Cronaca | Second hand

Quell’invasione degli orsi

Il tema, dopo l’uccisione di Kj2, è tornato a occupare le pagine di cronaca. Anni or sono lo scrittore Dino Buzzati denunciava la scomparsa degli orsi dalle Alpi.
Orsi
Foto: upi

Alta continua ad essere l’attenzione mediatica sull’uccisione dell’orsa Kj2, fra le manifestazioni degli animalisti, inviti al boicottaggio, insulti ai trentini, nette prese di posizioni pro e contro la decisione presa dal presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi di firmare l’ordinanza per abbattere il plantigrado. Dal duro attacco dello scrittore Mauro Corona: “Siete voi che ordinate e sparate a non stare alle regole dei selvatici perché non le conoscete. È un problema di ignoranza”, all’opinione diametralmente opposta dell’alpinista Reinhold Messner che invece si complimenta con il governatore Rossi: “Questa storia degli orsi inizia ad essere noiosa. Finalmente hanno preso una decisione chiara e mi congratulo con il presidente. Quello che mi fa pena è il fatto che i fondamentalisti non siano disposti ad accettare che bisogna trovare una soluzione. Un orso pericoloso è un orso pericoloso e siccome l'habitat è piccolo, non c'è posto per tutti questi orsi, quelli pericolosi bisogna abbatterli”.

Ma di questa “calata degli orsi”, si occupò anche il celebre autore de Il deserto dei Tartari Dino Buzzati che nel 1945 scrisse “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, fiaba pubblicata a puntate sul “Corriere dei Piccoli” (divenne poi anche un libro) in cui si racconta della guerra tra il Granduca di Sicilia e Re Leonzio, sovrano degli orsi. Nella loro memorabile avventura gli animali superano diversi ostacoli per diventare signori dell’isola e vedere a poco a poco, per via del contatto con gli uomini, la corruzione insinuarsi nel loro mondo. Buzzati, riporta il Corriere della Sera, era sempre stato sensibile al tema degli orsi, scrivendo “articoli a sostegno della loro salvaguardia (soprattutto quella dell’orso alpino), già minacciata a fine anni Quaranta”. Come quello scritto sul quotidiano nel 1948: “Ma che importa — dirà qualcuno — se l’orso scomparisse dalle Alpi? È un po’ come chiedere perché sarebbe un guaio se il Cenacolo di Leonardo andasse in polvere. Sarebbe un incanto spezzato senza rimedio, una nuova sconfitta della già mortificatissima natura; perché quanto più si estende sulla terra vergine il dominio dell’uomo, tanto più diminuiscono le sue possibilità di salvezza, e a un certo punto egli si troverà prigioniero di se stesso, gli verrà meno il respiro e per un angolo di autentico bosco sarà disposto a dar via tutte le sue diaboliche città, ma sarà troppo tardi, delle antiche foreste non rimarrà più una fogliolina”. L’intero articolo è disponibile a questo link.