Cultura | TURRIS BABEL

Partiture costruite

TURRIS BABEL ist, Dank der freiwilligen und passionierten Mitarbeit junger Architekten, die Zeitschrift der Architekturstiftung Südtirol.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Tiroler Festspielhaus Erl
Foto: Brigida Gonzales

Text: Alberto Winterle

In Zusammenarbeit mit der Architekturstiftung Südtirol / in collaborazione con la Fondazione Architettura Alto Adige.

 

Doooo, Reeee, Miiii… imparare a leggere le note e comprendere la successione dei tempi, interpretando quelli che prima erano solamente divertenti segni grafici sullo spartito, è il primo passo. Una fase che però può risultare un pó noiosa, dovendo passare intere serate a ripetere a voce la partitura, soprattutto se per raggiungere i locali della prova di musica bisogna percorrere a piedi un lungo tratto di strada nelle fredde serate d’inverno. Poi finalmente arriva la fase successiva, puoi prendere in mano uno strumento, nel mio caso un «corno», e quindi quelle note recitate a voce iniziano a diventare suoni. Prima sono forse un pó striduli ma poi, una volta imparato a premere correttamente lo strumento sulla bocca, iniziano a diventare suoni più chiari. Infine la magia: sentire i tuoi suoni, mescolati a quelli degli altri componenti della banda, diventare musica. È questo il momento in cui si svela il senso della composizione musicale, la somma di diversi spartiti, il contributo di diversi componenti, quello che sportivamente viene chiamato il «gioco di squadra», l’unione di suoni diventa un tutt'uno e si trasforma in un concerto.

Successivamente, dopo qualche mese passato a suonare a casa o nei locali della prova di banda, arriva l'esibizione pubblica. Prima la consegna dei costumi tradizionali da provare ed indossare. Poi come ultimo atto la disposizione in file parallele di tutti i componenti e poi via con la sfilata per le vie del paese, suonando in occasione di un importante evento pubblico.

 

 

Suonare uno strumento non corrisponde solamente a coltivare una passione privata e personale, ma può assumere anche un ruolo sociale e pubblico. Un musicista comunica e trasmettere sensazioni di piacere, allegria, relax, anche se si rivolge ad un solo uditore. Se poi i fruitori sono molti e si moltiplicano ecco che il beneficio dell’ascolto della musica diventa «bene comune». Ma la componente sociale assume in luoghi come l’Alto Adige un ruolo ancora più importante, che non si limita solamente a dare importanza ed ufficialità ai molti eventi pubblici o religiosi. E’ la componente volontaristica che, come abbiamo già potuto verificare con i corpi dei Vigili del Fuoco, anche per la bande musicali o per le orchestre non professionali, corrisponde ad un modo di partecipare attivamente alla comunità di appartenenza. Un modo per offrire attivamente il proprio contributo, per esserci ed allo stesso tempo per sentirsi parte di un corpo sociale. Analizzando i dati della Direzione provinciale della scuola musicale della Provincia Autonoma di Bolzano e del Consorzio delle Bande risulta evidente l’importante numero di soggetti coinvolti. In una provincia di circa 530.000 abitanti il numero annuale di studenti è pari a 18.969, mentre sono presenti ben 210 corpi bandistici che coinvolgono quasi 10.000 persone. È per questo che quindi la Provincia ha investito nella costruzione o rinnovo di molte scuole di musica ed anche di strutture come padiglioni per l’esibizione delle bande con i relativi spazi per le prove, i cui progetti più recenti cerchiamo di presentare nel presente numero di Turris Babel.

La musica è semplicemente «aria che si muove», però si confronta con lo spazio e quindi con l’architettura. 

La musica, come ha evidenziato Michele Dall’Ongaro, il Sovrintendente Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma in occasione del recente Congresso nazionale degli Architetti, è semplicemente «aria che si muove», ovvero un elemento immateriale che però si confronta con lo spazio e quindi con l’architettura. Le onde sonore riempiono gli spazi ed incontrano le superfici che noi architetti creiamo, in un rapporto simbiotico che unisce e fa sintesi delle due arti. Fare architettura per la musica non significa solamente creare un edificio o uno spazio, l’architettura diventa una componente stessa della musica, una sorta di cassa sonora dove spazio e tempo si incontrano tenendo tutto insieme e dove i suoni si riflettono e riverberano andando «toccare» le superfici che possono avere diversa natura e consistenza. É qui che quindi anche l’architetto, coadiuvato dagli esperti in acustica, può contribuire alla modellazione e diffusione dei suoni utilizzando quegli strumenti della tecnica e dell’estetica, del ritmo, della composizione e dell’armonia che accomunano i processi creativi di chi fa musica e chi fa architettura.

 

 

Konstruierte Partituren

Doooo, reeee, miiii … – es beginnt damit, dass man die Köpfchen mit den Hälschen auf der Partitur zu verstehen lernt, dass man mit Notenhöhen und Notenwerten vertraut wird. Das kann ziemlich öde sein, besonders wenn es heißt, sich ganze Abende lang in eine Partitur einzulesen oder gar an kalten Winterabenden den weiten Weg zwischen Proberaum und zu Hause auf sich nehmen zu müssen.

Dann endlich kommt die Phase, wo der Spaß beginnt: Du kannst endlich das Instrument in die Hand nehmen, in meinem Fall: ein Horn. Die Noten, die man bisher nur laut gelesen hat, werden nun zu Tönen. Die ähneln anfänglich zwar eher einem Quietschen, werden dann aber zusehends reiner, sobald man gelernt hat, richtig ins Mundstück zu blasen. Schlussendlich eröffnet sich dann der eigentliche Zauaber: Du hörst dein eigenes Spiel, wie es sich mit dem Spiel der anderen Kapellenmitglieder mischt und wie alle Töne miteinander zu Musik werden. Das ist der Augenblick, in dem sich das Wesen einer Komposition offenbart, das Gefüge der einzelnen Stimmen, der Beitrag der einzelnen Instrumente, das »Zusammenspiel« im wahrsten Sinne des Wortes: Die Stimmen werden miteinander zu einem einzigen Klangkörper, das Spiel wird zum Konzert.

Nach einigen Monaten des fleißigen Übens – ob zu Hause oder in den Proberäumen – kommt auch der große öffentliche Auftritt. Zuerst werden noch die Trachten anprobiert und angezogen. Dann folgt als letzter Akt die Aufstellung der Musikanten in Reih und Glied: Mit dem musikalischen Festzug durch die Straßen des Dorfes wird ein wichtiges Ereignis gefeiert.

Ein Instrument zu spielen bedeutet nicht nur, eine private Leidenschaft zu pflegen, sondern oft auch, eine wichtige öffentliche und gesellschaftliche Rolle zu übernehmen. Der Musiker sorgt mit seinem Spiel für Freude, Vergnügen und Entspanntheit, selbst, wenn es nur einen einzigen Zuhörer gäbe. Wenn das Publikum aber größer ist, wird die Musik zu einem regelrechten Gemeingut. Dieser Dienst an der Gesellschaft ist in bestimmten Regionen, wie zum Beispiel in Südtirol, umso wichtiger, als die Musik hier eine zentrale und tragende Rolle bei zahlreichen öffentlichen und kirchlichen Veranstaltungen spielt. Dazu kommt aber auch, dass der ehrenamtliche Einsatz im Rahmen von Laienorchestern und Musikkapellen – dem der Freiwilligen Feuerwehren entsprechend – ein Ausdruck der aktiven Teilnahme an der Gemeinschaft ist. Es ist dies eine Möglichkeit, einen eigenen Beitrag zum Gemeinschaftsleben zu leisten, man stellt sich der Gemeinschaft zur Verfügung und fühlt sich zugleich als ein Teil von ihr.

 

 

Die Zahlen aus der Landesdirektion deutschen, ladinischen und italienischen Musikschule und aus dem Verband der Südtiroler Musikkapellen bestätigen den hohen Stellenwert, den das Musizieren im Land genießt: In einer Provinz, die circa 530.000 Einwohner zählt, gibt es jährlich 18.969 Einschreibungen. Gleichzeitig sind bis zu 10.000 Musiker in insgesamt 210 Musikkapellen bzw. Musikgruppen aktiv. Aus diesem Grund hat das Land bedeutende Mittel für den Bau oder die Renovierung einer ganzen Reihe von Musikschulen und Hallen zur Verfügung gestellt, in denen die Musiker üben und auftreten können. Die neuesten Projekte aus dieser Reihe werden wir in der aktuellen Ausgabe von Turris Babel vorstellen.

 Musik ist im Grunde nichts anderes als »Luft, die sich bewegt«, aber doch mit dem Raum – und dadurch auch mit der Architektur – eine enge Verbindung eingeht.

Wie Michele Dall’Ongaro, der Oberintendant der Staatlichen Musikakademie »Santa Cecilia« in Rom, vor wenigen Wochen anlässlich des Staatlichen Architektenkongresses festgestellt hat, ist die Musik im Grunde nichts anderes als »Luft, die sich bewegt«: ein Element also, das sich nicht materialisiert, aber doch mit dem Raum – und dadurch auch mit der Architektur – eine enge Verbindung eingeht. Die Schallwellen pflanzen sich im Raum fort und treffen auf die Oberflächen, die von uns Architekten geschaffen wurden. Aus diesem Zusammentreffen entsteht ein symbiotisches Verhältnis, das beide Künste in sich vereint. Wer Architektur im Dienste der Musik schafft, der schafft also nicht allein einen Raum oder ein Gebäude, nein, die Architektur wird selbst ein Element der Musik, eine Art Schallkörper, wo Raum und Zeit einander begegnen und alles andere zusammenhalten, wo die Klänge – indem sie die verschiedenartigen Oberflächen »berühren« – sich fortsetzen und widerhallen. Mit der Unterstützung der Akustik-Experten kann daher auch der Architekt Wesentliches zur Modellierung und zur optimalen Ausbreitung der Klänge beitragen. Dabei kommen ihm die Mittel der Technik, der Ästhetik, des Rhythmus, der Komposition und der Harmonie zugute, die die kreativen Prozesse sowohl der Musik- als auch der Architekturschaffenden gleichermaßen unterstützen.

 

TURRIS BABEL è la rivista di architettura dalla Fondazione Architettura Alto Adige, frutto della collaborazione appassionata e volontaria di giovani architetti. La Redazione si è posta come obiettivo, quello di risvegliare l’interesse per l’architettura non solo tra gli esperti in materia, ma anche tra la popolazione, di rilanciare su tutto il territorio ed a livello nazionale, il dibattito sull'architettura in Alto Adige, di promuovere la divulgazione di una buona progettazione, cosciente delle implicazioni socio-economiche ed ambientali che essa comporta.
TURRIS BABEL ist, Dank der freiwilligen und passionierten Mitarbeit junger Architekten, die Zeitschrift der Architekturstiftung Südtirol. Die Redaktion hat sich zum Ziel gesetzt, das Interesse für Architektur nicht nur unter Fachleuten, sondern in der Bevölkerung zu wecken, die Initiierung eines überregionalen Diskurses über Architektur in Südtirol, und die Förderung qualitativ hochwertiger Planung unter Berücksichtigung der sozialen, ökologischen und ökonomischen Folgen zu verbreiten.

TURRIS BABEL: https://stiftung.arch.bz.it/de/turrisbabel/die-zeitschrift/