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Foto: Copy Lucio Rosa
Cultura | Avvenne domani

Babinga addio

Una mostra dedicata ad un popolo che sta scomparendo.

Trent'anni sono passati da quando il documentarista e fotografo Lucio Rosa, veneziano di origine, come rivendica con orgoglio, ma bolzanino di adozione, da decenni impegnato in una ricerca antropologica effettuata con le immagini sulla realtà di popoli antichi e lontani, partì con la moglie Anna e il giornalista Ermanno Ferriani per trascorrere diversi mesi in uno dei luoghi più oscuri, inesplorati e remoti della Terra: la foresta pluviale del Congo. Lì vivono (o per meglio dire vivevano) le tribù dei pigmei, antichissimi abitatori di quei luoghi nei quali, per paura reale e per repulsione inconscia, gli altri umani si erano sempre tenuti lontano. Tra questi il popolo dei Babinga, veri piccoli uomini della foresta, riusciti a stabilire con quella  realtà inospitale, un rapporto di completo adattamento, in una vita totalmente priva di quegli accessori che sembrano fondamentali nella nostra cosiddetta civiltà, ma equilibrata e felice.

Per mesi, dunque, Rosa ha seguito nella loro vita quotidiana questi cacciatori raccoglitori, ha studiato il modo con cui le loro donne, vere colonne della società, costruiscono con i rami intrecciati e le foglie delle capanne sotto le quali i Babinga si riparano quando le piogge torrenziali inondano la foresta. A catturato con l'obiettivo le loro strategie per la sopravvivenza, la raccolta delle piante cibano e la caccia agli animali con cui condividono, in equilibrio perfetto, lo stesso habitat.

L'obiettivo ha fissato i riti tradizionali, le ferite da scarnificazione del volto e la limatura rituale degli incisivi. Da quell'avventura, un viaggio nello spazio e contemporaneamente nel tempo e nell'anima, è nato un film ma negli archivi poderosi di Lucio Rosa sono rimaste molte immagini significative. Alcune di esse, ora, sono esposte in una mostra presso la sede bolzanina dell'Associazione Espace La Stanza in via Orazio 34 a Bolzano. La mostra è visitabile sino al 24 settembre dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 12. Martedì 17 settembre, alle 18, sempre nella sede dove è allestita la mostra verrà proiettato il film realizzato durante quella spedizione. L'intera operazione culturale ha un titolo significativo: "Addio Babinga". È una triste ammissione di una realtà troppo realizzatasi in questi trent'anni: anche se la deforestazione nel Congo non ha le caratteristiche di ampiezza di brutalità di quella che sta distruggendo l'Amazzonia, l'apertura delle strade all'interno della foresta per il taglio e la lavorazione del legname pregiato ha esposto la realtà dei piccoli pigmei ad un contatto fatale con l'esterno, con le lusinghe di una presunta civiltà che li strappa progressivamente al loro equilibrio. Del mondo filmato e fotografato da Rosa nel 1988, resta purtroppo ormai poco. Un motivo in più per ripercorrere, attraverso le fotografie e le immagini filmate, il viaggio in quel mondo che va scomparendo.

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In occasione dell'inaugurazione della mostra fotografica di Lucio Rosa, all'Espace La Stanza è stata annunciata anche un'iniziativa che si collega direttamente ad uno dei tanti anniversari che segnano il calendario in quest'ultima parte del 2019 ovverossia quello che cadrà il 9 novembre prossimo, con il trentennale della caduta del Muro di Berlino.

Lo chiamano il "dinosauro della Street Art", una sorta di precursore di tutti coloro che si esprimono tracciando dei segni e dei tratti di colore sulle pareti di una città. Lui è Kiddy Citny la cui notorietà universale gli viene anche dall'essere stato autore dei graffiti dipinti clandestinamente proprio sul muro della sua città, Berlino, e non epoca nella quale osare tanto significava rischiare la morte. È una fama immortalata anche in una delle scene di uno dei film-culto dell'epoca "Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders.

Kiddy Citny sarà Bolzano nel novembre prossimo e dipingerà un "murale" con le sue figure caratteristiche, cuori, re e regine, su un muro appositamente allestito all'interno del cortile del Museo Civico di Bolzano. Una superficie vasta, otto metri per tre, che resterà a disposizione tutti i bolzanini che vorranno vederla sino a primavera. Poi, con una performance non meno significativa di quella della creazione, verrà smontata dalle mani dei ragazzi di alcune scuole bolzanini. Il muro verrà abbattuto ancora una volta come simbolo di quello che dovrebbe avvenire per tutti i muri eretti in questa nostra Europa. Un bilancio triste quest'ultimo. Come ha fatto notare Peter Marangoni presentando l'iniziativa, quando cadde quello di Berlino, i muri eretti in Europa non erano più di una quindicina. Oggi sono oltre sessanta, a testimonianza di una cieca paura che induce a chiudere e a sbarrare porzioni sempre più ampia del nostro continente, nella speranza vana che questo riesca a fermare la storia.

L'appuntamento, da non perdere, è quindi quello con Kiddy Citny e il suo muro colorato da ammirare e infine da abbattere, il 13 novembre prossimo, nel cortile del maiuscolo museo di Bolzano.