Cronaca | In prima linea

“Io, cassiera, non ho paura del virus”

I timori - e il coraggio - degli addetti nei supermercati aperti durante l’epidemia. I sindacati: “Magazzini pieni, il cibo non manca”. Ma l’economia è in caduta libera.
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Foto: Pixabay

Io non ho paura, altrimenti resterei a casa. L’azienda ce lo permette e intanto ci ha fornito di tutto l’occorrente, mascherine, guanti e disinfettanti. Riguardo alla situazione, nel nostro punto vendita, grazie agli ingressi scaglionati resta tranquilla”. Giada Stoto, da otto anni cassiera dell’Eurospar sotto i portici di Merano, non si lamenta di fronte all’epidemia di coronavirus che ha trasformato i supermercati - rimasti aperti come tutti gli alimentari - in uno degli avamposti durante l’emergenza. Ma se lei descrive una situazione priva di particolari preoccupazioni, altri denunciano il sovraccarico e il rischio contagio a cui è esposto il personale del commercio in Alto Adige. “I clienti devono rispettare la distanza di un metro, non affollare i negozi e non venire per spese futili, una bibita e un pacchetto di patatine” dice Maurizio Dapas, dipendente Eurospar a Vipiteno e rappresentante sindacale. E mentre si rinnova l’appello dei sindacati alla tutela dei lavoratori, emerge la paura per l’effetto della crisi su tutta l’economia altoatesina. “Speriamo la tempesta passi presto. Dobbiamo comunque prepararci al calo di entrate fiscali che avrà la Provincia” dice Michele Buonerba, segretario generale Sgb-Cisl.

 

Cassieri in trincea

 

Nei negozi sparsi in provincia di Bolzano le situazioni variano. Il punto vendita Eurospar nel centro di Merano risulta, si può dire, virtuoso. “Qui abbiamo clienti che abitano vicino e vengono a piedi. Non ci sono affollamenti, tutto è rimasto in ordine e non abbiamo e non avremo carenze di prodotti, pane, pasta che sia” spiega Giada Stoto, cassiera assieme ad altre 2-3 colleghe. “Abbiamo il necessario per la protezione personale e lo scaglionamento funziona: entrano 20 persone alla volta, con il numerino. Non ci sono mai state code”. Da parte sua non c’è timore per un eventuale contagio, pur dovendo lavorare ogni giorno a contatto con le persone: “Non ho paura, in caso contrario avrei scelto di rimanere a casa come ci ha permesso l’azienda”.

Maurizio Dapas, addetto al banco enogastronomico nella stessa catena ma a Vipiteno, parla di una situazione sotto controllo senza nascondere i timori dei colleghi. “I collaboratori dei supermercati vivono una condizione delicata, come infermieri, dottori, operatori della sicurezza. La nostra azienda è in linea con le protezioni individuali, ma il contributo maggiore deve ora venire dai clienti. La spesa, consigliano anche le istituzioni, va fatta una volta a settimana, da una sola persona per tutta la famiglia. Non bisogna venire per una bottiglia di bibita e dentro i negozi come fuori occorre rispettare la distanza di un metro”. I cassieri sono i più esposti: “Sono in prima linea e stressati dalla situazione: oltre a lavorare a contatto ravvicinato devono far rispettare le distanze - conclude Dapas -. Ai cittadini ripeto: dobbiamo venire incontro a tutti gli operatori che stanno lavorando”.

 

 

Cgil, Cisl e Uil: niente spese inutili

 

I sindacati confederali attraverso le loro categorie del commercio da giorni denunciano le preoccupazioni del personale, il loro sovraccarico nei turni e rinnovano l’appello ai clienti ad evitare “corse inutili all’acquisto”. Continua nel frattempo il pressing a livello nazionale per ottenere la chiusura domenicale, utile a dare respiro agli addetti. “Nei punti vendita che erano già carenti di personale oggi si lavora con diversi straordinari. Vediamo purtroppo che ci sono ancora troppi clienti in giro per acquisti non indispensabili” dice Ulrike Egger della Fisascat Cisl-Sgb.

Vediamo purtroppo che ci sono ancora troppi clienti in giro per acquisti non indispensabili (Ulrike Egger, Sgb-Cisl)

“La salute però viene al primo posto per tutti e i cittadini devono tutelare se stessi e chi lavora. In questo senso deve essere dato il tempo utile alle aziende per provvedere alla sanificazione degli ambienti, che non deve però ricadere sul personale dei negozi”.

Anche Walter Largher (Uiltucs) invita a non affollare i supermercati e le botteghe. “I magazzini sono pieni, il cibo non mancherà dunque è inutile venire tutti i giorni. Occorre rispettare i lavoratori e venire se possibile con il bancomat evitando il contante”.

I magazzini sono pieni, il cibo non mancherà dunque è inutile venire tutti i giorni. Occorre rispettare i lavoratori e usare se possibile con il bancomat (Walter Largher, Uiltucs)

Resta comunque poco chiara la questione dei dispositivi individuali di protezione. “Nessun documento, neanche il protocollo nazionale per la tutela sui luoghi di lavoro su cui si sono messi d’accordo governo, aziende e sindacati la indica come obbligatoria, se si rimane entro il metro di distanza che invece è la precauzione prevista” afferma Antonella Costanzo, segretaria Filcams Cgil-Agb. Esiste anche un problema di reperibilità. Chi però è riuscito ad ottenerla o a farsela dare dall’azienda la sta utilizzando. Almeno è questa la situazione che si vede girando per i negozi e non mancano tuttavia le botteghe dove il personale ne è totalmente sprovvisto. 

I lavoratori del settore alimentare forniscono un servizio indispensabile, pur nel sovraccarico dei turni quotidiani e nella paura (Antonella Costanzo, Cgil-Agb)

“In ogni caso vanno tutelati i lavoratori del settore alimentare che forniscono un servizio indispensabile, pur nel sovraccarico dei turni quotidiani e nella paura” aggiunge Costanzo. “Sono preoccupati in modo ulteriore - rivela - gli addetti che intervengono nello scarico delle merci, che si trovano vicini agli autisti dei camion da Lombardia, Veneto e Emilia”.

 

Economia e soldi pubblici in caduta

 

La situazione rimane sotto controllo. Ma più si alza lo sguardo verso l’economia nel suo complesso, più aumenta la paura per l’impatto della crisi. Il turismo si è bloccato così come molti servizi ritenuti “non indispensabili”. Un collasso dei comparto produttivi che - ne è certo Buonerba, segretario generale della Cisl in Alto Adige - a cascata farà crollare le entrate fiscali della Provincia, con la necessità di una prossima, difficile manovra di bilancio. “Già ci sono 500 aziende artigiane, fra cui ad esempio estetisti, parrucchieri e barbieri, che hanno chiesto l’integrazione salariale. Per dare un’idea, queste domande sono arrivate in 3 giorni, mentre nei precedenti 4 anni erano state una ventina. Aspettiamo di vedere la declinazione locale del decreto del governo, in teoria l’Alto Adige avrà l’1% delle risorse nazionali: 25 milioni per la cassa integrazione in deroga, più 8 milioni per le piccole imprese, mentre il fondo di solidarietà territoriali ha in cassa 15 milioni e c’è il fondo nazionale per gli artigiani. Speriamo la tempesta passi presto. La vedo in positivo: facendo i conti con il crollo delle entrate pubbliche avremo l’occasione per ripensare a come spendiamo i soldi”.

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Francesco Zuffa Mer, 03/18/2020 - 22:47

Io spero tanto che questo porti alla riconversione ecosostenibile. Già che dobbiamo far ripartire l'economia, pensiamo in un ottica del futuro. Tra l'altro si dice che ci sia una correlazione tra diffusione del virus e inquinamento, quindi potrebbero essere anche consequenziali.
Si potrebbe pensare in un'ottica di largo respiro così come il New Deal americano degli anni trenta. Non dobbiamo avere paura, ma avere il coraggio di essere una società che guarda al proprio sostentamento economico, ambientale e sociale.

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