Società | L'intervista

“Calma, i vaccini sono sicuri”

L’immunologo Bernd Gänsbacher sulla sospensione di AstraZeneca, l’efficacia degli antidoti verso la Covid-19, i sospetti, la verità dei numeri, e l’Alto Adige intoccabile
Gänsbacher, Bernd
Foto: Oliver Oppitz

salto.bz: prof. Gänsbacher, la sospensione precauzionale del preparato anti-Covid sviluppato da AstraZeneca e l’inchiesta su alcuni lotti chiamano ancora più chiarezza: i vaccini sono sicuri?

Bernd Gänsbacher: I vaccini sono molto sicuri, niente panico.
Pensiamo per esempio agli Stati Uniti dove sono state somministrate oltre 100 milioni di dosi di vaccino anti-Covid, a colpi di 4 milioni al giorno, praticamente senza effetti collaterali gravi associati alla vaccinazione. In Israele su un totale di 9,3 milioni di abitanti oltre 8 milioni sono stati vaccinati. Ora, c’è un problema con AstraZeneca e la ragione per cui è stato sospeso è capire quale sia questo problema. C’è proprio un gruppo speciale all’Ema (European Medicines Agency), chiamato “Prac” (Pharmacovigilance Risk Assessment Committe), composto da un esperto per ogni paese europeo, che è responsabile della valutazione di tutti gli aspetti riguardanti la gestione del rischio dei farmaci e anche delle vaccinazioni.

Del resto siamo in periodo di farmacovigilanza per i vaccini.

Esatto. Il fatto è questo: in Germania e in qualche altro paese europeo si sono verificati dopo la vaccinazione alcuni casi di tromboembolia, ma tali episodi capitano anche senza vaccini di mezzo. Il lavoro che va fatto è comparare, statisticamente parlando, i casi tromboembolici che sono emersi adesso, in contemporanea con la vaccinazione anti-Covid, con quelli per esempio del 2018, quando non era in corso l’immunizzazione. Siccome l’incidenza è oggi lievemente superiore rispetto ad allora l’Ema ha avviato le indagini necessarie su ogni evento sospetto. Significa che la scienza sta vigilando, e questo è un bene.

È importante capire che la scelta non è fra vaccinarsi o abbronzarsi al sole di Maiorca, ma fra vaccinarsi o essere infettati dal coronavirus

Chi ha ricevuto la prima dose del lotto bloccato potrà fare la seconda dose con un altro vaccino?

Facciamo una premessa: una sola dose protegge al 50-60%, e aspettare 3-4 settimane per la seconda inoculazione non è un danno. La prima già garantisce abbastanza in termini di risposta immunitaria necessaria per contrastare l’infezione. In sostanza quasi sicuramente non si finirà ricoverati in terapia intensiva con una polmonite grave. L’ente regolatore deciderà a breve se coloro che hanno avuto la prima dose potranno ricevere anche la seconda con AstraZeneca o altrimenti con il preparato di Johnson & Johnson o con un altro ancora.

 

Il giudizio dell’Ema su AstraZeneca è atteso per domani, lei quale responso si aspetta?

Aspettiamo i risultati delle autopsie e gli ulteriori esami istologici relativi ai decessi “sospetti”, occorre verificare i fatti, stabilire le cause. È scienza, non filosofia.

Ritiene che il caos creatosi intorno al preparato di AstraZeneca si tradurrà in un duro colpo alla campagna vaccinale?

I ben informati non “cederanno” agli allarmismi, mentre chi già prima era pieno di paure sarà preda di maggiori insicurezze. È importante capire che la scelta non è fra vaccinarsi o abbronzarsi al sole di Maiorca, ma fra vaccinarsi o essere infettati dal coronavirus. Guardiamo ai numeri: su 100 milioni di persone contagiate dal Covid nel mondo, 2 milioni e mezzo sono morte. Allora: o ci mettiamo dalla parte del vaccino, lì dove si sono verificati un paio di decessi, fra i 10-15 casi di tromboembolie, su un milione di inoculazioni, oppure continuiamo a rischiare di contrarre una malattia che fa 2 morti su 100 contagi.

Ogni dose di vaccino deve essere inoculata nel braccio di un essere umano e non finire nel secchio dell’immondizia

Gli antidoti funzioneranno contro le varianti?

Certamente. L’unica munizione che abbiamo contro questo virus è il vaccino.

Il Commissario per lemergenza Covid, il generale Figliuolo, dice: “Basta buttare dosi, chiunque passa va vaccinato”. Condivide?

Assolutamente sì. Ogni dose di vaccino deve essere inoculata nel braccio di un essere umano e non finire nel secchio dell’immondizia.

Chi è stato vaccinato deve ancora seguire le restrizioni anti-Covid? Deve insomma comportarsi come tutti?

Sì perché ci sono ancora dubbi sull’ipotesi che chi è immunizzato non possa infettare altri. Anche se una persona vaccinata è protetta dalla malattia potrebbe entrare comunque in contatto con il virus e trasmetterlo, inconsapevolmente, per via aerea, per circa 2-3 giorni (a differenza dei 10-12 giorni di contagiosità di una persona positiva al Covid non vaccinata).

Se non scrosciano gli applausi di fronte a una determinata tesi ci si offende con molta facilità. Quasi come se il messaggio fosse “in Alto Adige non si fanno errori, solo nel resto del mondo”, suvvia…

Non basteranno una o due dosi del vaccino, dovremo convivere con il virus per anni e fare quindi altri richiami?

Questo non si sa ancora, ma è molto probabile che bisognerà fare un richiamo ogni anno oppure ogni due.

 

Cosa pensa del sistema del drive through dell’Esercito a Milano, dove in 5 minuti si viene vaccinati e senza scendere dall’auto? Come si fa a tenere sotto controllo il rischio di eventuali reazioni anafilattiche?

Di base la soluzione in questione non è una grande idea, anche se sono sicuro che i medici dicono a tutti i neo-vaccinati di aspettare per sicurezza nella propria auto per 15 minuti. C’è anche da dire che i casi di anafilassi sono molto rari.

Manca, a dirla con Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri, una cultura scientifica? “Siamo di fronte a una incoerenza - dice il farmacologo - perché quando si è malati si corre a farsi curare quando si sta bene ci si fanno venire idee negazioniste”.

Io trovo che la discussione debba essere aperta e onesta, specie su certi temi. E questo approccio nella nostra provincia un po’ manca. Se non scrosciano gli applausi di fronte a una determinata tesi ci si offende con molta facilità. Quasi come se il messaggio fosse “in Alto Adige non si fanno errori, solo nel resto del mondo”, suvvia…