Politica | Referendum

I cittadini frenano sulle fusioni dei Comuni

I Comuni in Trentino, dopo i referendum del 14 dicembre, scendono a 208. C'è ancora molto localismo, ma la legge sulle Comunità di valle obbliga a fare assieme.

 

Un tema sul quale tradizionalmente in Trentino ci si chiede “Perchè non facciamo come in Alto Adige?” è quello che attiene al numero dei comuni. Per territori simile sul piano orografico e per popolazione la suddivisione rimane ancora molto diversa. In Alto Adige i municipi sono 116, in Trentino, dopo la tornata referendaria di domenica 14 dicembre, sono scesi a 208. Si è trattato della prima votazione con la nuova legge regionale, che abbassa il quorum al 40%.

I due nuovi comuni sono Pieve di Bono-Prezzo, fusione tra i due centri della Valle del Chiese, nel sud-ovest del Trentino e Dimaro-Folgarida, accorpamento di Dimaro con il vicino Monclassico, in Val di Sole, a nord-ovest della provincia.

Ma il risultato non è pienamente soddisfacente, tanto da far dire due «Peccato.» su Twitter al presidente Ugo Rossi, per il risultato non raggiunto da Altanaunia e Borgo Chiese.

Nella sponda della Val di Non che conduce alla Mendola le amministrazioni avevano seguito un lungo percorso per arrivare al referendum, più dei vicini nonesi della Predaia, che in maggio sono però riusciti a fondersi (Coredo, Samarano, Taio, Tres, Vervò).

Per soli 3 voti di scarto a Malosco infatti la fusione Altanaunia è fallita. 117 a 114 per i no ed è tutto da rifare. Tornando in Valle del Chiese, a poca distanza da Pieve di Bono-Prezzo, è stato Castel Condino a far fallire la fusione Borgo Chiese. Castel Condino ha 236 abitanti; i “no” hanno vinto 88 a 72. Un paese tanto piccolo, ma che però politicamente è stato ben rappresentato in passato con Ivo Tarolli (ex senatore Udc) e Remo Andreolli (ex assessore provinciale dei Ds).

 

Il campanile resiste

Solitamente in questi casi si parla di eccessivo campanilismo, tanto che dai dati degli spogli si nota come la contrarietà alle fusioni sia maggiore quanto più i centri siano più piccoli. Forse però è tempo di aggiornare il vocabolario sul tema. Infatti ormai nemmeno i parroci hanno più un unico proprio campanile, tanto che molti alla domenica arrivano a dire Messa anche in 4 chiese diverse.

Forse il termine più adatto sarebbe “localismo”. Quello che permette che in Trentino ci siano ancora quasi cento comuni con meno di mille abitanti, nonostante la Regione offra contributi sostanziosi per unioni e fusioni dei comuni.

E nonostante la riforma approvata in novembre delle Comunità di valle, enti intermedi fra Comuni e Provincia, obblighi i comuni con meno di 5mila abitanti alla gestione associata di segreteria, gestione economica, entrate tributarie, ufficio tecnico, commercio, urbanistica, anagrafe. Praticamente tutto ciò che avviene all'interno degli uffici comunali dovrà essere associato, a meno che la Giunta provinciale non dia delle particolari deleghe se si riesce a dimostrare che un comune da almeno 3mila abitanti riesce a garantire stessi livelli di spesa di un'aggregazione superiore ai 5mila. Allo stato attuale in Trentino sono soltanto 16 i comuni che potranno fare da soli, superando i 5mila abitanti.

Le Comunali di maggio 2015

Fra 6 mesi si andrà a votare in quasi tutti i comuni del Trentino-Alto Adige, con alcune riduzioni per quanto riguarda il numero di assessori e consiglieri comunali. Numeri e stipendi per la giunta comunque più generosi rispetto al resto d'Italia.

In Trentino 40 consiglieri a Trento (giunta da 8 persone sindaco compreso); 32 a Rovereto (7 in giunta); 22 a Pergine, Arco, Riva (giunta da 6); 18 nei comuni sopra i 3mila abitanti (5 in giunta); 15 nei comuni sopra i mille abitanti (4 in giunta); 12 nei comuni fino a mille abitanti (giunta da 3).

In Alto Adige 45 consiglieri a Bolzano (8 in giunta), 36 a Merano (7), 27 a Bressanone, Laives, Brunico, Appiano, Lana (6), 18 nei comuni sopra i 3mila abitanti (5 in giunta); 15 nei comuni sopra i mille abitanti (4 in giunta); 12 nei comuni fino a mille abitanti (giunta da 3).