Cronaca | Il report

La mafia silente in Alto Adige

Relazione DIA: la regione bersaglio ghiotto della criminalità organizzata. Bolzano: segnali di infiltrazioni mafiose in una società operante nel settore delle rinnovabili
DIA
Foto: upi

La dittatura criminale sottomette anche il Trentino-Alto Adige. Non è un mistero: una regione ricca, prospera, nella quale nell’ultimo quinquennio la crescita economica ha raggiunto valori superiori al triplo rispetto alla media nazionale, diventa, giocoforza, appetibile per le mafie. Secondo quanto riporta la relazione del ministero dell’Interno al Parlamento sull’“Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia” nel periodo luglio-dicembre 2018, su tutto il territorio nazionale, il pericolo di infiltrazione mafiosa del territorio del Trentino-Alto Adige è stato evidenziato anche dalla “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere” della XVII Legislatura. La Commissione ha sottolineato che “...diversi elementi fanno ritenere che siano in atto attività criminali più intense di quanto finora emerso perché l’area è considerata molto attrattiva”. La presenza di soggetti contigui alla criminalità organizzata è conclamata ma silente per non attirare eccessiva attenzione sulle loro attività di investimento di capitali. Come per altre aree del nord Italia, già a partire dagli anni ’70, in Trentino e in Alto Adige è stata rilevata la presenza di elementi malavitosi calabresi affiliati alla ‘ndrangheta, per lo più provenienti dalla Locride. “Le cosche, in tal modo - si legge nel report -, avrebbero inoltre creato in Alto Adige una sorta di 'ponte' a metà strada tra la Calabria e le proiezioni e i locali che stavano crescendo in Germania, e in particolare a Monaco di Baviera”. 

 

I casi

 

Nella provincia di Bolzano “segnali di infiltrazioni mafiose possono essere desunti da un’informazione interdittiva antimafia emessa dal Commissario del Governo di Bolzano nel corso del 2018. Il provvedimento ha rilevato alcune anomalie nella complessa composizione societaria di un’impresa operante nel settore delle energie rinnovabili, per la presenza di persone indagate per reati ostativi, nonché titolari di imprese operanti in altri contesti regionali e già destinatarie di interdittive antimafia per la vicinanza ad ambienti della criminalità organizzata”.
Il territorio trentino è considerato un crocevia di movimentazioni di merci illegali da e verso gli altri Paesi europei. A fare la parte del leone è il traffico di stupefacenti, gestito sia da gruppi di soggetti stranieri, in particolare dei Balcani e africani, sia da connazionali. Nel mese di dicembre del 2018, a conclusione dell’operazione “Darknet”, la Polizia di Stato ha arrestato 5 italiani, per traffico di cocaina. La droga arrivava dalla Spagna e veniva poi commercializzata attraverso il web. Gli acquirenti, dopo l’ordine, provvedevano al pagamento dello stupefacente mediante ricariche poste pay convertite in BitCoin. 

 

 

A proposito di traffico internazionale di sostanze stupefacenti nella relazione si fa riferimento a due distinti gruppi criminali al centro dell’indagine “Alba Bianca” condotta dalla Guardia di finanza di Trento. I militari, il 10 settembre 2018, hanno arrestato 20 soggetti italiani e stranieri (di origine albanese, kosovara, pakistana, e tedesca), stabilmente radicati nella provincia di Bolzano e in Baviera, che si approvvigionavano di carichi di marjuana dalla rotta “Albania-Germania-Italia”, e di partite di cocaina ed eroina dal canale “Olanda-Germania-Italia”. Lo stupefacente veniva poi inviato in altre parti dell’Italia, occultato in vani e doppifondi appositamente ricavati in dei veicoli. 

Diversi elementi fanno ritenere che siano in atto attività criminali più intense di quanto finora emerso perché l’area è considerata molto attrattiva

Inoltre dalle attività svolte sul territorio nel semestre, emerge anche la tendenza di soggetti cinesi, così come in altri aree del Paese, allo sfruttamento della prostituzione all’interno di centri massaggi. Non finisce qui: un altro capitolo riguarda la presenza temporanea di latitanti di mafia, che scelgono di spostarsi all’estero in auto, per evitare i controlli aeroportuali. Il territorio rappresenta, con i valichi, un corridoio che conduce verso la Germania, dove risultano presenti proiezioni di clan calabresi.

Ci sono poi alcune attività investigative che hanno disvelato la presenza di fenomeni corruttivi ma senza evidenziare connessioni con ambienti mafiosi. Un esempio risale al 19 marzo 2018, quando la Guardia di finanza ha eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 7 persone, tra cui figura un dirigente pubblico che aveva favorito alcune aziende nell’aggiudicazione di appalti per forniture sanitarie. Nel luglio 2018, sempre in contesti disgiunti da infiltrazioni mafiose, la Guardia di Finanza ha scoperto una frode fiscale di oltre 5 milioni di euro da parte di un gruppo societario di commercializzazione all’ingrosso di prodotti alimentari.