Ambiente | Imprese alpinistiche

Il sogno nel cassetto di Tamara

L’alpinista Lunger tenterà la salita invernale della seconda vetta più alta al mondo, il K2. “Credo che questa sarà l’esperienza più dura che farò in tutta la mia vita”.
Tamara Lunger
Foto: @lasportiva

Sul suo profilo instagram lo rende noto con un video registrato in aereo poco prima della partenza per Islamabad, dove fa tappa prima di prendere il volo per Skardu. “Sono così eccitata per questa esperienza, per me è un sogno che si realizza. Ci saranno molti alpinisti che tentano l’impresa quest’anno, quindi avrò bisogno di tutta l’energia che potrete mandarmi per restare concentrata nonostante tutto” sono le prime parole di Tamara Lunger dopo l’annuncio.

L’alpinista altoatesina tenterà l’impresa insieme a un nuovo compagno di cordata, il rumeno Alex Gavan. Insieme uniranno le forze per tentare di affrontare l’unico ottomila rimasto inviolato nella stagione invernale. Alex Gavan, classe 1982, nella sua carriera ha già raggiunto la vetta di sette degli ottomila senza l’aiuto di ossigeno supplementare.

...per me è un sogno che si realizza

Alex e Tamara non hanno mai scalato insieme prima, anche se affermano di averlo fatto “nello spirito”. La loro amicizia è nata infatti a Skardu nel 2014 quando hanno affrontato insieme il trekking del Baltoro: Tamara per dirigersi al K2, Alex al Broad Peak. Quando le loro strade si sono divise, Tamara prestò ad Alex una delle sue picozze, che lui poi utilizzò proprio per affrontare la vetta. Una volta rientrato al campo base e riconsegnata la picozza alla sua proprietaria, Tamara la portò in vetta al K2, stabilendo quindi una connessione tra i due alpinisti, che da allora sono rimasti in contatto. I due sono inoltre accomunati da una visione umile dell’alpinismo: essere immersi nella natura, tra ghiacciai e montagne altissime, rappresenta più una questione spirituale piuttosto che una mera impresa alpinistica per i due compagni.

 

 

Il 22 dicembre Tamara arriva a Skardu e si dichiara “forte e concentrata”. “La mia criniera di leonessa si sta infittendo e diventa selvaggia come le mie amate montagne. Dall’aereo verso Skardu ho visto il Nanga Parbat e sono tornati a galla tanti ricordi“, racconta la scalatrice. Tamara aveva tentato il Nanga Parbat con Simone Moro, Ali Sadpara ed Alex Txikon nel 2016 nella storica prima salita invernale della montagna chiamata “mangia-uomini”. Sentendosi male a 100 metri dalla vetta, Tamara aveva deciso di rinunciare per non compromettere la riuscita dell’impresa per il resto della squadra.

 

 

È del primo gennaio 2021 la notizia dell’arrivo di Tamara e Alex al campo base. “Il trekking era meno freddo dello scorso anno e c’era meno neve, anche se certo non posso dire fosse caldo” scherza Tamara. “L’arrivo al Concordia - la confluenza del possente ghiacciaio del Baltoro e del ghiacciaio Godwin-Austen nel cuore della catena montuosa del Karakorum in Pakistan a 4.691 metri sul livello del mare - è stato molto emozionante. Avevo le lacrime agli occhi mentre ammiravo questa “dea” della natura e ho provato un’immensa gratitudine per il fatto di trovarmi di nuovo qui, a casa. Ci vorranno tante decisioni intelligenti e tutto il nostro spirito di squadra per salire in vetta questo inverno”.

Credo che questa sarà l’esperienza più dura che farò in tutta la mia vita

Appena due giorni dopo giunge la notizia che Tamara e Alex hanno cominciato l’acclimatamento dirigendosi quindi verso Campo 1. Al rientro al campo base, Tamara fa le prime considerazioni sulla fattibilità della spedizione: “Qui sul K2 è tutto diverso rispetto all’estate del 2014. Alex e io siamo rientrati al campo base dopo due notti sulla montagna. Abbiamo passato una notte al Campo Giapponese a circa 5800m e una al Campo 1 a circa 6100m, subito prima che il tempo peggiorasse. Da quello che vedo e che sento, mi sembra di capire che la chiave per affrontare il K2 senza ossigeno sia avere un buon acclimatamento. Quindi diamoci da fare per acclimatarci al meglio. Il K2 non ci renderà le cose facili: in vetta è sempre così ventoso. Credo che questa sarà l’esperienza più dura che farò in tutta la mia vita. Ma sono felice, perché in questo momento della mia vita ogni giorno scopro una nuova forza nascosta dentro di me e mi sento sicura di me e felice, nonostante le condizioni, tra il vento e il freddo, non siano le più facili da sopportare. Essere così in sintonia con la natura e la sua forza mi trasmette sentimenti altrettanto forti”.

 

 

Il K2 è infatti una bella gatta da pelare. Si tratta di una delle vette più impegnative e pericolose al mondo e “vanta” il secondo tasso di mortalità più alto tra tutti gli ottomila. È impressionante pensare che circa un alpinista su quattro che raggiungono la vetta perde la vita sulla via del ritorno. In particolare l’aria rarefatta, i rapidi mutamenti del tempo, i venti fortissimi e le temperature bassissime rendono la salita invernale un’impresa folle. Non a caso, l’ascesa del K2 nella stagione fredda è rimasta una delle ultime e pochissime imprese non ancora compiute.

Proprio per questo, l’impresa “fa gola”. Quest’anno sono molte le spedizioni che tentano la “Savage Mountain”: dalle squadre di Sherpa guidate da Mingma G alle squadre occidentali, tra cui spiccano appunto Tamara e Alex, insieme a Sergi Mingote, Juan Pablo Mohr, Mattia Conte e Carlos Garranzo.  

 

 

In merito alla questione dell’affollamento al campo base, Tamara si esprime in modo aperto e positivo. “Nonostante io sia una persona un po’ selvaggia e solitaria e negli ultimi anni abbia preferito spedizioni in piccoli team, quest’anno sto davvero apprezzando la compagnia di così tanti nuovi amici con cui condivido questa grande passione. Credo che solo insieme possiamo essere forti abbastanza da tentare la cima della 'Grande Regina'. Al momento siamo ancora bloccati al campo base e non ho idea di quando potremo riprendere l’acclimatamento, perché le previsioni danno ancora pericolo di venti forti e valanghe”.

D’altronde il senso di una spedizione è anche quello di saper attendere, di rispettare i tempi della montagna, senza forzare le cose, e questo Tamara lo sa bene.

Credo che solo insieme possiamo essere forti abbastanza da tentare la cima della 'Grande Regina'

A conferma di ciò, i giorni seguenti le previsioni migliorano e il 13 gennaio Tamara e Alex si rimettono in cammino per continuare l’acclimatamento. Tamara si dice divisa tra due volontà opposte: da un lato quello di godersi il “comfort” del campo base, nonostante abbia ormai una forte tosse che l’ha costretta a iniziare una cura antibiotica, i sanguinamenti dal naso, il freddo e il vento; dall’altro la voglia immensa di rimettersi in cammino.

L’ultimo pensiero sui social Tamara lo dedica alla sua community di fan che la seguono da tutto il mondo: “Voglio dedicare ogni giorno di questa avventura a voi, con l’augurio di trovare il coraggio di vivere la vostra vita nel modo più intenso possibile”.

 

UPDATE

Sabato 16 gennaio la squadra composta da 10 alpinisti nepalesi ha raggiunto per la prima volta la vetta del K2 in invernale. I dieci alpinisti della spedizione nepalese si sono aspettati a dieci metri dalla vetta per raggiungerla insieme. Ad arrivare in cima sono stati Nimsdai Purja, Mingma David Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Geljen Sherpa, Pem Chiri Sherpa, Dawa Temba Sherpa, Mingma G, Dawa Tenjin Sherpa, Kilu Pemba Sherpa e Sona Sherpa. Gli alpinisti appartengono al gruppo etnico locale degli sherpa. A differenza di quanto succede normalmente, non partecipavano alla spedizione europei o nordamericani, cosa che ha reso ulteriormente simbolico il traguardo raggiunto.

Purtroppo, lo stesso giorno, l'alpinista catalano Sergi Mingote, ha perso la vita scendendo dal Campo 1 al Campo Base, precipitato all'improvviso e rendendo inutile ogni tentativo di rianimazione.