27.jpg
Foto: w
Società | Avvenne domani

Non era terrestre

I 50 anni dallo sbarco sulla Luna e dal successo letterario di un bolzanino molto particolare.

Anche se il concetto di riscaldamento globale era ben lungi dall'entrare a far parte del vocabolario comune, faceva un caldo spaventoso, a Bolzano, nei giorni di quel fine settimana di luglio del 1969. Termometri bloccati sui 38 gradi, con i bolzanini rimasti in città costretti a far la fila davanti all'ingresso del Lido, in attesa che qualcuno uscisse per potersi rinfrescare con un tuffo in piscina.

Erano i giorni dello sbarco sulla Luna. Accade per questo avvenimento epocale la stessa cosa che avviene per quei fatti che segnano indelebilmente corso della storia. In America tutti ricordano cosa stavano facendo quando furono raggiunti dalla notizia dell'uccisione di Kennedy o dalle immagini dell'11 settembre. Così anche per quello sbarco il nostro pallido satellite, avvenuto nel cuore della notte e che tutti, in Alto Adige come altrove, se hanno l'età canonica, lo associano al ricordo di una notte insonne passata con l'occhio fisso sullo schermo di una tivù rigorosamente in bianco e nero.

Le cronache lunari di quei giorni si mischiano, nei ritagli di stampa, a quelle di una provincia che stava lentamente  e  faticosamente uscendo dalla lunga crisi politica degli anni 60. Si perdevano in lontananza gli echi delle ultime esplosioni della lunga catena di attentati terroristici iniziata un decennio prima. Mentre il modulo lunare della missione Apollo scendeva verso il suolo lunare, l'esecutivo della Südtiroler Volkspartei esaminava per l'ennesima volta le proposte arrivate da Roma, il frutto della lunga e defatigante trattativa condotta da Silvius Magnago. La fazione degli oppositori ad ogni ipotesi di chiusura entro breve termine guidata dai parlamentari Brugger e Dietl e da Alfons Benedikter si riuniva, sempre in quelle ore, per affinare la strategia in vista della prova di forza definitiva che sarebbe caduta, di lì a qualche mese, con il congresso di Merano. Sudavano, nel gran caldo, anche i neoeletti consiglieri comunali di Bolzano, alle prese con una complessa trattativa per la formazione della nuova giunta comunale. Si faceva un gran parlare della richiesta avanzata dal Partito Socialista di poter nominare un proprio esponente come sindaco. Non se ne sarebbe fatto nulla. Accanto ai temi di politica la stampa altoatesina cercava di recuperare un po' di colore locale con cui rivestire le cronache della grande impresa di conquista spaziale. D'obbligo, da parte della Dolomiten la rievocazione degli studi di Max Valier, sudtirolese e pioniere degli studi spaziali, prematuramente scomparso. C'era spazio però anche per figure minori come quella di un contadino del Renon che raccontava, creduto, di essersi proposto come astronauta ancora negli anni 30 e di aver ricevuto una cortese lettera da parte del Presidente degli Stati Uniti con la quale la sua offerta veniva considerata apprezzabile ma prematura.

Anche i pochi cinematografi aperti a Bolzano si adeguavano al clima. Al Boccaccio di via Torino si proiettava il film "Quel caldo maledetto giorno di fuoco", mentre una giuria di musicofili locali premiava Orietta Berti della votazione per il concorso "Un disco per l'estate".

C'è però un altro premio che viene assegnato in quella calda estate del 1969 e che ci ricorda, in modo diretto e strettamente legato alle memorie bolzanine di quel tempo, che la conquista della Luna fu anche l'occasione per stimolare l'interesse generale verso tutte le questioni legate allo spazio che ci circonda, ivi comprese quelle sui misteri che esso nasconde, primo tra tutti quello sull'esistenza di razze extraterrestri.

Nel 1969, infatti, uno dei premi letterari più prestigiosi che si assegnino in Italia, il "Bancarella" è vinto da un libro intitolato "Non è terrestre" scritto da un autore che allora andava per la maggiore e che a Bolzano aveva messo, sino dagli anni giovanili, salde radici. Sulla copertina del volume figurava il nome di Peter Kolosimo, pseudonimo neppur troppo mascherato del nome vero, quello di Pier Domenico Colosimo, nato a Modena nel 1922, approdato con la famiglia al seguito del padre, ufficiale dei carabinieri, in quel di Bolzano dove frequentò tra l'altro anche il liceo Carducci. Kolosimo è un personaggio a tutto tondo, che attraversa, con piglio da protagonista, i drammi del 900. Optante per la Germania, si arruola nella Wehrmacht e viene spedito sul fronte orientale, ma diserta e si unisce ai partigiani. Sviluppa una salda fede comunista che lo accompagna anche nel dopoguerra. La sua vocazione giornalistica lo porta a dirigere le trasmissioni in italiano di Radio Capodistria, da cui viene allontanato dopo la ribellione antisovietica di Tito. Come inviato dell'Unità segue avvenimenti storici come la nascita della DDR, ma nel frattempo, tornato tra l'altro a Bolzano, inizia le sue ricerche sui fenomeni scientifici che oggi definiremmo paranormali, su tracce misteriose di antiche civiltà, sui sentieri che portano all'ipotesi che la terra sia stata abitata anticamente da colonizzatori venuti dallo spazio. È tra i primi a condensare in un libro il materiale raccolto anche grazie alla conoscenza di diverse lingue e ad uno sterminato archivio. Da subito i suoi libri, il primo esce nel 1957, ottengono un successo crescente di pubblico. Quello forse più noto vede la luce nel 1968 e l'anno successivo, come detto, conquista un riconoscimento, il "Bancarella" che negli anni precedenti era andato a giganti della letteratura come Ernest Hemingway e che l'anno successivo sarebbe stato assegnato a Oriana Fallaci. Il premio andò a sottolineare la straordinaria popolarità che le opere di Kolosimo avevano raggiunto. In quell'anno fu lo scrittore più letto d'Italia e c'è da credere quindi che sul comodino di molti di coloro che, anche a Bolzano, seguirono trepidanti, in quella notte del 20 luglio 1969, la discesa del primo astronauta sulla superficie lunare, vi fosse un libro che invece parlava di ben altri viaggiatori dello spazio, arrivati sulla Terra in epoche remote, poi ripartiti verso stelle lontane.

In un'era, la nostra, nella quale vi è persino chi continua pervicacemente a negare che la conquista della Luna sia mai realmente avvenuta i libri del bolzanino Peter Kolosimo, ormai semi dimenticati, così come lo ha scordato quasi totalmente la sua città, appaiono come campioni di moderata fantasia. Sogni bizzarri di uno spirito libero che viaggiava nel tempo così come, in quei giorni che oggi rievochiamo, gli astronauti americani varcarono lo spazio per regalarci l'emozione di vedere un piede umano calcare per la prima volta un suolo che, quello sì, non era terrestre.