Politica | La protesta

“La manovra annuncia un futuro nero”

Tranchant il giudizio della Cgil sulla Legge di bilancio, la segretaria Masera: “Colpisce i più poveri e premia gli evasori”. In Alto Adige si sciopera il 16 dicembre.
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Foto: CGIL/AGB

È il primo sciopero nazionale contro il Governo Meloni, oggetto della contestazione: la bozza di Legge di bilancio. Tra flat tax, taglio della rivalutazione delle pensioni e ritorno dei voucher, infatti, il giudizio dei sindacati è duro.
In Alto Adige si scenderà in piazza per chiedere di modificare la manovra venerdì 16 dicembre. “Non mi aspetto una grande partecipazione - ammette Cristina Masera, segretaria generale della Cgil/Agb -, l’inflazione a due cifre morde e non tutti possono permettersi di scioperare, ma per noi è importante condividere le motivazioni della protesta (il giorno della mobilitazione è previsto un volantinaggio in piazza Walther a Bolzano dalle ore 10 alle 12 e in tutti i luoghi di lavoro, ndr) e le reazioni delle persone che stiamo raccogliendo nelle assemblee già ci dicono che le nostre richieste sono giuste e questo è significativo”.

Segretaria Masera, secondo la Cgil la Legge di bilancio è “contro il lavoro, sbagliata e da cambiare”, cosa non va nella Manovra Meloni?

La manovra non va incontro alle esigenze dei più poveri e accresce anziché contrastare la precarietà con il ripristino dei voucher, inoltre la tassa piatta al 15% per i redditi da lavoro autonomo, fino a 85 mila euro, indica la volontà di smantellare la struttura progressiva del nostro sistema fiscale e al tempo stesso rafforza l’iniquità, con lavoratori dipendenti e pensionati che vengono tassati il doppio di coloro che hanno redditi anche tre volte superiori.

Troppo lassismo, poi, sull’evasione fiscale, come denunciato da più parti?

Invece di dichiarare guerra all’evasione fiscale da una parte ci sono le cosiddette “tregue”, tradotte in condoni, che di fatto favoriscono chi le tasse non le ha pagate e dall’altra si riducono le tasse per i redditi da lavoro autonomo, una misura che potrebbe spingere i giovani a trasformare il loro lavoro dipendente in lavoro a partita iva anche “camuffato”. Mi spiego: può accadere che un giovane mantenga un rapporto con lo stesso datore di lavoro sotto forma però di partita iva, cosa che lo precarizza ancora di più. Il condono, poi, aumenta l’iniquità del sistema fiscale, permettendo a chi non ha mai pagato di continuare a non pagare, un messaggio peraltro eticamente e moralmente indegno. Senza contare l’aumento del tetto all’utilizzo del contante che è un favore all’evasione e al riciclaggio. Ecco, questi sono tutti segnali che ci prospettano un futuro nero.

Questo Governo parte male, insomma.

Esatto, questa manovra è una traccia piuttosto chiara di ciò che l’esecutivo ha intenzione di fare da qui in avanti e la direzione presa non fa ben sperare. Penso ad esempio all’emergenza salariale del tutto trascurata; si proroga la decontribuzione fino a 35mila euro - già conquistata con il governo Draghi - mentre noi avevamo chiesto di portarla dal 2% al 5%, in modo da avere buste paga un po’ più sostanziose. Fra le nostre richieste inoltre c’era quella di introdurre un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione - il recupero del cosiddetto fiscal drag o drenaggio fiscale. Per ora nel testo della legge di bilancio non ci sono miglioramenti in questo senso, la decontribuzione è stata lasciata al 2%, alzandola al 3% solo per una fascia di reddito.

Questa manovra di bilancio è una traccia piuttosto chiara di ciò che l’esecutivo ha intenzione di fare da qui in avanti e la direzione presa non fa ben sperare

Fa discutere anche il capitolo pensioni.

Beh, qualcosa nei calcoli non torna. Nel 2023 secondo il Governo ci saranno 726,4 milioni di euro per finanziare i diversi interventi (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale e altro), secondo le nostre stime la cifra che verrà effettivamente spesa sarà più bassa, ovvero 274,3 milioni, con un risparmio di 452,1 milioni. Abbiamo calcolato che solo 11.340 persone potranno beneficiare di Quota 103 in tutta Italia a fronte dei 47mila con i requisiti (62 anni di età e 41 di contributi) stimati dal Governo. L’Opzione donna invece grida proprio vendetta, si peggiora una misura - che già non era una delle migliori - poiché si riduce molto la platea delle donne che possono usufruire dell’istituto. Il problema, poi, è anche quello che manca in questa legge.

Ovvero?

Sono del tutto assenti temi come le politiche industriali ed energetiche in un Paese che dovrebbe affrontare la trasformazione digitale e la riconversione verde. Il Governo depotenzia la tassa sugli extra profitti, riducendo la platea delle aziende a cui si applica, con conseguente riduzione del gettito.
Non ci sono soldi per l’istruzione e la sanità che sta affrontando gli effetti della pandemia, e a tal proposito occorre rafforzare il sistema sanitario pubblico anziché tendere continuamente alla privatizzazione.  

Riassumendo: cosa chiedete che venga inserito nella Legge di bilancio?

Insistiamo sulla decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro, chiediamo investimenti per la scuola e l’università nonché per la sanità, e va rivisto il meccanismo di rivalutazione delle pensioni, bisogna migliorare la condizione di chi percepisce meno. Chiediamo l’uscita flessibile a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, l’uscita con 41 anni di contributi senza limiti di età, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”.
Serve una vera riforma fiscale, siamo contrari alla flat tax che crea disuguaglianze macroscopiche tra le persone a scapito di dipendenti e pensionati su cui grava sempre di più il peso dell’Irpef. In breve: ci vuole un fisco equo e progressivo così come previsto dalla nostra Costituzione.