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Riguardare Il Vedovo ad agosto

Il Vedovo (Dino Risi, 1959) è una perfetta black comedy italiana, da riguardare in questi giorni di caldo agostano, per vari motivi: qui ce ne sono alcuni.
Screen dal Trailer de "Il Vedovo" di Dino Risi
Foto: Dino Risi

Agosto è un mese tetro, è un mese cupo: la domenica sera dell’estate. Una di quelle sere in cui non si sa mai bene cosa fare (la voglia di uscire magari non è troppa). E se non si vuole andare al cinema ma si vorrebbe guardare qualcosa di bello e divertente, qualcosa da sera d’agosto, si può stare a casa e cercare – come meglio si crede – un capolavoro del cinema italiano, Il Vedovo di Dino Risi, un film del 1959 con Alberto Sordi e Franca Valeri, entrambi in stato di grazia.

La storia è più o meno questa: Alberto Nardi (Sordi) è un piccolo imprenditore romano e ha una piccola fabbrica nel milanese, che gestisce insieme al suo ex comandante di guerra – Nardi dirà di aver combattuto contro gli inglesi – ovvero il marchese (dice proprio così, ‘marchese’) Stucchi e il tecnico tedesco Fritzmayer. Nardi è sposato con una donna ricca e importante, Elvira Almiraghi (Franca Valeri) e ormai si detestano. Intorno a Elvira Almiraghi ruota buona parte del mondo degli industriali che contano e che fanno i soldi: è il ’59 è l’Italia sta passando dall’essere un piccolo paese agricolo che è uscito male dalla guerra all’essere una potenza economica e industriale di primo rilievo. Girano molti soldi, insomma e si vede, la prima scena del film inquadra bene la Torre Velasca, a mo’ di cornice narrativa. Nardi però i soldi non ce li ha, anzi ha molti debiti e a lui servirebbero i soldi della moglie che però non è d’accordo (“Che fai, Cretinetti?, parli da solo?” è la cosa più carina che la moglie gli dica nel film). Per una serie di ragioni che all’inizio sembrano fortunate per il cialtrone incapace Alberto Nardi, quest'ultimo crede a un bel momento di essere rimasto vedovo, crede che la moglie sia morta e che lui possa ereditare quello che gli serve per farsi passare il brutto esaurimento nervoso che si porta dietro da tempo. E magari non fare una brutta fine a causa dei debiti. Per celebrare il funerale, Nardi organizza una grande festa e lui si veste a lutto, di tutto punto. Poi si scopre che la moglie, in realtà, non è morta. Il finale, con tutte le peripezie e i piani che portano ad esso, li lascio allo spettatore – anche se ormai ne ho raccontato un bel pezzo (è un film del ’59, dai, gli spoiler non valgono).

 

Trailer: Il Vedovo (Dino Risi), 1959

 

Passiamo alle cose interessanti. Perché bisogna vedere Il Vedovo di Dino Risi? Perché è un bel film ma poco celebrato? Per il meccanismo narrativo e la sceneggiatura costruiti come un perfetto congegno a orologeria? O per la regia asciutta e pulita di Risi (il montaggio è perfetto anch’esso) e la recitazione meravigliosa degli attori? Per la fotografia pienamente al servizio della scena? Anche, tutto questo rientra – secondo me – nella categoria ‘anche’, in questo caso, perché questi motivi forse non bastano a renderlo un film interessante, forse così ce ne sono tanti. C’è qualche motivo in più.

Principalmente è un film ben scritto e molto divertente in modo molto intelligente. Non ci sono le freddure che si esauriscono nell’istante in cui vengono pronunciate dagli attori, le battute degli attori non diventano barzellette dialogate che poi nessuno è in grado di ricordare (e infatti sarebbe meglio dimenticare). Il Vedovo è una commedia nera (molto nera, vedrete) tra le più belle di tutte e fa ridere davvero, un grande pregio per un film, oggi, soprattutto italiano. E come riesce a far ridere Il Vedovo – che ha avuto dei meravigliosi sceneggiatori? Riesce a far ridere attraverso la messa in scena attoriale e ai cambi di prospettiva (sia a livello di montaggio che di scrittura, quindi in senso ‘letterario’). Questo si traduce, a schermo, nella costruzione di sequenze comiche basate su giochi linguistici ed equivoci: la base della commedia plautina (credere o capire una cosa per un’altra) viene elevata a livelli molto sofisticati ne Il Vedovo, dovete guardarlo, però, per capirlo (si capisce subito). E anche perché è un film satirico, che irride l'alta borghesia italiana (milanese) ma ancor di più gli arrivisti - quelli che poi saranno retrocessi al grado di yuppies negli anni '80 - e i piccolo borghesi che cercano di farla franca. Ecco, Il Vedovo è un film su un piccolo borghese arricchito per sbaglio e decaduto a ragione, che cerca di farla franca. Non sono sicuro che sia un film sul 'carattere degli italiani', o qualcosa del genere, ma sicuramente si capisce cosa sia una persona che finge di essere qualcos'altro, circondato da uno stuolo di yesmen mediocri, che fingono anch'essi di essere dei grandi signori. L'immagine della Torre Velasca - dove abitano Nardi e Almiraghi - che viene ripresa dal basso verso l'alto, è una buona metafora della questione.

Ci sono altri motivi per guardare il film? Sì, alcuni. Da un lato Il Vedovo mostra un’Italia molto particolare – quella degli anni ’60 che stanno per arrivare - in modo molto preciso: ovviamente non si prende la parte per il tutto o la finzione per documento ma l’essenza o l’atmosfera di quel qualcosa è molto convincente. Dall'altro, uno dei motivi per guardare il film è senz’altro per il modo in cui la sceneggiatura (ottima) e Sordi delineano il carattere del prepotente e cialtronesco Alberto Nardi, il piccolo borghese che vuole arricchirsi, che non ne combina una giusta e che non prova empatia, un uomo che vive solo di se stesso, un ‘megalomane’, dice Elvira Almiraghi di suo marito. Ma la cosa che fa più ridere di questo buffo personaggio è il modo in cui dice a se stesso – ovviamente davanti agli altri – di ‘avere l’intelligenza’, con tanto di quel gesto assolutamente grottesco di portarsi il dito al capo, per mostrarlo anche materialmente, come se l’intelligenza si potesse indicare e magari anche pesare.

Per approfondire il tema del cialtrone si può leggere il libro di Andrea Ballarini Fenomenologia del cialtrone, ristampato da poco da Laterza e che il quotidiano Il Foglio ha di recente messo come inserito a puntate, finite ieri, con la quarta e ultima puntata. In quest’ultima si parla de Il Sorpasso, sempre e non a caso di Dino Risi: al posto di Sordi c’è Vittorio Gassman. E quindi, tornando a Risi, c’è qualcosa che non vada ne Il Vedovo? Credo di no. Ed è il film perfetto per questo tetro e cupo – per vari motivi – italiano agosto.