Società | Intervista

Novum + Aquarius = Novum 2

Due cooperative sociali storiche di Bolzano hanno deciso di unire le proprie forze e attuare una fusione. Aquarius e Novum sono confluite nella nuova cooperativa Novum 2
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Novum

Le fusioni sono sempre impegnative, frutto di compromessi, rinunce e duro lavoro. Quando circa due anni fa Aquarius e Novum hanno intrapreso questo percorso, le due cooperative sociali erano realtà completamente separate, con attività e storie differenti. Le persone coinvolte hanno lavorato con impegno e ci hanno creduto fin dall’inizio: il tempo ha dato loro ragione. Attualmente la cooperativa Novum2 conta 76 dipendenti, di cui 54 persone occupate nell’ambito di progetti di integrazione lavorativa.

Abbiamo chiesto a Tiziano Mazzurana quali sono i fattori che hanno reso vincente questa collaborazione e i motivi che hanno portato a questo cambiamento.

Quando e perché è emersa l’idea della fusione tra queste due cooperative storiche di Bolzano?

Tiziano Mazzurana: Già circa 10 anni fa, c’erano stati dei contatti in tal senso tra Novum e Aquarius; i tempi però, non erano evidentemente maturi. Nel 2014 abbiamo iniziato una sorta di collaborazione, condividendo il metodo di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate ed è capitato che una persona fosse inserita indifferentemente in una o nell’altra cooperativa, a seconda delle capacità e necessità dell’utente. Quindi c’era già una collaborazione per quanto riguarda l’aspetto sociale.

Quale è poi stata la spinta decisiva?

Le cooperative Aquarius e Novum erano sane da un punto di vista economico, ma viste le difficoltà del mercato – difficoltà oggettive – e pensando a uno scenario futuro, c’era il bisogno di strutturarsi meglio e sfruttare potenzialità e sinergie. Oggi possiamo ancora scegliere, il futuro è più incerto e non sappiamo cosa possa riservarci.

Quali sono stati i primi passi?

Ad aprile del 2017 abbiamo iniziato un percorso di consulenza, grazie anche al sostegno di Legacoopbund e della Provincia Autonoma di Bolzano. Un gruppo di consulenti ci ha accompagnato per circa un anno, durante il quale abbiamo iniziato a disegnare la nuova realtà. Siamo partiti costruendo l’organigramma per definire ruoli e competenze di ciascuno, organizzando una serie di incontri che hanno coinvolto tutte le figure interessate. In un secondo momento, ci siamo soffermati sull’aspetto finanziario ed economico per verificare la fattibilità del progetto. È noto che in un processo di fusione si attuano delle economie di scala.

Un percorso sicuramente complesso.

Sì, è difficile trovare il giusto equilibrio. Siamo credo, la prima cooperativa in Alto Adige ad essere riuscita in questo intento. Molte fusioni falliscono, perché i soci non vanno d’accordo. Ci vuole dunque un buon equilibrio, fiducia e capacità di lavorare in team.

Qualche volta avete pensato di lasciar perdere tutto?

Qualche volta ci abbiamo pensato. Anche per questo, ci siamo avvalsi di un mediatore, per tutelare tutte le persone del gruppo. La forza di una cooperativa sono proprio le persone, è la dedizione di ognuna di loro a tutti i livelli a fare la differenza.

Come ha funzionato tecnicamente la fusione?

Tecnicamente la nostra è stata una fusione per incorporazione. In realtà, vista la storia e la tradizione delle due cooperative abbiamo cercato di mantenere quanto più possibile i valori di entrambe, cercando di rispettare le sensibilità e le aspettative di tutti i dipendenti.

Quali fattori sono stati determinanti per la buona riuscita del progetto?

Bisogna, innanzitutto, crederci. Abbiamo fatto una scelta e l’abbiamo difesa. Tra le due cooperative negli ultimi anni si erano create delle sinergie positive che abbiamo saputo sfruttare al meglio. La collaborazione è stata poi anche facilitata dal fatto che la cooperativa Novum aveva prevalentemente reparti interni, ossia svolgeva le sue attività soprattutto all’interno della propria sede (es. falegnameria, riparazione bici, ristorazione). L’Aquarius, invece, aveva prevalentemente reparti esterni, ossia attività che venivano svolte presso i clienti stessi (es. verde pubblico, distribuzione pasti ecc.). Quindi la decisione della cooperativa Aquarius di lasciare la propria sede è stata meno difficile.

Come è stata accolta questa vostra decisione dalle realtà con cui collaborate?

La reazione delle persone a cui abbiamo presentato il progetto è sempre stata molto positiva e abbiamo anche ricevuto i complimenti da altre cooperative.

Osservando ora il risultato, quali sono secondo te i maggiori benefici?

La fusione è sicuramente vantaggiosa, ora siamo più forti sotto vari punti di vista. Abbiamo ripensato i processi e abbiamo anche rivisto tutta l’organizzazione alla luce delle novità normative, ad esempio il nuovo regolamento sulla privacy. Vedo anche un grande miglioramento per ciò che riguarda la qualità degli inserimenti lavorativi.

In che senso?

Avendo più attività possiamo capire meglio cosa è più adatto per l’utente e offrirgli degli incarichi specifici e adatti alle sue capacità. Per fare inserimento lavorativo, infatti, non basta mettere una persona a lavorare, ma la persona va anche inserita in un contesto formativo in cui è affiancata da un responsabile con la supervisione di un assistente sociale. L’integrazione delle persone svantaggiate è il nostro scopo principale, ma bisogna anche ricordarsi che se non c’è margine economico, la cooperativa non può lavorare. La difficoltà sta proprio nel coniugare l’aspetto economico con quello sociale.

Vedi anche degli svantaggi dovuti alla fusione?

C’è una grande differenza nel gestire una cooperativa da 30 o da 80 dipendenti. Aumentando le dimensioni diventa tutto più complesso; è importante rispettare maggiormente i ruoli. L’aspetto burocratico è stato sicuramente molto impegnativo e faticoso da un punto di vista gestionale.

Dopo aver affrontato e visto cosa comporta una fusione, sei ancora convinto della scelta e lo consiglieresti anche ad altre realtà?

Il clima attualmente è positivo e ci sembra di avere fatto un’operazione complessa dal punto di vista burocratico, ma di cui siamo molto soddisfatti. Dunque si può dire che consiglio la fusione. Per come è strutturato il mercato, da soli non si va molto lontani ed è per questo che è importante collaborare e fare rete, anche tra centrali, consorzi ecc. Non si può più essere esperti di tutto. Bisogna condividere e affrontare le tematiche insieme. Noi ora affrontiamo il futuro in modo più sereno.