Film | salto afternoon

The House

La miniserie animata in stop-motion in streaming su Netflix: una gioia per gli occhi anche se le tre storie mancano di potenza narrativa. Una possibilità se la merita.
The House
Foto: Screenshot

Prendete Wes Anderson, aggiungetegli un chilo abbondante di malvagità e avrete un’idea di quello di cui stiamo parlando. Netflix scommette sull’horror The House, una serie antologica animata in stop-motion, tecnica alquanto terrificante di per sé, forse per il suo evidente rimando al mondo delle marionette dove l’assenza di libero arbitrio richiama l’incubo primordiale collettivo (e bypassiamo i traumi infantili da Pinocchio & co.).

 

Cos’è

The House è, come da descrizione ufficiale, “una commedia dark eccentrica che parla di una casa e le tre storie surreali degli individui che l’hanno abitata”. La miniserie, prodotta da Nexus Studios, è lunga tre episodi, ognuno diretto da registi diversi, campioni dell’animazione in stop-motion come Emma de Swaef e Marc Roels, Niki Lindroth von Bahr e Paloma Baeza. Le tre storie, che hanno come minimo comune denominatore la casa del titolo, sono ambientate una alla fine del secolo scorso, un’altra nel presente e l’ultima in un futuro distopico. Il primo atto parla di una famiglia che non se la passa bene economicamente e a cui un misterioso benefattore fa un regalo inaspettato senza chiedere nulla in cambio. Troppo bello per essere vero. E infatti siamo preparati al peggio. Il secondo atto si svolge parecchi anni dopo: un topo antropomorfico, che fa l’agente immobiliare, decide di rinnovare la casa per poterla rivendere, ma una bizzarra coppia che si dice interessata all’immobile gli rovina la festa (cinque alto a chi come me vuole saperne di più sul rapporto fra il topo e il suo dentista). Il terzo segmento racconta di un futuro non meglio specificato in cui apparentemente un’inondazione apocalittica ha sommerso ogni cosa risparmiando solo poche strutture fra cui la Casa, ormai in rovina, che la giovane proprietaria Rosa, una gatta umanoide parecchio scontenta, si ostina a voler restaurare.
Ricco il cast di doppiatori, da Helena Bonham Carter a Matthew Goode a Miranda Richardson.

The House | Official Trailer

 

Com’è

Il primo capitolo - sebbene la storia prenda una direzione piuttosto scontata - è quello meglio riuscito, per le sue atmosfere à la Tim Burton e i suoi personaggi di feltro dagli occhi troppo vicini fra loro che raggiungono lo zenit dell’inquietudine. In termini estetici il set è da primi della classe. Raymond e sua moglie Penelope prima sedotti dalle comodità della casa e poi risucchiati dal suo spirito oscuro, la piccola Mabel e la neonata sorellina Isobel che vedono operai-zombie al lavoro nell’abitazione che all’improvviso, di notte, portano via la scala che conduce al piano di sopra, la metamorfosi in stile La Bella e la Bestia ma senza il lieto fine: un corto spettrale sulla origin story della casa, trappola senza logica.
Il secondo segmento punta dritto a farvi sentire a disagio. E ci riesce. A meno che non siate degli entomologi o persone con gusti molto speciali (chi siamo noi per giudicare). Le stranezze del capitolo precedente lasciano posto a un generale senso di ribrezzo e grottesco nel ritratto di un personaggio che si scolla progressivamente dalla realtà. Un sinistro numero musicale aggiunge “punti sgradevolezza” alla storia.
L’ultimo episodio è il meno tetro dei tre. Il cambiamento climatico ha devastato il paesaggio che circonda la casa di Rosa e un hippy cerca di farle capire che il suo stile di vita è diventato ormai insostenibile. Qui Paloma Baeza spinge un po’ troppo sul pedale del sentimentalismo e la metafora sul lasciarsi le cose alle spalle è un filo esagerata.
Riassunto: è un buon film per un venerdì sera (bimbi a nanna, però, sennò vi toccano gli straordinari).

Voto: ***