Società | MINORANZE E DIRITTI

“Non marginalizzare le minoranze”

Medda-Windischer, Marko e Palermo dell’Eurac tra i revisori delle Raccomandazioni dell’Alto Commissario dell’OCSE sull’accesso delle minoranze nazionali alla giustizia.
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Foto: Giustizia

Non discriminazione, uguaglianza, processo giusto e dalla durata ragionevole, imparzialità degli organi giudicanti, diritto all’assistenza legale e linguistica.

Questi sono alcuni dei principi cardine contenuti nelle “Raccomandazioni di Graz”, ossia le Raccomandazioni sull’accesso paritario alla giustizia da parte delle minoranze nazionali, stilate da Lamberto Zannier, l’Alto Commissario sulle minoranze nazionali dell’OCSE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e presentate a Graz il 14 novembre scorso.

Nella revisione e commento di tali Raccomandazioni sono stati impegnati numerosi esperti internazionali, tra cui il team di Eurac Research, composto dalla senior researcher/group leader e coordinatrice del gruppo di ricerca sulle minoranze nazionali, migrazioni e diversità culturali dell’Istituto sui Diritti delle Minoranze Roberta Medda-Windischer, dal professor Joseph Marko (direttore dell’Istituto sui Diritti delle Minoranze) e dal professor Francesco Palermo  (direttore dell’Istituto di Studi Federali Comparati).

“Le Raccomandazioni ribadiscono valori già esistenti nella legislazione di ogni Stato europeo e li rapportano alle esigenze specifiche delle minoranze nazionali con l’obiettivo di depotenziare tensioni e conflitti di ordine etnico e sociale – spiega Roberta Medda-Windischer che espone esempi concreti su quali azioni intraprendere: “Il tribunale dovrebbe avere tra il personale anche rappresentanti delle minoranze, la cui fiducia nel sistema giustizia accrescerebbe. Ne trarrebbe beneficio anche il tribunale, che acquisterebbe una maggiore legittimazione. I tribunali dovrebbero inoltre essere distribuiti dal punto di vista geografico al livello più prossimo alle minoranze, che così godrebbero di un’aumentata facilità di accesso. Dovrebbero infine ridursi sempre di più le barriere linguistiche, economiche e sociali che spesso penalizzano proprio le minoranze. Organi giurisdizionali non adeguatamente sensibilizzati su questi aspetti rischiano di esporre le minoranze, specie nel ruolo di vittime e di testimoni, ad un elevato grado di marginalizzazione, che invece deve essere scongiurato”.

Qual è la situazione in provincia di Bolzano?

Rom e Sinti, afferma Medda-Windischer, sono le comunità che assieme agli stranieri hanno maggiore difficoltà ad accedere alla giustizia: “Si devono creare strumenti per portare alla conoscenza di queste persone i loro diritti in modo comprensibile”.

Un’altra necessità per la responsabile del gruppo di ricerca sulle minoranze è attuare quanto statuito dalle legge provinciale 28 ottobre 2011 n. 12 “Integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri”.

Tale legge provinciale prevede all’articolo 5 l’istituzione del Centro di tutela contro le discriminazioni presso il consiglio della provincia autonoma di Bolzano al servizio di tutti i cittadini contro le discriminazioni fondate sulla razza, colore della pelle, origine etnica, genere, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, nazionalità, appartenenza ad una minoranza nazionale.

“Tale Centro non ha mai visto la luce. Prima della legge provinciale del 2011 vi era un Osservatorio contro le discriminazioni, che è stato in carica pochi anni fino a che non sono terminati i finanziamenti del Fondo Sociale Europeo – dice la ricercatrice Eurac Medda-Windischer -. Chi subisce una discriminazione può oggi denunciare l’accaduto solo in procura oppure rivolgersi alla difensora civica, ma in quest’ultima ipotesi esclusivamente nei casi di discriminazione perpetrate dalla pubblica amministrazione. Vi è anche la possibilità di segnalare la discriminazione all’UNAR che può presentare ricorso alle autorità competenti a nome delle persone discriminate mediante associazioni, come per esempio “Porte Aperte” a Bolzano. Il Centro contro le discriminazioni avrebbe svolto, a scopo deflattivo delle vertenze, attività di mediazione e conciliazione anche in ambito privato e non solo, con competenza nei casi di discriminazione da chiunque subiti, non solo dalle minoranze”. 

Roberta Medda-Windischer valuta infine come un investimento non ottimizzato la mancata piena valorizzazione degli operatori di pace, che circa sette anni fa hanno seguito un master, organizzato dalla provincia di Bolzano in collaborazione con diversi partner, tra cui l’Eurac e l’università di Bologna: “Potrebbero lavorare di più in progetti ad hoc nella mediazione di conflitti sociali ed etnici. La loro opera altamente qualificata potrebbe evitare il ricorso alla giustizia con rilevanti benefici in termini di costi e tempi”.