Cultura | L’intervista

Comequandofuoripiove, il podcast

Uno spazio d’ascolto virtuale nato “per dare valore alla parola e alla sua capacità di creare rivoluzioni”. Da un’idea di Alessia Paoli, giovane neolaureata trentina.
comequandofuoripiove
Foto: Alessia Paoli

È la voce di Alessia Paoli, ventiduenne laureata alla triennale di Lettere moderne dell'Università di Trento, a guidarci in questo spazio d'ascolto virtuale dove il ritmo della realtà sembra rallentare per farci riassaporare la bellezza dell'osservare il mondo senza fretta. Un podcast nato da poche settimane che unisce riflessioni sull'interiorità e sul presente a spunti letterari, storici e culturali.  

Abbiamo incontrato Alessia per farci raccontare il suo progetto. 

salto.bz: Come descriverebbe Comequandofuoripiove in breve?

Alessia: Comequandofuoripiove è un podcast nato per dare valore alla parola e la sua capacità di creare rivoluzioni da tantissimi punti di vista. È un progetto difficile da sintetizzare, volontariamente non ha dei confini tematici rigidi, è uno spazio in cui mi sento libera di esprimermi in modo creativo: mi piace l’idea di poter attraversare molti argomenti e concetti diversi seguendo i miei interessi. Parto da riflessioni mie a cui lego ciò che ho studiato o ciò che mi ha colpito nelle mie letture e cerco di fare una panoramica. Nella prima puntata, ad esempio, sono partita da questioni storiche, come l’invenzione della stampa, per arrivare poi a parlare del rapporto tra la parola e le nuove tecnologie. Nella seconda puntata invece sono partita dalla mia tesi di laurea e ho sviluppato tutte le riflessioni meno istituzionali che non potevo permettermi in ambito accademico. 

Perché ha scelto di comunicare attraverso il podcast e non un altro formato?

Sono sempre stata affascianata da questo modo di comunicare, ho sempre ascoltato molti podcast e amo anche il mondo della radio dove ho lavorato per un periodo. Mi piace avere la possibilità di poter parlare in modo libero senza ancorarmi ad immagini e video. Una cosa che ho notato è che nella televisione le immagini fanno gran parte del lavoro comunicativo, non si sta così attenti al modo in cui parlano le persone; nel podcast invece tutto passa attraverso la parola che ha un ruolo assolutamente centrale. Mi è sempre piaciuto molto anche scrivere, trovo che siano due modi di comunicare paralleli in questo senso. Ho scelto il podcast perché volevo sperimentare, provare una cosa nuova, raggiungere più persone. É un mezzo ancora non molto frequentato, ma che sta trovando sempre più pubblico forse perché oggi siamo tutti molto indaffarati e spesso è più facile trovare del tempo per ascoltare che per leggere o guardare dei video.

Comequandofuoripiove nasce subito dopo la fine del lockdown, questo periodo ha influito sul progetto?

La quarantena mi ha sicuramente dato una spinta in questo senso, è stato un periodo molto ricco di stimoli a livello di comunicazione: pur essendo tutti distanti ognuno ha preso la parola dalle proprie case in modi diversi. Questo periodo ci ha insegnato a approfittare di più della comunicazione digitale, e allo stessi tempo a guardare dentro noi stessi. Sentivo il bisogno di creare questo spazio mio e la situazione mi è stata d'ispirazione per buttarmi e provarci. Inoltre un po’ mi mancava studiare, volevo tornare sui libri in altri modi. 

Cosa ti spinge a parlare di letteratura in un contesto digitale in cui spesso non è così presente?

Nel mio percorso di studi ho notato che il mondo umanistico e letterario contemporaneo e il mondo digitale spesso non vanno tanto d’accordo. Da parte degli umanisti c’è un po’ un sentimento di superiorità verso le nuove tecnologie. Oggi però i modi di comunicare e diffondere la cultura e la letteratura non sono solo quelli della scuola e dell’università, ma sono anche quelli del mondo digitale. Abbiamo a disposizione dei mezzi potentissimi e utilissimi che il mondo umanistico forse non sfrutta abbastanza.

Che valore e che ruolo ha, secondo lei, la parola in questo periodo storico?

Nella comunicazione digitale la parola è presente, ma deve farsi spazio tra i vari strumenti da cui è affiancata e spesso per questo viene “strizzata” in piccoli concetti che non le permettono di sviluppare appieno il suo potenziale. La parola oggi passa perlopiù per slogan, che sono un po’ il contrario del senso di espressività tipico della poesia. Un esempio banale di questo approccio può essere lo scorrere facebook e leggere solo i titoli delle notizie senza approfondire. Penso che in alcuni casi invece sia necessario e bello andare più a fondo. Questo è proprio il tema che stavo pensando di sviluppare nella terza puntata. 

Pensa che il mondo umanistico debba cambiare per adattarsi ai nuovi mezzi o debba solo sfruttare questi canali per farsi conoscere?

Entrambe le cose: deve addattarsi perché è il mondo in cui viviamo, e in parte lo ha già fatto, ma deve anche modificarli lui stesso avvicinandoli di più al mondo accademico e dell’università. Per me è assurdo, ad esempio, che in una piattaforma ricca di video come youtube siano così carenti contenuti di carattere letterario. Sarebbe bello se ci fosse più spirito di divulgazione, anche da parte di professori magari, avere varie spiegazioni e interpretazioni delle opere potrebbe essere il punto di partenza per poi approfondire in autonomia o potrebbe costutuire un accesso al mondo letterario anche per chi proviene da altri ambiti e non è un addetto ai lavori. Sono convinta che il mondo umanistico possa dare molto al mondo digitale, possa arricchirlo e cambiarlo in positivo. 

A chi si rivolge il suo podcast?

Una cosa con cui ho dovuto fare i conti tanto durante la scrittura del podcast è stata proprio pensare a chi avrebbe potuto ascoltare ciò che dicevo. Nessuno vuole qualcuno che gli fa il maestrino, ma nemmeno qualcuno che tratta di banalità e ha un approccio superficiale. Bisogna cercare di trovare un equilibrio tra queste due cose. Ho fiducia nel mio ascoltatore, e anche nelle nuove generazioni. Penso che qualsiasi valutazione del mondo deve partire da un senso di fiducia. Il mio podcast cerca di essere molto inclusivo, idealmente si rivolge a tutti quelli che hanno la curiosità di ascoltarlo. 

Il progetto è nato da poco, le ha già dato delle soddisfazioni?

La soddisfazione più grande per me è stata ricevere messaggi privati o commenti di persone che apprezzavano i miei contenuti o comunque esprimevano la loro opinione in proposito, facendo anche qualche critica. Questa è l’idea di web che mi piace: una community, un gruppo di persone che si sostengono, che si ascoltano e che dicono la propria dialogando in modo civile.

Quali sono le sue aspettative, Comequandofuoripiove è un progetto a breve o lungo termine? 

La mia idea è di fare un po’ di puntate durante l’estate e vedere come va. É un tipo di progetto che vorrei portare avanti nel tempo e una cosa che mi vedo bene a fare anche nel futuro. 

Comequandofuoripiove è presente su tutte le maggiori piattaforme di podcasting, su spotify e youtube. Per chi invece preferisse la lettura la trascrizione delle puntate si può trovare anche sul blog Comequandofuoripiove

Di seguito, per chi volesse un assaggio, ecco il trailer del progetto. 

“Il secondo giorno di primavera”, trailer di COMEQUANDOFUORIPIOVE