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Valore alla scienza attraverso il calcio

Primo hackathon del calcio italiano il 14 e 15 ottobre a Trento con 180 sviluppatori. Ospiti anche i ct Luigi Di Biagio e Milena Bertolini e l'ex arbitro Roberto Rosetti
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Mattia Frizzera

In un dibattito pubblico caratterizzato dai “no” qualcosa e da una sempre maggiore negazione della scienza valorizzare gli aspetti scientifici, anche partendo dal gioco più conosciuto ed apprezzato, quello del calcio, ha un grande valore pedagogico. Ne è convinto Marco Bicocchi Pichi, presidente di ItaliaStartup, intervenuto al Dipartimento di Lettere e Filosofia di Trento nel corso del primo hackathon del calcio italiano organizzato da Figc, Provincia di Trento, Unitn e Trentino Sviluppo.

Su die schönste Nebensache der Welt si è letto, scritto, fatto, visto di tutto, ma organizzare un hackathon per “smanettoni” non ancora. Quasi come se fosse vista come una “blasfemia” per quella che un po’ viene vista come una religione.

Ecco che dopo l’hackathon del Manchester City anche a Trento si è riusciti a fare una maratona di innovazione, portando in collina 180 hacker ed in città ospiti internazionali della “pedata”. Dall’arbitro di Germania-Argentina, finale di Brasile 2014, Roberto Rosetti, ai ct della Under21 maschile Luigi Di Biagio e della nazionale femminile Milena Bertolini. Fino a Nicolas Evans, group leader del Football quality programme della Fifa e Sergey Zmievsky, che sta cercando di dare nuova vita digitale al calcio attraverso una piattaforma nella quale incrociare domanda e offerta di giocare a pallone a livello locale. Infine Michele Uva, direttore generale Figc diventato anche vicepresidente dell’Uefa.

La sala di Lettere ricorda un po’ un’arena calcistica. Dopo l’intervento di Rosetti, che ha parlato della Var, la videoassistenza arbitrale protagonista di molte discussioni da bar di questo autunno, salgono sul palco due dei maggiori allenatori azzurri. Luigi Di Biagio lo ricordiamo per i 7 polmoni, per la pelata e quella traversa di Saint Denis che trema durante il mondiale di Francia98. Da allenatore dell’Under21 azzurra ha portato dell’innovazione a supporto della panchina.

«Chi si occupa di match analysis deve apprendere in tempo breve e capire il mio sistema di gioco».

Tante sorprese in futuro verranno però soprattutto dal calcio femminile. Dalla decisione della federazione norvegese di pagare le calciatrici come i calciatori, fino al progetto calcio femminile della Juventus, che ha acquistato quasi tutte le giocatrici più forti che militano nella nazionale.

La selezionatrice Milena Bertolini usa gli strumenti tecnologici del match analysis per «migliorare le prestazioni, rivedere gli errori, capire come giocano gli avversari e vedere dove possiamo migliorare e crescere. Abbiamo tempi ristretti, quindi il nostro lavoro deve essere ottimizzato al massimo».

Il “signore dei numeri” sul palco è Antonio Gagliardi, che stupisce subito con un dato: ci vogliono almeno 50 tiri per fare 1 gol da 20 metri dalla porta.

«Radja Nainggolan, il belga della Roma, nella stagione 2016-2017 è riuscito a fare 1 gol ogni 48 tentativi».

Interessante poi l’analisi mostrata del cammino di qualificazione degli Under21 agli europei di categoria, con l’indicatore dell’”indice di pericolosità”, che somma calci d’angolo, cross e tiri. Nonostante l’Italia abbia avuto indice di pericolosità superiore all’avversario in tutte le partite e quasi sempre anche maggiore possesso palla ha dovuto soffrire molto. Soprattutto con “catenacciari” che si sono chiusi nel fortino difensivo come Andorra e Lituania.

Insomma è così scientifico il calcio? «No – spiega Gagliardi – ma vengono dati degli strumenti immediati su ciò che dovrebbe fare un allenatore».

Cambio di speaker e sul palco va Luca Corsolini, responsabile comunicazione e sport della Fondazione Symbola per le qualità italiane. Partendo dalla considerazione che la Fifa, federazione internazionale che unisce 211 associazioni calcistiche nazionali, sia un “social network” dal 1904, cento anni prima di Facebook. Zmievsky presenta la sua piattaforma di digital football, che coinvolge 5milioni di persone, raccogliendo un database di arbitri, giocatori, campi. Ma l’altra parola magica dell’hackathon è CRM, customer relationship marketing, lo sfruttamento della base di tifosi, che vanno su Fb o acquistano biglietti per lo stadio, a fini commerciali. Evans aggiunge, dal lato della Fifa, che a livello internazionale non ha solo importanza per il pallone ma anche per la sua potenzialità diplomatica fra stati, che si sta cercando di capire come avere un rapporto migliore con il pubblico.

Niccolò Donna del centro studi Figc spiega come si stia cercando un po’ alla volta di andare oltre all’autoreferenzialità di un mondo che in Italia ha 32milioni di tifosi, 1,3milioni di tesserati, 4milioni di calciatori.

I detrattori del calcio lo vedono come “oppio dei popoli”, ma i dati di audience televisiva mostrano chiaramente la visceralità con la quale gli italiani seguono il pallone: «fra i 50 eventi più visti in tv nella storia ci sono 49 partite di calcio, delle quali 45 della nazionale».

A Trento per l’hackathon si sono scelti due temi strategici: l’analisi delle partite e appunto il customer relationship marketing. «Agli sviluppatori – spiega Donna – abbiamo dato 60mila dati sulle performance di tutte le nazionali, per capire come nella storia si è evoluto il calcio, capire se è possibile calcolare un modello di squadra vincente fino ad un’analisi predittiva per comprendere quali dovranno essere le caratteristiche del calciatore del futuro».

Sul CRM il limite di Figc è quello di avere poche info sui propri tesserati. «Non abbiamo mail, non possiamo raggiungerli attraverso newsletter. Gli sviluppatori dovranno aiutarci a capire come conoscere, valorizzare, fidelizzare meglio la nostra base ai colori nazionali. Ci sono moltissime possibilità inesplorate di business».

A proposito di numeri impressionanti l’intervento di Andrea David Rizzi, strategic partnership manager di Youtube, ha fatto capire perché la piattaforma online di video ha scelto come proprio claim “where the world choses to watch”. Mensilmente sono 1,5miliardi nel mondo gli utenti attivi, con 400 ore di contenuti uploadati ogni minuto, con un totale di più del 60% delle visualizzazioni fatte da dispositivi mobili.

La sfida futura di Youtube, così come quella di un po’ tutta l’industria digitale, è quella di passare da una difficoltà di raggiungere un utente che presta molta attenzione, caratteristica del passato, al mondo dell’”economia dell’attenzione”, quella nella quale l’utente viene raggiunto facilmente ma è la sua attenzione ad essere scarsa.

La piattaforma cerca di ispirare i propri utenti con il motto “do what you can’t” ed in futuro si concentrerà, dopo aver portato a fine 2016 una nuova interfaccia sulle smart tv, sui formati “immersivi”, quali i 360 gradi e i video in virtual reality.

Ultimo incontro del sabato dell’hackathon moderato da Vittoria Gozzi, ceo di Wylab, che si definisce un’”abilitatrice di sistema”, visto che assiste 22 start up, per un investimento da 800mila euro che portano 60 nuovi posti di lavoro. Wylab incuberà i vincitori dell’hackathon nell’ambito della match analysis, che verranno premiati domenica 15 ottobre alle 13.30 a Lettere dal rettore di Unitn Paolo Collini, dall’assessora provinciale trentina alla ricerca ed università Sara Ferrari, dal presidente di Trentino Sviluppo Flavio Tosi e da Ilan Hadar della Hype Foundation.

Wy Scout è una piattaforma che raggruppa dati di 600mila giocatori e “traccia” 1500 partite a settimana. Tanto che attorno a Wylab a Chiavari (Genova) si sta creando un distretto per startup nel mondo dello sport.

«Lo sport sta diventando sempre più generatore di contenuti – spiega Marco Nazzari di Nielsen Sports Italy – grazie ai prodotti wearable (“indossabili”)». Bicocchi Pichi vede la questione più a monte, analizzando come «tra il 2012 ed il 2017 in Italia si sia investito meno di 1miliardo di euro per l’innovazione, mentre in Gran Bretagna oltre 20miliardi».

Secondo Gozzi il futuro del calcio si dividerà in tre cluster di innovazione: dalle infrastrutture sportive (stadi polivalenti), all’analisi di dati e performance anche con l’obiettivo di prevenire gli infortuni fino a conoscere la propria fan base, senza intermediari, monetizzando al meglio i contatti.

La seconda giornata dell’Hackathon di Trento proseguirà al Dipartimento di Lettere e Filosofia domenica 15 ottobre dalle 9.30 alle 13.30 con ospiti internazionali su calcio, sport e nuove tecnologie. Maggiori informazioni sul programma su www.hackathon-figc.unitn.it.

Tibor Navracsics, Commissario Europeo Sport-Cultura-Giovani-Educ. per Hackathon del Calcio, per Mattia Frizzera