Economia | L’intervista

“Ci aiuteranno i vaccini. E l’estate”

Andreas Kofler, neopresidente del Consorzio Vini Alto Adige, sull’impatto del Covid e le speranze per il 2021: “Fatturato a -40%. Possiamo reggere, ma per quanto?”
Andreas Kofler, Consorzio Vini Alto Adige, presidente
Foto: Consorzio Vini AA

“Le nostre cantine hanno la forza per reggere la crisi, come ce l’ha il contadino che da 200 anni è abituato agli stravolgimenti. Bisogna però vedere per quanto, e anche quando potranno riaprire hotel e ristoranti che sono i nostri grandi partner. Quanti riusciranno a sopravvivere ai lockdown?”. Andreas Kofler, 37 anni, insegnante di pratica in agricoltura alla scuola Laimburg, nonché presidente di Cantina Kurtatsch, è la nuova guida del Consorzio Vino Alto Adige (la nomina da parte del cda risale all’11 dicembre). Si tratta del soggetto aggregatore di secondo livello del vino altoatesino, formato dalle cantine di trasformazione a cui afferiscono i contadini con le loro uve. Centottantadue associati, sui 218 produttori totali in provincia di Bolzano, per un fatturato totale “in anni normali” di 350 milioni di euro. Il consorzio è quindi un attore di primo piano nel comparto animato da circa 5.000 viticoltori, per 5.500 ettari, con una media di un ettaro ad azienda (il 72% delle superfici è coltivato a uve bianche, il 38% a rosse). Per Kofler saranno tre anni di presidenza difficili, caratterizzati dalla crisi da Covid. Ma lo sguardo è positivo: “Ce la facciamo, ma prima o poi bisogna vedere la luce in fondo al tunnel. Confidiamo nei vaccini e nell’estate”.

salto.bz: Andreas Kofler, non poteva trovare momento più difficile per assumere la presidenza del consorzio delle cantine altoatesine?

Andreas Kofler: il periodo è certamente complicato. Dobbiamo considerare che i nostri vini di alta qualità vengono venduti per una buona parte a livello regionale, nel settore Horeca che significa gastronomia, hotel, ristoranti di livello. Sappiamo tutti cos’è successo. Quando manca la stagione invernale, dopo un anno, il 2020, caratterizzato dal venir meno della stagione primaverile, appena attenuata da un buon recupero nell’estate, gli effetti si vedono. Inoltre, a oggi purtroppo non vediamo ancora la luce in fondo al tunnel: non credo in altre parole che il turismo ripartirà più di tanto in questa stagione invernale. La Germania resterà chiusa, l’Italia dà una stretta alle sue regioni, difficilmente avremo tanti turisti in Alto Adige. Se quindi il mercato regionale del nostro vino vale il 40-50% diventa difficile vendere i prodotti a hotel e ristoranti.

Il periodo è difficile, il nostro prodotto si vende per il 40-50% in regione, a hotel e ristoranti. Che ora sono chiusi o lavorano molto meno

Non ci sono canali alternativi da sviluppare in quest’emergenza protratta?

Il calo interessa sia i ristoranti che gli hotel, dove c’è un grande consumo dei vini di qualità altoatesini, come gli shop dei nostri produttori, in masi e cantine, anche questi ultimi interessati dalle chiusure. È vero però che ci sono differenze da azienda a azienda, ogni struttura è diversa. Alcune imprese più grandi lavorano con la grande distribuzione e hanno ancora canali di vendita all’estero che funzionano.

 

 

In ogni caso il blocco del turismo ha un grosso effetto sul vino altoatesino?

Certamente. Poi si può anche dire che essendo i nostri vini di qualità così alta, mantenerli un po’ più a lungo in cantina fa anche bene al prodotto, perché matura bene. Ma poi logicamente si deve anche venderlo e fare fatturato, per pagare i costi, il personale, le strutture. Per un po’ di mesi non sarebbe un grande problema, non stiamo parlando di una mela che devi vendere ogni stagione quella nuova, però bisogna vedere per quanto si riesce ad attendere.

Quanto vale l’effetto Covid sul vino altoatesino?

Sul fatturato totale un calo tra il 10 e il 40% nel 2020 rispetto all’anno precedente. Anche qui ci sono variazioni: le grandi cooperative hanno chiuso il bilancio con riduzioni dal 5 al 15%, una media del 10%. Forse hanno lavorato bene anche prima del 2020, dato che per le coop l’anno contabile inizia il primo agosto o il primo settembre. Ora vedremo il 2021.

Il 2021, appunto: tutti sperano che non sia come il 2020, lei cosa si aspetta?

È un grande punto di domanda. Dipende molto da come andrà la pandemia, ma non solo in Italia ma in tutto il mondo. Come ci si potrà muovere, potranno aprire hotel e ristoranti, come saranno le stagioni turistiche? Queste sono le domande. Pasqua ad esempio è abbastanza vicina, ma non credo che si faranno grandi fatturati. Detto questo, è vero che un buon bicchiere di vino viene consumato anche a casa. Con l’online shop e il delivery stiamo lavorando bene, ma non basta. Va ribadito che il nostro settore è profondamente legato a hotel e ristoranti: bisognerà vedere che effetti avrà questa crisi sulle aziende. Quanti hanno il fiato lungo per mantenersi oltre la crisi?

Non so quando il turismo e la ristorazione potranno ripartire. Ma noi confidiamo nel 2021: ci aiuteranno i vaccini e l’estate

Lei che orizzonte vede per una possibile ripresa, l’estate o il prossimo autunno?

Come l’anno scorso ci aiuterà l’estate, anche prima, da maggio-giugno. E poi i vaccini: io mi vaccinerò, quando arriverà il mio turno.

 

 

I vaccini avranno un impatto economico, perché permetteranno la ripresa di mobilità e turismo?

Io penso proprio di sì ed è quello che mi auguro. Riguardo a hotel e ristoranti, nella nostra regione tante aziende sono di famiglia, non hanno affitti e quindi hanno maggiore forza per resistere. Forse nelle città ci sarà maggiore difficoltà, per via degli affitti alti. Ci sono locali, anche in Germania e nel resto d’Italia, che fanno fatica a pagare. È vero che arriveranno partner nuovi, com’è sempre dopo una crisi, ma occorre stare attenti. Tanti reggono un lockdown, ma un secondo e forse un terzo lockdown forse no.

La ripresa europea data dal Recovery plan arriverà troppo tardi?

Passeranno diversi anni ma parlando dei nostri vini dovremmo fin d’ora muoverci ancora di più, essere sempre all’erta, andare molto all’estero per la promozione. La qualità c’è di sicuro, credo che i prodotti di questo tipo, forse ancora di più di prima, avranno delle opportunità sul mercato. Piccoli contadini, che producono con i metodi giusti, come sono i produttori altoatesini, hanno le carte in regola.

L’identità è una delle chiavi per lo sviluppo dei nostri vini. Le indicazioni geografiche nella Doc saranno molto utili

Lei ha parlato di identità e qualità per lo sviluppo del vino locale. Come si ricercano?

Sono già 3-4 anni che lavoriamo all’introduzione delle menzioni geografiche aggiuntive nella Doc che ora sono a Roma, in dirittura d’arrivo ma ora un po’ ferme per il Covid. A mio avviso sarà una carta giusta che aiuterà la nostra viticoltura in futuro. È quello che la gente cerca: sapere chi ha fatto il vino che sta bevendo, come, con quali metodi. Poi c’è l’Agenda 2030, dove i viticoltori hanno deciso di andare nella direzione della sostenibilità in vigna ma anche nel footprint della CO2.

Lo sguardo in generale è positivo?

Lo è. Le cantine hanno fatto molti investimenti negli ultimi anni, sono solide e moderne. Reggono una crisi, come la regge il contadino che da 200 anni è abituato agli stravolgimenti. Certo, prima o poi bisogna vedere la luce in fondo al tunnel: è quello che speriamo dal 2021.

 

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Klemens Riegler Ven, 01/22/2021 - 18:25

Danke Herr Andreas Kofler; für dieses ziemlich ehrliche Interview. Ist nicht gerade üblich in Zeiten wie diesen. Speziell der Schlusssatz "Reggono una crisi, come la regge il contadino che da 200 anni ..." Bis zu 30% oder 40% Umsatz-Minus muss auszuhalten sein, speziell wenn der Personalbereich über die Lohnausgleichskasse "ausgelagert" werden kann. Ist natürlich in der Landwirtschaft nur im Bürobereich möglich.

Ven, 01/22/2021 - 18:25 Collegamento permanente