Ambiente | Idrogeno e mobilità

"Masterplan H2", troppo ottimismo?

Un “masterplan” per l’idrogeno che, riguardo alla mobilità, riprende le idee di dodici e passa anni fa con prospettive ultra-ottimistiche e numeri che paiono non tornare.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Provincia Autonoma di Bolzano

Il "Masterplan su politiche energetiche e mobilità", approvato dalla Giunta Provinciale il 12 maggio e presentato in videoconferenza due giorni dopo, lascia spazio a perplessità nonostante l’enfasi della presentazione e il relativo comunicato stampa ufficiale. Mi limito a commentare quanto letto sulla mobilità pubblica e privata.

Mobilità pubblica: 660 bus H2 nel 2030?

I numeri paiono essere molto, fin troppo ottimistici. Leggere di prevedere 660 autobus a idrogeno su di una flotta di 1050 autobus, immagino quelli del servizio pubblico, significa che mediamente si dovrebbero comprare 66 bus a idrogeno ogni anno e per i prossimi dieci anni. Prendendo spunto dalla gara Sasa per i 10+2 bus H2 in arrivo a fine 2020 o 2021 (non lo si è ancora capito fra le differenti dichiarazioni di Sasa e il produttore), significherebbe prevedere una spesa di rinnovo della flotta di circa 558 milioni di Euro (!), mica bruscolini (a carico dei concessionari del tpl?), escludendo gli impianti di rifornimento decentrati tutti da realizzare.

Difficile quindi poter parlare di prospettive realmente concrete. Questi paiono essere dei “desiderata” che possono essere anche essere legittimi ma stonano in un “masterplan” approvato da un organo esecutivo. Perché? È presto detto. In un mercato bus ancora molto a gasolio, Sasa docet con il benestare proprio della Provincia, 60 bus diesel acquistati, altri 38 in corso di gara, fra diesel e ibridi-diesel-sòle e che staranno per strada ben oltre il 2030, i numeri prospettati paiono campati per aria. Anche perché lo sviluppo che si osserva è verso i bus a batteria, quelli a idrogeno paiono essere, per ora, “relegati in panchina”, da anni peraltro.

Oltretutto tutti gli autobus interurbani sono a gasolio e, considerando le controversie relative alla concessione che rischiano di protrarsi per anni e anni e che impatteranno in modo negativo sul rinnovo della flotta nei prossimi anni, mi pare detto tutto. Appare legittimo chiedersi come possa il coordinatore del progetto, Peter Mölgg, aver approvato un simile programma di sostituzione o gli sono stati forniti dati un po’… così?

Annunci che sanno molto di “già visto”

La direttiva UE 2019/1161, non ancora recepita in Italia, citata nel “masterplan” pare porre le premesse per l’idrogeno, ma, almeno nel campo della mobilità FCEV, non è che si stia partendo bene, tutt’altro. Già quando si pose la prima pietra per la centrale H2 di Bolzano Sud si fecero molti annunci rimasti tutti stampati sulla carta, ad esempio:

Come ha sottolineato l'assessore (...) con il nuovo impianto si avvia un nuovo capitolo verso una mobilità senza emissioni, grazie alla produzione di idrogeno verde da fonti energetiche alternative. Si tratta di un investimento importante per il futuro, una sorta di ponte fra tutela ambientale e mobilità. (21.9.2009)

Insomma, l’idrogeno sudtirolese è vittima della propria voglia di annunciare e proclamare e ci si rende conto di ciò facendo una semplice ricerca fra i comunicati stampa provinciali. Un caso di “annuncite acuta” smentita dai fatti avvenuti.

Il mantra del “green corridor”

Lo stesso “green corridor” è da oltre un decennio che è sul tavolo. Si è continuato a parlare di impianti di rifornimento H2 lungo l’Autobrennero ma nulla, proprio nulla, è stato realizzato. Addirittura se ne parlò nel 2009 a Bruxelles e si trova ancora la presentazione sul web come tante altre… tutto rimasto sulla carta.

Cosa si è realizzato concretamente ad oggi? Nulla, se escludiamo i cinque bus a idrogeno del progetto Chic (1,1 milioni cadauno ma con 90% di contributo Ue e alti costi di gestione e che, al primo guasto importante, rimarranno fermi) e i 10+2 Jive (altrettanto ancora assai cari – 846mila € cadauno, 200mila € di contributo Ue – come la gestione), oltre ad una flotta di auto H2 che… è rimasta tale come è rimasto unico in Italia il distributore H2 a Bolzano Sud. Solo in Germania, ad esempio, il numero di impianti è aumentato nel corso degli anni, ma il resto d’Europa appare ancora molto indietro.

La ritirata dei costruttori auto dalla trazione H2

Cos’è successo? Semplice, tutti i progetti annunciati allora sono, come capitato tante volte con l’idrogeno, bloccati, rinviati o naufragati. Quello che pareva un trend in ascesa è stato castrato dall’impetuoso avvento dei veicoli a batteria. Un bel colpo lo hanno assestato di recente Mercedes e Honda. Pure Bmw ha posticipato i progetti per un suv H2, peraltro in piccola serie. VW aveva proposto a Los Angeles nel 2014 la Audi a7 h-tron e la Passat HyMotion, entrambe rimaste come prototipi. Di fatto, oggi sono solo Toyota e Hyundai a proporre due, diconsi due, modelli. Come dire, una nicchia da cui l’auto H2 pare non riesca proprio ad uscire rispetto ad uno sviluppo impetuoso invece delle auto a batteria, che prenderei un po’ con le pinze, ma è un’altra storia.

“Masterplan” necessario solo per accedere ai contributi UE?

Alla fine questo “masterplan”, che pare essere la presentazione pdf della conferenza stampa (la mia richiesta all’Usp del documento approvato dalla Giunta Provinciale del 12 maggio è rimasta ad oggi senza risposta), sia essenzialmente un documento ambiziosissimo per essere la base delle richieste di contributo all’Unione Europea. Infatti, si legge nel comunicato ufficiale che

Kompatscher e Alfreider hanno sottolineato che l'Alto Adige deve posizionarsi bene per partecipare ai programmi di finanziamento dell'UE per azioni alternative, che dovrebbero iniziare nel 2020.

Quali siano questi programmi non è stato però detto.

Una considerazione finale è necessaria. Qualcuno mi dirà che sono “contro” e via discorrendo. No, il problema non è essere contro, ma essere realisti e avere i piedi per terra. In tempi non sospetti ho criticato aspramente il progetto dei cinque bus del progetto Chic perché incoerente con il parallelo acquisto di 42 bus a gasolio, alla pari di quanto avvenuto di recente con i 10+2 bus del progetto europeo Jive, poiché si sono acquistati e si stanno acquistando complessivamente un centinaio di bus a gasolio. Ecco, parlare di flotta ad emissioni zero mi pare davvero “sopra le righe” tralasciando quello che prevedeva il Piano Clima per il tpl urbano, di fatto naufragato. Il “masterplan” varato il 12 maggio appare incoerente per fatti e dati.