Cultura | Produzione cinematografica

Sesso, web e cinema indipendente

Aquadro, il film di Stefano Lodovichi e Davide Orsini che ha vinto l'altro giorno il Roma Indipendent Film Festival come miglior lungometraggio, parla di adolescenti e tecnologie, ma soprattutto di confini. E' stato girato a Bolzano e a Rovereto, anche grazie ai fondi del BLS (Business Location Südtirol). Da vedere al festival cinematografico dei Bozner Filmtage 17 al 21 aprile.

Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

L'anno scorso Stefano Lodovichi ha girato a Bolzano il suo primo lungometraggio come regista, oggi visibile on-line su cubovision. Nemmeno trent'ann, Stefano è giovane per il cinema, soprattutto per quello italiano.

Stefano, di cosa parla Aquadro?

I temi affrontati dal film sono giovani, sesso e web. La domanda che ci siamo posti è: "Se una coppia si filma mentre fa l'amore, diventa pornografia?" Secondo noi, questo succede solo nel momento in cui lo vedono altri, altrimenti è una cosa intima e privata. In realtà questa è una storia d'amore che cerca di capire i sentimenti e i bisogni di questa generazione web.

E quale è la cosa più sorprendente di questi giovani?

Che sono veramente 2.0. Spesso e volentieri il web ricopre nelle loro vite ruoli sociali che appartenevano a fratelli maggiori, amici, genitori. L'educazione oggi è diventata 2.0: I passi dei ragazzi d'oggi, come Amanda e Alberto (i protagonisti del film), sono scanditi dalle indicazioni che gli danno persone terze, che stanno oltre una web-cam.

Quello che avete trattato è un tema spinoso. E' stato difficile farlo digerire alle commissioni che vi hanno poi finanziati?

Non c'è stato alcun problema né con Rai Cinema né con BLS. Tutti hanno capito fin da subito che la nostra esigenza non era certo quella di spettacolarizzare un tema facilmente vendibile come il sesso tra adolescenti, ma che avevamo altri obiettivi. Penso che la naturalezza dei personaggi e il nostro approccio molto semplice abbiano premiato questo film.

Le location, Bolzano e l'Alto Adige, sono arrivate prima o dopo l'aver ottenuto i fondi del BLS?

E' arrivata prima. Ancora prima di iniziare a scrivere la sceneggiatura, due anni fa, siamo venuti a Bolzano, dove avevamo alcuni amici, e ci siamo resi conto che questa città era il luogo ideale, perfetto, per questo film.
Avevamo bisogno di un luogo che gli desse spessore e Bolzano ci riesce perfettamente nella sua ambivalenza, storica, architettonica, politica ma anche geografica: è vicino al confine. Nel simbolismo del film l'idea di confine è una chiave di lettura fondamentale, perché i due protagonisti si apprestano a varcare quello tra adolescenza ed età adulta.

Quanto è valsa la collaborazione con BLS e cosa vi hanno chiesto di fare?

Ci hanno dato sui 160.000 euro per girare il film, la produzione vera e propria. Oltre ai vari investimenti economici sul territorio, che sono il senso di una film commission locale come questa, ci hanno chiesto che nel film si parlasse del posto e delle sue tradizioni. Dato che Bolzano è bella, mostrarla non ci è costato nulla. Ovviamente non siamo riusciti a toccare tutti i punti interessanti di questo territorio, come ad esempio la questione del bilinguismo. Però è evidente, dalle recensioni, come questa storia viva proprio perché ambientata a Bolzano.

Avete combattuto contro colossi nazionali e internazionali per ottenere questi fondi. Vi aspettavate di riuscirci?

Nella nostra mandata ci sono stati nomi grossi: Tornatore, Siani. Io non credevo che ci avrebbero dato i soldi, vista la mia natura pessimista.  Evidentemente mi sbagliavo; la storia è piaciuta così tanto che siamo al secondo o terzo posto per finanziamenti nel 2012. E' stato bello, non me lo aspettavo, e nel momento in cui ho visto che c'era così tanto interesse ho capito che si poteva fare, che il film era realtà.

Perché avete deciso di distribuire gratuitamente il film?

La distribuzione gratuita su internet è stata una condizione sine qua non per fare il film. Rai Cinema ci ha proposto la produzione del film, a patto che entrassimo a far parte di questo progetto di web-movies che sarebbero andati in onda prima su cubovision e dopo su Rai Cinema Channel, per finire poi su ITunes dal primo di luglio. Rai cinema ha infine in progetto un dvd.
Io sono molto contento che sia su internet. Questo sistema permette a tutti di vedere il nostro film. Insomma, diciamocelo, oggi andare al cinema costa tantissimo e soprattutto i giovani non possono sempre permetterselo.

Pensi che una politica di distribuzione online possa salvare il cinema?

Il costo del cinema invoglia alla pirateria. Abbiamo bisogno di vedere film e di creare una cultura cinematografica soprattutto nelle nuove generazioni. Penso che il web-streaming sia un'ottima soluzione per lanciare film a basso costo, far conoscere i giovani artisti e cominciare una rieducazione dal basso del cinema fatto bene.
Due sono gli obiettivi per il cinema oggi: rieducare dal basso, soprattutto i ragazzi, a guardare i film fin da giovani, e in questo internet li può aiutare. Il secondo grande obbiettivo è quello di dare pari dignità a cinema e web.

Perché? Cinema e web-movies non hanno la stessa valenza?

Personalmente non mi dispiacerebbe che il mio prossimo film fosse un film proiettato al cinema. Perché fa parte del percorso cinematografico tradizionale. E perché un film per il web non è un vero e proprio film. Se vuoi essere riconosciuto come regista devi andare al cinema, se vuoi candidarti al David idem. Rai cinema ha fatto un grande passo producendo film per il web, ma ora dovrebbe fare un secondo passo che è quello dell'uniformare questi due mondi o per lo meno di avvicinarli.