sin troppo tempo. Oggi la città è ancora ferma a quelle decisioni e a quegli errori. Ci sono voluti cinquant'anni per ammettere che il viadotto è una fonte di inquinamento spaventosa e un pericolo costante per chi percorre l'autostrada e soprattutto per chi vi vive attorno. Resta da capire quanti decenni saranno ancora necessari per mettere riparo all'errore di allora e per capire, magari, che una volta relegata la A22 sotto la montagna sarebbe il caso di pensare a cancellare definitivamente quei piloni dall'immagine della città.

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luigi spagnolli Lun, 09/17/2018 - 10:30

Caro Maurizio, perdonami, ma è un po' comodo, e tipicamente Bolzanino, dare per scontato che ci furono "errori", e quindi che ci sarebbero state soluzioni migliori possibili ma non volute dai soliti cattivoni. Se si fosse deciso per l'autostrada in galleria, in un tempo in cui la tecnologia era assai più arretrata di oggi, l'autostrada avrebbe dovuto attraversare l'Agruzzo, infilarsi sotto San Giacomo e riemergere a Cardano, con problematiche idrogeologiche (falde alte) e di sviluppo urbanistico (un tracciato siffatto avrebbe ovviamente condizionato lo sviluppo urbano) che ti guardi bene dal prendere in considerazione. Molto più interessante il fatto che il giornale Alto Adige, allora, si attivasse come tale in vigorose e autodecise campagne di stampa. Oggi, come tutti i giornali, rincorre i social ed esalta lo strillio della politica urlata. Si stava meglio quando si stava peggio.

Lun, 09/17/2018 - 10:30 Collegamento permanente