Politica | Nodi irrisolti

Scuola precaria

A mettere i bastoni tra le ruote per la ripartenza scolastica non solo i postumi del virus: la questione dei “precari” è ancora sul tappeto.
Scuola
Foto: QuiFinanza

L'anno scolastico più disgraziato dal dopoguerra si è chiuso (o si sta chiudendo, per chi è immerso negli esami) con davanti ancora un orizzonte incerto sulle modalità di rientro a settembre – ci troviamo nel difficile guado di una pandemia non completamente sconfitta –, ma trascinandosi dietro anche i vecchi problemi di sempre per quanto riguarda la definizione dell'organico: leggi alla voce “precari”.

I docenti precari italiani sono sfavoriti rispetto ai colleghi tedeschi e ladini, ma anche nei confronti dei colleghi del resto d’Italia

Un problema annoso, che non risparmia la nostra provincia e che si complica ulteriormente in considerazione di un modello scolastico facente capo a Intendenze diverse, suscitando quindi una comparazione che in piccola scala replica il lamento sulla discriminante etnica. Ma non basta. Un ulteriore aspetto di irrequietezza concerne anche il dibattito politico, visto che a livello provinciale il partito di governo degli italiani, ossia la Lega, a Roma è all'opposizione, divenendo così il bersaglio di critiche mosse da chi si sente contemporaneamente poco tutelato sia qui che là. Un bel ginepraio.

Per renderci conto dell'entità dei problemi basta ascoltare le rimostranze di alcuni insegnanti precari che – sia a titolo individuale, ma anche sposando le posizioni del M5S locale – dipingono un quadro assai fosco. “Mentre a livello nazionale – si legge in un comunicato del Coordinamento dei docenti precari della scuola di Bolzano – la Lega si è schierata sin dalla prima ora a sostegno delle nostre esigenze, a livello locale continua ad ostacolarne le aspirazioni, non prevedendo nessun piano di assunzione per i precari storici e nessuna stabilizzazione per i docenti con più di 36 mesi di servizio”. Inoltre, mentre per la scuola tedesca e ladina esisterebbe per i docenti una prospettiva di carriera più chiara ed agevole, con percorsi abilitanti presso la LUB e con l'assorbimento del precariato attraverso percorsi formativi non selettivi,“per quanto riguarda gli italiani ci troviamo in una situazione in cui la Provincia, anteponendo il concorso ordinario a quello straordinario per il ruolo e non bandendo affatto lo straordinario abilitante, costringe i docenti precari ad una prova più sfavorevole rispetto ai colleghi tedeschi e ladini, ma anche rispetto ai colleghi del resto d’Italia. Il problema si potrebbe risolvere offrendo anche ai docenti italiani le stesse opportunità offerte ai docenti di lingua tedesca e ladina, in linea con l’art.12 bis. del Decreto n.89 del Presidente della Repubblica, in cui si sancisce la formazione degli insegnanti uguale per tutti e tre i gruppi linguistici”.Viene infine segnalato che, “dei 115 posti messi a disposizione dall’Intendenza italiana, il 42% è per insegnanti che nulla hanno a che vedere con il precariato italiano, ossia per per gli insegnanti del gruppo tedesco (una trentina di posti per tedesco L2) e per gli insegnanti dei centri linguistici che non hanno mai insegnato in una scuola e per i quali si è voluto creare una materia di insegnamento ad hoc (15 posti per sostegno linguistico)”.

Evitiamo di chiuderci all'interno di un'isola impenetrabile

L'assessore Giuliano Vettorato, il quale ha dichiarato di essersi confrontato anche personalmente con alcuni esponenti del Coordinamento, prova così a smarcarsi dalle critiche: “Le accuse che mi vengono rivolte, in primo luogo quella di non corrispondere alle esigenze degli insegnanti precari in lingua italiana, non sono a mio avviso giustificate dai fatti. Quando mi sono insediato la pianta organica era ferma dal 2009, e la prima cosa che ho fatto è quella di cercare di regolarizzare chi stava lavorando dal 2005. Mediante l'allestimento dei concorsi ordinari e straordinari intendiamo comunque immettere in ruolo circa 140 persone. Purtroppo esistono differenze di assorbimento dovute alle diverse classi di concorso, perché qui, molto semplicemente, abbiamo esigenze diverse, con profili già coperti e altri per i quali gli aspiranti non hanno in effetti le qualifiche necessarie (penso per esempio alla mancanza nell'area del sostegno). Anche la critica che riguarda l'agevolazione che i tedeschi avrebbero rispetto a noi dev'essere misurata nello specifico, in quanto noi dobbiamo permettere comunque l'accesso a questi posti ottemperando ad un piano di mobilità nazionale che i tedeschi, in virtù della specificità provinciale, possono permettersi invece di ritagliare in modo più restrittivo. Possiamo, certo, studiare dei cambiamenti che eliminino il sentore spiacevole della discriminazione, ma evitiamo di chiuderci all'interno di un'isola impenetrabile dall'esterno”.

Al di là delle buone intenzioni dichiarate dall'assessore, il mondo della scuola locale fatica a superare i problemi che lo contraddistinguono, a cominciare da quello di una scarsa (è un eufemismo) omogeneità dei percorsi di reclutamento dei docenti tra istituti di lingua tedesca e ladina, da un lato, e italiana, dall'altro. Certo, dopo la pesantissima crisi originata dall'impatto del Coronavirus sulla didattica, le priorità potrebbero sembrare altre. Tuttavia, se non si comincerà mai a pensare di poter avere un modello scolastico comprensivo delle differenze esistenti (il che non significa necessariamente una scuola “unica”) è chiaro che i malumori derivanti dalla comparazione dei diversi sistemi, e da un'oggettiva disparità delle precondizioni organizzative, non cesseranno mai.