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Vinili (Dolo)mitici

Il nuovo libro di Paolo Crazy Carnevale racconta di Enrico Micheletti, un disco perduto e di altri protagnisti della "Südtirol Rock Scene".
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Foto: edizione riff

Südtirol Rock Scene, lo spartiacque. 

Se c’è stato un momento di cambiamento determinante nella discografia vinilica degli artisti altoatesini, questo momento è stato sicuramente nel 1978: fino a quel momento la musica su vinile era stata ad appannaggio di quei personaggi e musicisti che avevano cercato o fatto fortuna al di là degli angusti confini regionali, eccezion fatta per quelli che avevano pubblicato qualcosa per le sparute etichette locali, rivolte però – è il caso della Rekon – ad un pubblico d’Oltralpe.
E se i pionieri Dedy CEMM erano stati i primi idoli delle folle bolzanine ad entrare in studio per registrare un 45 giri, lo avevano pur fatto per una label nazionale di una certa fama.
Il 1978 è stato l’anno in cui a Bolzano si dette vita ad una label completamente autoctona, rivolta al pubblico locale e intenzionata a dar voce a quei gruppi giovanili che stavano ponendo le basi – soprattutto a livello di influenza sui posteri – per una scena musicale molto interessante che avrebbe avuto negli anni a cavallo tra settanta e ottanta uno dei suoi momenti più creativi, prima che la seconda metà degli ottanta, con il furoreggiare delle cover, desse un pesante colpo di spugna alla spontaneità e all’inventiva.

 

Artefice di questa label, a cui diede anche il nome, fu l’associazione Contrapunkt, in particolare nella persona di Walter Klotzner, che nel marzo di quell’anno dapprima organizzò una rassegna musicale al Walterhaus di Bolzano, con in cartellone le formazioni musicali più in voga del tempo, rassegna che puntualmente finiva col tutto esaurito, un “ausverkauft” garantito dalla fame di musica dal vivo imperante tra i giovani. Commentava così Fabio Zamboni sull’Alto Adige del 21 marzo: «Oltre settecento giovani in sala e un centinaio costretti dai limiti di sicurezza a rinunciare allo spettacolo: un bilancio che per la musica pop a Bolzano è quantomeno insolito…».

 

Tra i gruppi in lizza in quello che era stato presentato come Rockfestival del Südtirol, ce n’erano due, La Statale 17 e gli Eclipse (che avrebbero presto cambiato denominazione in Emphasis), che Klotzner e Contrapunkt scelsero per il debutto della piccola label autogestita e destinata, ahinoi!, a breve vita.
Si trattava di due gruppi di giovanissimi, e proprio questo era stato probabilmente il motivo del loro successo presso un pubblico di coetanei, ma già capaci di produrre musica originale di uno spessore non disprezzabile. Nell’estate del 1978, mentre i ragazzi erano liberi da impegni scolastici, furono organizzate le session di registrazione presso lo studio di Peter Ghirardini, situato allora in via Palermo.
«Questi ragazzi – ricorda oggi Ghirardini – non avevano ovviamente esperienza di studio, ma avevano abbastanza chiaro in testa quello che volevano fare, oltre ad avere naturalmente le idee musicali. Quando sono arrivati in studio avevano già lavorato sodo in sala prove, avevano maturato un po’ di esperienza dal vivo e il disco doveva essere un po’ il punto di arrivo di un percorso cominciato altrove; cosa che oggi non è così scontata, troppi vogliono cominciare dal disco come punto di partenza e, se posso dirlo, cani e porci fanno i dischi, partendo da niente».
Fu proprio Ghirardini a suggerire agli Eclipse di cambiare nome per non creare confusione con un’omonima formazione francese.

 

«Avevamo 17/18 anni – rammenta Hans Tutzer, oggi apprezzato jazzista, all’epoca batterista degli Emphasis –, in testa avevamo solo la musica e quel periodo è stato davvero molto importante per tutti noi. Quello che suonavamo era influenzato dalla scena rock e progressive che ascoltavamo all’epoca, Genesis, Yes, Pink Floyd erano i nostri eroi e noi cercavamo di fare qualcosa di simile, anche se a quel punto, nel 1978, questi gruppi cercavano di fare delle cose più commerciali che a noi piacevano meno. I ragazzi della Statale 17 invece erano poco più grandi di noi e in ciò che suonavano c’erano già influenze più orientate verso il jazz rock dei Weather Report».
Il risultato delle session di registrazione presso lo studio di Ghirardini fu un vinile composto da otto brani, quattro a firma della Statale 17 sulla prima facciata e quattro composti dagli Emphasis sulla seconda, copertina non propriamente accattivante con i nomi dei due gruppi ed il titolo Südtirol Rock Scene un po’ mimetizzato.
Inutile dire che nell’asfittico panorama bolzanino il disco fece notizia, purtroppo però solo tra gli appassionati e soprattutto tra gli altri gruppi giovanili, che vedendo i loro coetanei esordire su vinile, dovettero rendersi conto che forse non era poi così difficile o impossibile emularli.

 

Strumentale nella parte dedicata alla Statale 17, cantato in quella degli Emphasis, il disco non era affatto male: i due gruppi, come conferma il giudizio di Ghirardini, avevano lavorato davvero sodo prima di registrare. La Statale 17 (il cui nome era mutuato da una vecchia canzone di Francesco Guccini) cavalcava sì l’onda del jazz rock, ma virato al progressive e a testimonianza che le influenze arrivavano da più parti, nel brano che apre il disco si possono ascoltare (in particolare dalle tastiere di Paolo Beltrami) rimembranze dei Genesis (in particolare nell’intro pianistica) e di Pink Floyd (nell’immediato seguito a quell’introduzione). Per i titoli vengono in mente chiaramente i referenti italiani dell’epoca, tipo gli Area o il Banco: La piramide del potere, La sfinge, La cena delle ceneri, Miracolo rimandano infatti ad un rock nazionale all’epoca già adulto. Nel secondo brano il gruppo sviluppa più temi musicali, dando più spazio anche alla batteria di Mario Vitale e alla chitarra di Carlo Girardello.
Vitale poi è protagonista dell’introduzione elaborata del terzo brano, con le tastiere che dialogano con la chitarra elettrica occhieggiando con determinatezza al jazz rock. Ma anche il brano che conclude il lato dedicato alla Statale 17, Miracolo, ha uno sviluppo molto interessante e maturo.
Quando il disco uscì, a dicembre, l’Alto Adige ebbe per il gruppo e per il terzo brano in particolare parole di elogio: «È un jazz rock di buona fattura. Dove emergono la sensibilità e la fantasia di Mario Vitale alla batteria e di Marco Signorini al basso».
Per la precisione, Signorini suonava il basso nelle ultime due tracce, mentre nelle prime due c’era Paolo Depaoli.


Gli Emphasis erano invece i fratelli Leo (tastiere) e Hans (batteria) Tutzer, Peter Bozzetta alle chitarre, Georg Pedrotti al basso e il cantante flautista Mauro Bazzanella.
Le influenze sono qui più marcatamente quelle di un progressive rock all’epoca agli sgoccioli, come osservava Zamboni sulle pagine dell’Alto Adige: «…è un battesimo un po’ anacronistico per quel genere musicale…», ma aggiungeva anche che «La Statale 17 e gli Emphasis hanno qualità e idee a sufficienza per non lasciare interrotto il loro discorso musicale, oltretutto vaccinati, come sono, contro la febbre del sabato sera».
Dei quattro brani degli Emphasis si segnalano il primo, lo strumentale Allures Music Of The Universe, ed il seguente Eternal Dreams cantato e con un ispirato solo di chitarra. Nella recensione del quotidiano italiano si parla di influenze pinkfloydiane, ma ci pare che nel caso degli Empasis sia più il caso di scomodare Yes e Genesis e forse, ma giusto un pizzico, i primi King Crimson.
«Era un periodo molto creativo – è sempre Hans Tutzer a ricordare – e di fare cover non se ne parlava, per noi era fondamentale suonare cose nostre, c’era voglia di essere creativi anche se magari imitando qualcuno, e i ragazzi venivano a vederci con entusiasmo. I brani erano per lo più idee di Leo, poi ci lavoravamo tutti insieme per fare l’arrangiamento. All’inizio il cantante era Peter, poi quando ci trovammo in studio per registrare il disco ci si rese conto che la sua voce non andava bene. Mauro Bazzanella aveva appena lasciato gli Enigma a quell’epoca e reclutarlo per il disco ci sembrò la cosa migliore da fare».

 

Per promuovere il disco, l’associazione/label Contrapunkt organizzò un piccolo tour che nella primavera successiva portò i due gruppi ad esibirsi ad Innsbruck, Merano, Bressanone, Brunico, Ora e Castelrotto, mentre all’epoca della registrazione, nel settembre del 1978, sempre su iniziativa di Contrapunkt si esibirono allo Stadio Druso di Bolzano insieme ad Otho Mollis, Lemi & Mark e Shouting Trophy.
L’importanza di Südtirol Rock Scene non sfuggì a Wolfgang Mayr, quando nel 1981 curò per la germanica RoRoRo Verlag la parte dedicata alla musica rock altoatesina del volume Eurorock: «La Statale 17 fünf italienische Musiker produzieren einen südländisch gefärbten Südtirol Rock. Die neapolitanischen Jazz-Rock Ausflüge werden hörbar, genauso Ansätze von Weather Report. Trotzdem die Musik ist eigenständig, nicht kopiert und sehr rhytmisch (…) Emphasis versucht zuviel die Modelle der Vorbilder zu erreichen».
Il disco non ebbe la fortuna che avrebbe meritato, pare che buona parte delle copie siano andate al macero, evidentemente molti dei giovani estimatori delle due formazioni, preferirono averne una copia registrata su musicassetta che spendere i soldi per acquistare il vinile: oggi, pur essendone disponibile una versione su CD realizzata dalla sanremese Mellow Records nel 1994, le rare copie viniliche di Südtirol Rock Scene vengono offerte sul web a cifre astronomiche che rasentano i cinquecento euro.