Politica | Il caso

Zaki, sì alla cittadinanza italiana

Il Senato approva l’ordine del giorno per il ricercatore egiziano detenuto da più di un anno. Unterberger: “Solo un passo per la sua liberazione, l’impegno non si fermi”.
Patrick Zaki
Foto: upi

Il Senato ha dato il via libera alla cittadinanza italiana all’attivista e ricercatore egiziano Patrick Zaki, recluso da oltre un anno nel carcere cairota di Tora. 208 sono stati i voti a favore dell’ordine del giorno unitario, nessun contrario e 33 gli astenuti tra i quali tutti i venti senatori di Fratelli d’Italia. Oltre a impegnare il governo “ad avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana”, il documento approvato oggi (14 aprile) chiede all’esecutivo di sollecitare le autorità egiziane per l’“immediata liberazione dello studente”, verificando la possibilità di utilizzare gli strumenti previsti “dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti del 10 dicembre 1984”; ma anche di monitorare le udienze processuali e le condizioni di detenzione; di attivarsi a livello europeo per la tutela dei diritti umani nei Paesi in cui persistono violazioni; di portare iniziative al G7 con particolare riguardo a casi di repressione di attivisti politici e di difensori dei diritti umani.

 

Durante il suo intervento in Aula la presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger, ha sottolineato che il riconoscimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki deve essere “solo un altro passo per la sua liberazione. Da più di 400 giorni Zaki è in un carcere di massima sicurezza senza processo, con ben 11 proroghe della carcerazione preventiva. Nei suoi confronti c’è un vero e proprio accanimento del regime egiziano, che lo ha prima spiato mentre studiava a Bologna, arrestato non appena rientrato in patria, sottoposto a torture in carcere”.
La senatrice sudtirolese ha affermato che “Zaki non ha nessuna colpa, se non di essere un ragazzo che crede nella libertà e nella giustizia, esattamente come Giulio Regeni, ma anche come Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo. Come tutti loro Zaki è un cittadino europeo e italiano, perché nel suo percorso di vita ha sempre coltivato quei valori che sono alla base delle nostre società. Tutto questo non ci può lasciare indifferenti. Per questo il nostro lavoro non può interrompersi con il riconoscimento della cittadinanza a Zaki. Deve continuare la pressione sul regime egiziano - ha concluso Unterberger -. L’Italia e l’Europa facciano tutto il possibile per ottenere la sua liberazione”.