Economia | Klimahouse

“Sicurezza sismica, beneficio per tutti”

Gian Michele Calvi, ingegnere e docente, parla di efficienza energetica e resistenza ai terremoti al congresso Casaclima 2018. “Edifici stabili, lo Stato risparmia”.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: ©Gian Michele Calvi

“Efficienza energetica e resilienza disastri: un approccio comune”. È il tema su cui centrerà il suo intervento, durante il Congresso Casaclima 2018 alla Fiera di Bolzano, Gian Michele Calvi. Ingegnere sismico, docente allo Iuss di Pavia e adjunct professor alla North Carolina State università, Calvi è stato il fondatore della Fondazione Eucentre e della Rose School e attualmente è uno dei direttori della International association of earthquake engineering. A lungo impegnato nello sforzo di innovare la progettazione sismica, è stato direttore dei lavori di ricostruzione (con il Progetto Case) dopo il terremoto del 2009 all’Aquila in Abruzzo. Durante la tavola rotonda intitolata “Edilizia responsabile” – con Ulrich Santa, direttore dell’Agenzia Casaclima, Konrad Bergmeister, Paolo Rocchi, Werner Tscholl, dalle 9 di giovedì 25 gennaio nella Sala Ortles del Mec – illustrerà le potenzialità anche in termini economici della riduzione dei consumi energetici e della messa in sicurezza sotto il profilo sismico degli edifici. Nell’ambito di una fiera internazionale, Klimahouse 2018, che quest’anno per la prima volta si svolge da mercoledì a sabato.

 

Quali sono le due componenti dell’edilizia responsabile?
Il tema principale sul quale proverò a rispondere è proprio riuscire a confrontare in modo coerente se sia possibile valutare sia il costo di riscaldamento e di climatizzazione di un edificio sia quello della riparazione e dell’adeguamento dei danni dovuti a eventi sismici. Questo tema è molto attuale, perché da un lato da molti anni in varie forme in questo Paese e in altri si sviluppano incentivi per migliorare, ridurre i consumi energetici, in modo anche tutto sommato abbastanza scomposto e poco controllabile. Nessuno infatti è in grado di dire quanto una singola sostituzione dei serramenti o della caldaia abbia veramente efficacia su una riduzione dei consumi o su un miglioramento delle situazioni di inquinamento ambientale.

 

Servirebbe un controllo più accurato?
Sarebbe auspicabile poter valutare quantitativamente il beneficio atteso. Va tenuto presente che questo elemento, nella parte energetica, è già nei documenti. Quando si vende un immobile occorre effettuare la classificazione dei consumi dell’edificio, mi riferisco alla classe A, B e via dicendo. Quello che cerco di sostenere è che ci sono già gli strumenti per dire: spenderò x euro in meno se faccio un determinato intervento e questo costo lo posso commisurare al valore di ricostruzione dell’edificio. Posso stabilire che invece che costarmi il 2% all’anno del costo di ricostruzione annuo, lo stesso immobile mi costerà l’1,5%. Vuol dire che si può stimare una minore spesa dello 0,5% del costo di ricostruzione.

 

E in ambito sismico?
Si può fare qualcosa di simile. C’è un parametro che in letteratura internazionale si chiama Eal, Expected annual loss, perdite annue medie attese (Pam). Anche questo è un costo medio annuo parametrato al valore di ricostruzione dell’edificio. Qual è la differenza? Quando si ragiona in sismica uno può non avere danni per vent’anni e al ventunesimo trovarsi con il 30% di perdite del costo di ricostruzione perché si è verificata su quell’immobile un’azione distruttiva. Spalmare il dato sui 50 anni fa però sì che il parametro diventi analogo a quello dell’energia. Un proprietario può immaginare di avere messo via l’uno per cento l’anno per trent’anni e in quell’anno, del terremoto, avere lo stesso costo dell’1%. Come una forma di assicurazione. I calcoli sono più complessi, ma è possibile stimare sulla base dei moti previsti e delle caratteristiche dell’edificio quale è la perdita attesa.

 

Ci sono però delle differenze in termini di percezione dei benefici, giusto?
È evidente che anche se il parametro numericamente può risultare identico, sono presenti delle differenze. Nel caso di intervento sotto il profilo energetico, il beneficio che si ottiene è diretto e immediato, perché dall’anno dopo si inizia a spendere meno. Invece per un intervento di riduzione dei danni attesi a causa di un terremoto si può non avere nessun effetto immediato. I benefici possono averli il figlio del proprietario o il successivo acquirente. Poi c’è un altro aspetto fondamentale che discuterò al congresso. Un intervento per la riduzione del danno sismico atteso porta anche un beneficio per la società.

 

Intende dire che diminuendo i danni diminuiscono anche i costi della ricostruzione, solitamente sostenuti dall’ente pubblico?
Noi abbiamo sempre visto nel passato lo Stato agire come assicuratore ultimo. Dato che l’ente pubblico solitamente rifonde i danni conseguenti a un evento sismico, allora se questi sono minori chi ne ha un beneficio immediato è anche lo Stato, che spende meno soldi per reintegrare l’edificio.

 

Quindi proprio per i motivi appena elencati sono importanti gli interventi sia di riqualificazione energetica che di messa in sicurezza sismica?
È esattamente la domanda a cui ho cercato di rispondere. Sono tutti e due importanti, ma come dicevo il beneficio per i consumi energetici ha risvolti diretti, mentre per quello sismico gli effetti positivi non sono immediatamente percepibili da chi ha fatto l’intervento. Si può notare che dal punto di vista dello Stato va bene incentivare entrambe le cose, ma se ce ne fosse da sostenere una più dell’altra è certamente più conveniente per l’ente pubblico la seconda. La considerazione che si può fare è che l’eventuale agevolazione nella forma di incentivi fiscali ha più efficacia in termini sociali sotto il profilo sismico che sotto quello energetico.