Economia | Turbolenze

Un’altra crisi in arrivo?

Debito pubblico, banche deboli, un governo erratico e un'economia che è l’11% del Pil europeo. Il New York Times: l’Italia epicentro della prossima crisi finanziaria?
Times
Foto: Nytimes

C’è poco da stare allegri. E chiunque abbia dei risparmi in banca si chiede cosa è meglio fare per mettersi al riparo dalle possibili evoluzioni del mercato finanziario. “L’Italia potrebbe essere l’epicentro della prossima crisi finanziaria?” si chiedono sul New York Times Jack Ewing, corrispondente da Francoforte su temi economici e di business, e Jason Horowitz, il responsabile della redazione romana del quotidiano newyorkese.

 

Mix esplosivo

Gli ingredienti, a loro avviso, ci sono tutti. “Una montagna di debito pubblico - sintetizza a sua volta Alberto Negri, firma del Sole24Ore ed esperto di geopolitica e Medio Oriente riprendendo il testo sui social -, un sistema bancario assai vulnerabile (ce ne accorgeremo forse nei prossimi giorni), un governo erratico e un'economia (l’11% del Pil europeo) di dimensioni tali da potere infliggere danni ben oltre i confini italiani”.

Una montagna di debito pubblico, un sistema bancario assai vulnerabile (ce ne accorgeremo forse nei prossimi giorni), un governo erratico e un'economia (l’11% del Pil europeo) di dimensioni tali da potere infliggere danni ben oltre i confini italiani (Alberto Negri riprendendo il NYT)

Questi per Negri i fattori citati dal New Tork Times “per indicare che l'Italia potrebbe essere epicentro di una nuova crisi finanziaria internazionale”. “Un dato positivo - aggiunge - è che i rendimenti dei bond italiani sono intorno al 3,7 lontano dal 7% della crisi del 2011 ma già il doppio rispetto all’1,7 del maggio scorso. L'aspetto più preoccupante è che non ci sarà come in passato la rete di sicurezza della Bce di Draghi con il riacquisto di titoli di Paesi in difficoltà.

 

Pericolo globale

Non è naturalmente solo una questione italiana. “Non devi essere italiano per essere preoccupato per le conseguenze” scrivono Ewing e Horowitz. “Le crisi finanziarie tendono ad arrivare più o meno in ogni decade e l’Italia è in cima alla lista dei punti di rottura che potrebbero provocare la prossima crisi, assieme al disordine politico ed economico in Turchia, alla guerra commerciale del presidente Trump, al Brexit e al rallentamento dell’economia globale”. 

Che siano timori infondati come potrebbero sostenere i due partner di governo, Lega e 5 stelle, oppure qualcosa di più lo diranno le prossime settimane e mesi. Il New York Times tuttavia si sofferma sul fatto che non è una materia che tocca solo governi, grandi investitori. Le ripercussioni sulle banche cadono a cascata anche sui loro clienti, i cittadini. Dato che gli istituti bancari detengono una larga fetta del debito pubblico nazionale, se aumenta lo spread, e quindi scende il valore dei titoli italiani, si riduce anche il capitale delle banche. “In uno sforzo per preservare il capitale, le banche diventeranno più caute nei prestiti. Consumatori e imprenditori dovranno pagare interessi più alti per avere credito, o potrebbero non averne affatto, il che strangolerebbe l’economia, facendo aumentare la disoccupazione e riducendo le entrate per lo Stato, aggravando ulteriormente la situazione”.

In uno sforzo per preservare il capitale, le banche diventeranno più caute nei prestiti. Consumatori e imprenditori dovranno pagare interessi più alti per avere credito, o potrebbero non averne affatto, il che strangolerebbe l’economia, facendo aumentare la disoccupazione e riducendo le entrate per lo Stato, aggravando ulteriormente la situazione

I sondaggi dicono che gli italiani non vogliono uscire dall’euro” aggiungono Ewing e Horowitz. Ma i leader italiani non vogliono rinunciare a provocare Bruxelles, che si è rivelata una strategia vincente. Fino a quando?

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Paul Stubenruss Sab, 10/13/2018 - 14:07

Eine Möglichkeit für den Staat Geld zu schöpfen gibt es, immer falls sich die Regierung gegen die EU durchsetzt. Wenn ab kommenden Jahr alle Rechnungen über das Finanzamt gehen, können später auch alle Bezahlungen über das Amt gehen. Nach dem Bezahlungseingang wird die Weitergabe des Geldes verzöger. Und je mehr verzögert wird um so mehr hat der Staat Geld. Vor Jahren war diese Verzögerung für die Banken sehr lukrativ und sie machten massiv davon Gebrauch. Sollte die Geldbeschaffung in genannter Form wirklich kommen, dann können auch die Banken daran verdienen, denn sicheres Geld wird gerne vorfinanziert.

Sab, 10/13/2018 - 14:07 Collegamento permanente