Politica | MOVIMENTO 5 STELLE

Montecitorio, Fraccaro contestato

Continua l’ascesa del deputato trentino, fedelissimo di Di Maio. Il suo nome per la presidenza della Camera. Ma il Pd attacca: "Lui e Toninelli impresentabili".
Schullian, Manfred, Fraccaro, Riccardo
Foto: Salto.bz

Se è vero che si profila “l’accordone” tra M5s e Lega per le presidenze delle due Camere e – forse – per un ipotetico governo, l’unica certezza al momento dalla capitale in questo intricato post-elezioni è il totonomi per lo scranno più alto di Montecitorio. Cinque anni dopo la candidatura iniziale di Lorenzo Dellai – poi impallinato dai giochi interni a Scelta civica di Mario Monti, oggi evaporata – nel 2018 c’è un altro trentino in lizza, questa volta tra i profili valutati dai grillini: si tratta di Riccardo Fraccaro, fedelissimo del leader pentastellato Luigi Di Maio, che l’ha voluto nella squadra di governo proposta agli elettori come ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Contro di lui tuttavia, e contro il capogruppo M5s al Senato, Danilo Toninelli, possibile candidato per Palazzo Madama, si scagliano le accuse del Pd. Il deputato Michele Anzaldi li ha definiti “impresentabili e inadeguati” per ricoprire i prestigiosi incarichi.

Deputato rieletto con il proporzionale in Trentino Alto Adige – e prima beneficiato come altri dalle Parlamentarie "al buio" –, componente uscente dell’ufficio di presidenza della Camera (dove è nata nella scorsa legislatura l’affinità con Di Maio, astro nascente del movimento), Fraccaro è stato protagonista di una rapida ascesa nei ranghi dei 5 stelle. Tanto da costituire, dall’interno della squadra parlamentare, una presenza fissa nell’inner circle pentastellato. Durante lo scorso mandato parlamentare è stato affiancato assieme ad Alfonso Bonafede a Virginia Raggi, nel periodo più nero per la sindaca di Roma, ed è diventato responsabile dei Comuni del nord. Poi via via la collaborazione con Di Maio si è intensificata a tal punto da non far ritenere improbabile, nello scorso febbraio, un’ulteriore ascesa: fino al posto di candidato ministro, oppure, magari, più su, alla successione di Laura Boldrini.

Siamo comunque al toto-nomi e per il passo finale ci sono tantissime variabili che entrano in gioco. Secondo il Corriere della Sera, il deputato trentino – la cui preminenza nelle scelte locali ha provocato delle fratture con persone prima a lui vicine, come Paolo Vergnano – è ritenuto la scelta “interna” del movimento per la presidenza della Camera. In pole position c’è Emilio Carelli, balzato da Sky al ruolo di consigliere molto ascoltato da Di Maio. Anche perché l’apertura a pezzi grossi della società civile fatta dai pentastellati con le ultime elezioni sembra aver modificato in parte la composizione dell’inner circle. Mentre Alessandro Di Battista, in un'inedita veste di realpolitik, avverte i colleghi (“Attenti, va conquistata una presidenza delle Camere”), Di Maio e Salvini si parlano. Un’intesa comporterebbe una spartizione delle presidenze ma avrebbe un prezzo da pagare soprattutto per la Lega, che al nord governa con Forza Italia.

Sicuramente, su una scelta relativa ai due pentastellati non è d’accordo Anzaldi. “Chi parla degli esponenti cinque stelle Fraccaro e Toninelli come possibili presidenti delle Camere – attacca su facebook il deputato Pd – dovrebbe ricordare alcune circostanze che li riguardano e che li rendono assolutamente impresentabili e inadeguati. Fraccaro è quel deputato M5s che nella scorsa legislatura (nel 2013, ndr) pubblicò un avviso con il quale annunciava di voler assumere un lavoratore come addetto stampa al suo servizio per 2,5 euro l’ora. Una paga illegale, oltre che indegna, che fa a pezzi tutta la loro retorica sul lavoro. Toninelli, colui che diede la colpa al sindaco Sala della tragedia ferroviaria di Pioltello quando ancora si scavava per recuperare i corpi delle vittime, è lo stesso che in aula alla Camera urlava contro i deputati del Pd chiamandoli “vigliacchi, codardi e traditori”. Un aplomb, quello di Toninelli, proprio da presidente del Senato, ovvero da seconda carica dello Stato con funzioni di supplenza sul Quirinale”.

"Per non tralasciare un altro elemento significativo – aggiunge caustico Anzaldi –. Sia Fraccaro che Toninelli sono in Parlamento grazie al paracadute del proporzionale, perché entrambi sono stati sconfitti nel collegio uninominale. Bocciati dagli elettori del loro collegio, ma premiati da Di Maio nelle nomine interne”.