Politica | Jimmy Milanese

Pulci in casa 5 Stelle?

Ma lo scandalo di Rimborsopoli, non rivela forse più sulla natura della comunicazione politica in Italia che sulla gravità di quei fatti?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

«Rimborsopoli», ovvero la scoperta della non restituzione di parte delle indennità di carica da parte di alcuni deputati eletti nelle file del Movimento 5 Stelle, ha evidenziato che anche all'interno del gruppo politico fondato da Beppe Grillo esistono dei comportamenti eticamente e moralmente censurabili. La differenziazione volontaria e statutaria del Movimento da tutti quei comportamenti disdicevoli e tipici della politica italiana, ha scatenato i media alla ricerca della falla nel sistema di valori e principi definiti dal Non Statuto del Movimento. Un codice ideato proprio allo scopo di limitare, se non impedire, quei vizi italiani che, tra i vari mestieri, rendono il ruolo del politico tra i meno rispettati dai cittadini.

Il punto, a ben vedere, quando si è di fronte a un atto politico censurabile, sta nella comprensione della misura di questo comportamento, ovvero, nella quantità e qualità di quello che mediaticamente viene chiamato «scandalo», questa volta 5 Stelle. In seconda analisi, è bene evidenziare come funzioni il sistema degli anticorpi che quel gruppo sociale si è dato per sconfiggere la presenza di agenti patogeni.

In qualsiasi comunità sociale, esiste una componente chiamata devianza, la quale sta ad indicare la deviazione ad opera dei suoi membri dal comportamento che questa comunità ha stabilito come «accettabile». Un comportamento, quello accettabile, appunto, che spesso presenta dei confini poco definiti, perché le coordinate etiche e morali sulle quali si fonda il contratto sociale tra le persone, sono delineate ma non definite dalle leggi dello stato che regolano i rapporti intra comunitari. Mentre le leggi sono un codice scritto e amministrato da un sistema giurisdizionale, l'etica è qualcosa che pervade la società ma non prevede una definizione altrettanto puntuale.

Un esempio classico è rappresentato dalla comunicazione tra membri di una comunità. Fino a certi livelli, i codici linguistici utilizzati nello scambio di informazioni sono accettabili e accettati dalla maggior parte dei componenti quel gruppo sociale. Anche chi scrive ora, sta utilizzando un codice di comunicazione, ovvero, termini mutuati dall'ambito sociologico, al fine di dare spiegazione di un fenomeno sociale (in questo caso, l'improprio utilizzo delle indennità di carica e il suo effetto mediatico). Ma nella comunicazione, esistono anche registri verbali che pongono seri problemi relazionali, come la delazione o il turpiloquio, i quali, fino a certa misura, possono essere socialmente accettabili o meno, ma oltre una diversa soglia, diventano penalmente perseguibili.

Certo, ritornando all'ambito della politica, è vero anche che per una buona parte della comunità italiana, comportamenti penalmente rilevanti, diventano eticamente accettabili, se compiuti da esponenti intestatari di cariche elettive appartenenti alla propria area politica di riferimento.

Nel caso della mancata restituzione di una frazione dell'indennità di carica, da parte di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, tanto gli organi di stampa quanto la comunicazione via rete, sembra essersi scagliata con violenza inusuale, nonostante si tratti di un evento ben lontano dall'ambito di applicazione del codice penale italiano.

I motivi, come anticipato, stanno essenzialmente nella pretesa da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle di rappresentare quella diga etica e morale che separa la legalità da tutte le forme di devianza della politica. Quindi, suona meno accettabile un comportamento deviante da chi si dichiara un paladino della legalità, piuttosto che da chi di questa non si cura poi molto.

Quello che sfugge a parte dei commentatori, è che qualsiasi atto deviante rispetto a una norma dello Stato o di una comunità di persone, deve essere collocato nella sua dimensione qualitativa e quantitativa, quindi, essere imputato all'effettivo responsabile. Invece, la responsabilità di un comportamento deviante all'interno di una istituzione politica, diventa generale solo quando questa non prevede adeguate misure sanzionatorie verso i devianti. Misure che non hanno a che fare con la legislazione nazionale, nel caso dei 5 Stelle, ma che si basano sulla applicazione dei codici regolamentativi interni.

Nel caso del Movimento 5 Stelle, la mancata restituzione di parte della indennità di carica non raffigura alcun reato di tipo penalmente rilevante, semmai, inficia l'immagine del Movimento quale portatore di valori etici e morali in antitesi a comportamenti politici diffusi nel paese.

Il fatto che alcuni dei suoi componenti commettano atti moralmente deprecabili, non porta automaticamente alla squalifica del Movimento come sistema sociale autoregolamentato, a meno che questo sia inattivo di fronte a quei comportamenti specifici. Ancora, il fatto che i leader 5 Stelle abbiano comunicato l'espulsione immediata di chi si fosse macchiato di comportamenti contrari al codice di autoregolamentazione interno, pone il Movimento al riparo da qualsiasi responsabilità come istituzione, proprio per il motivo sopra annunciato.

Una qualsiasi società - una bocciofila tanto quanto un Movimento politico - è una comunità di valori e intenti, ed è necessariamente formata da esseri umani cooptati sulla base di un contratto sociale che prevede il rispetto di regole e norme interne.

Sarebbe inimmaginabile la pretesa che un qualsiasi circolo sociale o qualsiasi movimento politico fosse in grado di garantire ex ante comportamenti integerrimi dei suoi componenti. Semmai, la comunità sociale deve garantire di possedere tutti quegli strumenti atti ad espellere le c.d. «mele marce», esattamente come sta facendo il gruppo politico in questione. Per dirla tutta, rimane la questione dei controlli interni, che nel caso dei 5 Stelle sembra non avere funzionato bene. Una questione che si potrà risolvere a favore del Movimento, solo se questo saprà imparare dai propri errori e ovviare a questa mancanza.

L'accusa di non avere assunto sufficienti strumenti di controllo ex post, non potrà mai trasformarsi in una accusa di collusione del Movimento con le sue componenti devianti, a meno che non si riesca a dimostrare che ci fosse una volontà politica da parte dei suoi vertici di favorire, proprio attraverso una lacuna nei controlli, il comportamento deviante di quei pochi!