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Foto: provincia.bz.it
Politica | Maltrattamenti

L'alba dentro l'imbrunire

Una famiglia viene lasciata per strada, muore un ragazzo, ma il vertice del fantasmatico Euregio si vanta di aver prestato opera di solidarietà.

Di tutta la vicenda riguardante la morte del ragazzo curdo-iracheno all'ospedale di Bolzano, e dell'incredibile respingimento della richiesta di accoglienza inoltrata dalla sua famiglia, ricorderò tre immagini, tre fotogrammi che si sono impressi durevolmente nella mia memoria. La prima immagine è di una settimana fa. Mi trovavo nel piccolo ristorante gestito da iracheni che sta davanti all'Autohof. A un tavolo c'erano alcune ragazze  dell'associazione SOS Bozen e mi hanno subito raccontato quello che era successo poche ore prima. Poi è arrivata una macchina, ha parcheggiato e una delle ragazze le si è avvicinata. Pochi secondi dopo è tornata al tavolo. Piangeva. Dentro la macchina c'era la madre del ragazzo, non è difficile immaginarsi il motivo di quelle lacrime. La seconda immagine risale a giovedì. Passavo ancora una volta dal parco della stazione e ho visto la famiglia della quale adesso tutti si erano ormai messi a parlare e a scrivere – poche ore prima era arrivato addirittura un giornalista inglese a intervistare il padre – mentre si dirigeva verso l'Hotel Alpi, ennesima stazione del Calvario. Una volontaria teneva il più piccolo per mano. Un gesto comune, di comune tenerezza. Il bambino non sembrava addolorato, avrebbe rifiutato qualsiasi attribuzione sentimentale sull'innocenza offesa e altre cose del genere. Era un bambino che camminava per il parco, tenuto per mano da una persona che nel frattempo aveva avuto modo di conoscere e di riconoscere. Occhi di bambino in un parco, e piedi svelti. Nulla di più. Comunque più di quanto questa città aveva deciso di sopportare. La terza e ultima immagine l'ho trovata pubblicata su un sito d'informazione chiamato “Opinione. Agenzia giornalistica”. La sua linea editoriale è espressa così: “Opinione. I fatti separati dalle opinioni. Le notizie: immediate e non mediate. I testi: integrali e senza manipolazioni. Le fonti: autorevoli, affidabili ed internazionali”. Da questo migliore tra i mondi possibili dell'informazione ecco dunque l'immagine: i presidenti delle due giunte provinciali di Trento e Bolzano, sorridenti, sopra il testo di un comunicato stampa che a un certo punto recitava: “È stato ribadito stamane, nell’ambito dell’assemblea di fine anno del Gect: la parola solidarietà è un fondamento della stessa Euregio. Con questo spirito Trento, Bolzano ed Innsbruck hanno gestito assieme situazioni delicate come la questione del Brennero, o azioni solidali come la costruzione dello studentato di Camerino. Ed ora un nuovo esempio, affrontato anche questa volta di comune accordo fra Trentino e Alto Adige, uniti nel tendere una mano alla famiglia irachena del piccolo Adan, lo sfortunato ragazzo disabile morto la settimana scorsa a Bolzano”. In genere il gesto di tendere la mano verso qualcuno è molto differente dal prenderlo a schiaffi, ma qui i nostri due maestri ci volevano evidentemente insegnare quanto sia facile trovare l'alba dentro l'imbrunire.