Futuro
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Società | il cappuccino

Elezioni e Sprechgesang

Proviamo a chiederci, andando a votare e scorrendo i nomi di una qualsiasi lista: questa persona pratica un modo di ragionare e di mettersi al servizio di una comunità?

Per chi votare nel fine settimana elettorale che sta incombendo? Viene da rispondere che la nostra scheda per le Comunali debba premiare chi ha fatto bene e rimandi a casa (o comunque non faccia eleggere) chi ha fatto male.
Dal welfare alla ripresa economica, da un turismo calibrato a coltivazioni senza pesticidi fino alla cultura. Territorio, quest’ultimo, dove opera una minoranza di persone preparate e da incoraggiare ma devastato da dilettanti allo sbaraglio che hanno strappato alle nostre città, anche piccole, lo slancio per confrontarsi con il resto del mondo.

Certo, il nostro territorio ospita iniziative attraenti, innovative, coraggiose: alcune mostre, alcuni concerti (anzi, spesso i concerti da seguire e di segno diverso sono numerosi, per fortuna), qualche pubblicazione.
Ma siamo anche alle prese con una offerta culturale che, insistendo nell’intrecciare “basso” e “alto”, promuove al rango di artisti e scrittori chi fuori dai nostri confini verrebbe rimandato (o spedito per la prima volta) a studiare, a leggere, a guardarsi intorno, a riflettere. E, solo dopo, a riprovare a scrivere, dipingere, progettare.

Resteremo e moriremo provinciali, pensando di essere l’ombelico del mondo (copyright di Toni Visentini, qualche anno fa)? E riusciremo a non votare amministratori locali che hanno trasformato una pattuglia di incompetenti in artisti, letterati e operatori culturali? E che fine faranno i (pochi, poveri ma belli) artisti e letterati che se la giocano – almeno - con il resto del Bel Paese, fanno davvero crescere il Sudtirolo delle culture e non difendono soltanto il loro orticello grande come un francobollo e utile alla comunità come una bicicletta per un pesce?

Riusciremo a non votare amministratori locali che hanno trasformato una pattuglia di incompetenti in artisti, letterati e operatori culturali?

Tema antico, di sicuro sempre più logoro. Ma tema che è sempre più una emergenza.
Emergenza perché da noi esiste un sistema di sostegno pubblico alle attività culturali e fin qui tutto bene. Ci sono i fondi ed è giusto investirli. Ma, care istituzioni locali, vogliamo – almeno - ripartire dallo Sprechgesang? Ovvero da quel modo di cantare e parlare insieme che è diventato uno stile vero e proprio grazie al compositore (e grande intellettuale) Arnold Schönberg?
Vogliamo valorizzare, cioè, chi ha studiato o sta studiando, chi legge e ascolta e non solo chi pretende di fare cultura senza averne titoli ed esperienza? E, soprattutto, non coltivando nessun desiderio di studiare, apprendere e ragionare ma badando solo a procurarsi un contributo in denaro e poi si vedrà?

Proviamo allora a chiederci, andando a votare (invito che rivolge anche questa rubrichina) e scorrendo i nomi di una qualsiasi lista: questa persona sa che cosa è lo Sprechgesang? Ovvero pratica un modo di ragionare e di mettersi al servizio di una comunità? Un modo che non si fermi allo slogan, alla frase fatta, magari alla strizzatina d’occhio a chi vota? Non importa che conosca Schönberg: importa che ne pratichi il metodo (e magari non parli solo una lingua, brrrrr….).
Poi, si decida e si voti. Ne gioverà la politica culturale in questa terra complessa. E, vedrete, saranno così gestiti meglio anche welfare, ambiente, sicurezza, convivenza e persino la manutenzione dei marciapiedi.