Politica | Bonus, Furbetti

La grande farsa dei furbetti del bonus

La conquista della democrazia è una battaglia dura, senza esclusione di colpi, che non si deve mai smettere di lottare.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

 

Per essere democratiche, le società hanno bisogno di un sistema di informazione plurale, obiettivo e capace di fornire a tutti i cittadini elementi di riflessione e autonomia di giudizio. Come scriveva Max Weber, il grande sociologo tedesco, essere liberi si può solo dove è possibile la critica e si potrebbe aggiungere dove si può ragionare con la propria testa, avanzare dubbi, costruire ipotesi alternative, non subire le semplificazioni e le spiegazioni banalizzanti. Lo scandalo dei cosiddetti furbetti del bonus Covid ci dice quanto siamo molto lontani da avere raggiunto questa elementare condizione di democrazia. 

A seguito dello scandalo esploso a livello nazionale di tre parlamentari e circa duemila politici locali risultati percettori del bonus, anche in provincia di Bolzano si è scatenata la caccia alle streghe. A essere presi con le mani nella marmellata sono in quattro consiglieri provinciali Tauber, Lanz, Koellesberger e Schuler. Due sono consiglieri semplici, il terzo il capo del maggiore partito di opposizione e l’ultimo, addirittura, il vicepresidente della giunta. E’ probabile che nei prossimi giorni si aggiungano ai quattro ‘criminali’ anche un certo numero di altri personaggi politici minori, sindaci, vicesindaci, assessori, eccetera.  

Non si discute sul fatto che l’errore compiuto sia grave. Per un politico che ha un lauto stipendio assicurato e beneficia di vantaggi che un cittadino medio solo si può sognare, avere chiesto il bonus è un errore che non doveva essere fatto. Da capire per arrivare a formulare un giudizio ragionato sui fatti, sono però anche altre cose. 

Innanzitutto, parliamo della gravità dell’atto e della relativa punizione. La possibilità di richiedere un bonus era prevista dalla legge. Come ha giustamente detto Arno Kompatscher, chi ha scritto la norma a livello centrale, visto tanto più che si tratta di forze governative che della legalità hanno fatto una battaglia simbolica, avrebbe potuto inserire un vincolo per i politici con redditi oltre una certa soglia. Come migliaia di altri cittadini, anche i quattro cosiddetti 'furbetti' hanno avanzato domanda. Non essendo vietato legalmente si sarebbero potuti chiedere se era opportuno, e la risposta è no. Non era opportuno per il semplice fatto che tutti e quattro sono percettori di redditi piuttosto consistenti garantiti dal ruolo politico ricoperto. Quindi una bacchettata piuttosto secca sulle mani è necessaria. Si tratta invece di capire se è indispensabile andare anche oltre, e arrivare a mozzare l’arto, o addirittura a ghigliottinare le teste. L’opinione pubblica pare affamata di sangue, i competitors politici sono come sempre pronti a sfruttare l'occasione e i mass media e i burattinai occulti giustamente fiutano l’aria.

Qui cominciano però le contraddizioni. I quattro imputati non sono eguali. Le loro storie personali innanzitutto paiono molto diverse. Tre hanno scelto di aderire al partito di raccolta che distribuisce onori e provende. Il quarto, ha deciso di intraprendere la strada meno remunerativa dell’opposizione. Qualche altra differenza è da sottolineare, per onore della verità. I quattro reagiscono in modo quasi opposto alla gogna. Uno è salvato da una surreale dichiarazione del commercialista che si assume per intero la responsabilità della richiesta del bonus, il secondo più onestamente dice di averlo fatto per il suo albergo, il terzo ammette il grave errore e si scusa. Schuler è quello che si comporta forse di più come il pugile suonato che inizia a delirare. Afferma di aver voluto smascherare l’inefficienza dello stato italiano e di essersi ripromesso di fare con i quattrini ricevuti una donazione. La pezza è peggiore del buco e le critiche giustamente sono più feroci. Ancora una differenza tra i quattro è il rapporto con il denaro avuto nel corso della loro carriera politica. Tauber, Lanz e Schuler non risulta abbiamo mai rinunciato a un euro del loro stipendio, Koellesberger nel corso dei suoi mandati ha donato più di centomila euro. L’atto sbagliato della richiesta del bonus rimane, ma i casi non sono analoghi e non a caso in molte forme di giurisprudenza tradizionale la valutazione della colpa e l’entità della punizione vengono stabilite non solo in base all’atto contestato, ma anche al contesto in cui l’atto si colloca, alla storia dell’imputato, alla sua reputazione e condotta pregressa. 

Nei processi mediatici contemporanei tutto questo non c’è più. La velocità delle informazioni, la scarsa attitudine alla valutazione dell’opinione pubblica, la poca memoria dei cittadini aiutano a affermare un modello di informazione in cui i media e i loro proprietari sono in grado di plasmare non solo l’opinione, ma anche i sentimenti e i criteri di valutazione più profondi dei cittadini.  

Se si osserva con un pò di attenzione ai fatti si scoprono però verità inenarrabili. Mentre i quattro consiglieri provinciali sono portati sull’altare sacrificale, gli stessi media che in nome della libertà di informazione li hanno scoperti lasciano passare regolarmente episodi che effettivamente sotto il profilo dell’etica politica lasciano sconcertati. Non più tardi di una settimana per esempio a Bolzano la SVP comunale si è fatta per esempio aprire la campagna elettorale dall’ex Landeshauptmann, Luis Durnwalder. I media si sono imitati a commentare il discorso come denso di pathos. Salvato in prima istanza dalla giustizia provinciale, in Cassazione e corte di appello, l’uomo è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione con una contestazione di danno di grave entità per uso non consentito di denaro pubblico. Non prono, il vecchio governatore ha collezionato anche una condanna per diffamazione nei confronti dell’ex procuratore regionale della corte dei conti Schulmers. Luis ha dichiarato di 'non sentirsi colpevole' e forse per questo i media sono andati molto leggeri nel commentare la notizia. Poco approfondito è anche il ruolo che Durnwalder ha come consulente della SAD, l’azienda di trasporti guidata dal suo figlioccio Gatterer, concessionaria del trasporto pubblico extraurbano provinciale dall’epoca in cui Luis era governatore.  ‘Sono contento di mettere a disposizione la mia esperienza” ha affermato il testimonial della campagna elettorale bolzanina alla stampa - “e comunque non potevo dire di no all’amministratore delegato Gatterer che, come me, è di Falzes”. L'argomentazione pare solida. Dolomiten, Sudtiroler Tageszeitung, Alto Adige, e televisioni locali non hanno per qusto motivo probabilmente avuto niente da obiettare. Luis non può sedere nel consiglio di amministrazione della Sad, ma come consulente nulla osta. La legge lo consente, quindi nessuno ravvisa possibili conflitti di interesse, nè problemi etici. 

Si potrebbe sintetizzare laconicamente: due pesi e due misure. Il comportamento diventa etico e non etico a seconda delle occasioni. Casi di conflitti di interesse e di comportamenti etici assai deprimenti nel sistema che conta della provincia di Bolzano sono negli ultimi anni purtroppo sempre più frequenti. Si tratta di situazioni rispetto alle quali il presunto crimine dei quattro malandrini del bonus Covid fa sorridere, ma quasi nessuno vuole andare a fondo delle questioni. Meglio parlare di chi ruba la marmellata, piuttosto che di chi svaligia la cassa dell’Opera Pia. 

Il problema della costruzione della notizia e dell’uso delle informazioni da parte dei media in rapporto alla democrazia assume però i suoi toni più drammatici, se lo si osserva dal punto di vista della lotta per il potere. Mentre ai cittadini vengono dai in pasto i quattro malcapitati, dietro le quinte si consumano faide e vendette da romanzo shakespeeariano. La Dolomiten dei fratelli Ebner come sempre brilla come la stella polare nello spettacolo del conflitto di interesse locale. La vittima da immolare è il vicepresidente Schuler. I commenti riportati dalla testata enfatizzano la rabbia popolare nei confronti dell’improvvido venostano. Le fonti restano generiche, ma l’idea che si vuole fare passare è quella che la base reclama giustizia. La guerra fratricida tra gli Ebner e il clan dei pusteresi da una parte e il Landeshauptmann, di cui Schuler è stretto sodale e alleato, dall’altra, è censurata. Se da questa battaglia si riuscirà a fare saltare anche la testa del capo dell’opposizione tanto meglio. 

Ai cittadini si fa credere così qualcosa che in realtà nasconde qualcosa di altro: un conflitto radicale per il potere, l’altra faccia di quello che era una volta un partito di raccolta unito da legittime rivendicazioni di tutela di una minoranza assimilata con la forza a uno stato straniero. Oggi sotto la grande bandiera della SVP ci sono solo malinconiche macerie. 

Che conclusioni si possono trarre allora dallo scandalo dei furbetti del bonus? Che i politici sono tutti corruttibili e corrotti? Che bisogna iniziare a fare finalmente pulizia senza guardare in faccia a nessuno? Che i media sono l’unico argine alla depravazione etica e morale del potere? Oppure che in provincia di Bolzano i media principali sono parte integrante della tragedia? Che i principali quotidiani sono dipendenti dalla politica e in diversi casi sono di proprietà di soggetti che usano il quasi monopolio dell’informazione per perseguire i propri interessi personali? E che di giornali e giornalisti liberi ce ne sono ben pochi e quei pochi se ne stanno bene alla larga dagli organi di informazione dominanti? E poi ancora: possiamo dire che il sistema dell’informazione locale sostiene veramente la democrazia? Oppure le informazioni che passano e vengono messe in prima pagina rispondono a logiche assai diverse da quelle che dovrebbero permettere ai cittadini di formarsi una opinione autonoma e competente? E’ sufficiente scatenare una caccia alle streghe per dire che il demonio è stato scacciato dal sacro suolo della Heimat?

La farsa merita una degna chiusura, e non poteva che esserne protagonista un rappresentante dell'indomito patriottismo locale, Bernhard Zimmerhofer, che sulla Sudtiroler Tageszeitung chiede le dimissioni dei quattro criminali per il danno arrecato non solo all’immagine della politica, ma soprattutto all’integrità morale della Heimat all’estero. In effetti ha ragione: è dell’integrità morale dei poteri forti della provincia di Bolzano che prendendo spunto da questa storia si dovrebbe iniziare seriamente a parlare.  

 

 

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Arne Saknussemm Gio, 08/20/2020 - 13:42

Per un politico che ha un lauto stipendio assicurato e beneficia di vantaggi che un cittadino medio solo si può sognare, avere chiesto il bonus non è un errore ma la rivelazione di una certa visione del mondo ovvero l'assenza di un etica professionale e responsabilità verso gli altri. Persone di questo tipo in politica non dovrebbero starci!

Gio, 08/20/2020 - 13:42 Collegamento permanente