Cultura | Diario di viaggio

Myanmar: treni e pipistrelli

Quando la pronuncia non è un semplice fatto di fonetica
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Hpa An
Foto: Giulia Pedron © Tutti i diritti riservati

In questo delicato momento dove per il bene di tutti dobbiamo stare a casa, vorrei ricordare alcuni aneddoti di viaggio che per me sono stat molto divertenti, sperando che possano esserlo anche per voi!

Voglio portarvi con me in Myanmar e raccontarvi di come un semplice spostamento possa trasformarsi in un’avventura. Nel mio caso dovevo spostarmi da Taungoo fino a Taton per poi raggiungere Hpa An, placida capitale dello stato Karen.

Parto con la premessa che l’errata pronuncia di una parola in un'altra lingua può creare incomprensioni. Ovviamente almeno una volta doveva succedere. Ho preso il treno (il treno in Myanmar costa pochissimo, 10 ore per 4200 kyats, circa 2,50 euro) da Taungoo verso Taton, un piccolo paesino dal quale dovevo passare per arrivare alla mia meta. Il viaggio è stato estremamente movimentato, la maggior parte del tempo ero concentrata a rimanere attaccata al sedile per non balzare via. Per non parlare di quando sono dovuta andare in bagno (bensì 3 volte, è la conseguenza di bere tanto per non disidratarsi!) che già solo entrarci era un'impresa!

Ma, complicanze a parte, è un'esperienza autentica e bisogna farla almeno una volta! E in ogni caso ripaga il paesaggio che scorre ininterrottamente dai finestrini rigorosamente aperti, un susseguirsi di immagini rilassanti che contrastano con il mormorio della gente che saluta e vende da mangiare (qualsiasi cosa) alle stazioni e sul treno stesso. Peccato che improvvisamente, quando finalmente avevo trovato il mio equilibrio con il sedile, il "capo treno" tutto agitato sia venuto a dirmi che ero arrivata alla mia fermata e anche se a me sembrava strano lui era talmente convinto che sono scesa. E non era la mia fermata. No. Ma il treno era già ripartito (anzi, diciamo che non si era mai fermato del tutto) e io sono rimasta come lo spettatore ingenuo di un numero di prestigio a guardare incredula il treno che si perdeva nell’orizzonte. Ma va beh, sono cose che succedono, bisogna prenderle con filosofia! Mi sono ritrovata a Kyayto invece che a Taton (si pronunciano quasi uguali), a due ore e mezza di strada dalla mia destinazione finale che ho finalmente raggiunto alle 19.30 con un autobus che mi sembrava l’opzione alternativa più valida e che mi avrebbe portata direttamente a Hpa-An. Una volta scesa dall’autobus, dopo essermi sgranchita le gambe che ormai avevano perso la sensibilità, ho cercato un posto dove dormire e l’ho trovato si, una delle peggiori guesthouse del mio viaggio in Birmania: ho dormito su un materassino dello spessore di 5 cm appoggiato per terra insieme ad altri tre (praticamente un grande ma sottilissimo letto unico per 4 persone) e il giorno dopo, penso l’unica volta in cui avevo deciso di consegnarmi al “turismo” e fare un mini tour, sono uscita per accorgermi che il furgoncino con il quale sarei dovuta andare, era partito da 10 minuti. Ma non disperiamo, ho visitato la piccola città, il mercato e la pagoda Shweyinhmyaw che si affaccia sul fiume e dalla quale si può godere di un bellissimo tamonto. La sera sono andata alla Bat Cave (la grotta dei pipistrelli) dove una volta sceso il sole uno sciame infinito di pipistrelli ha iniziato ad uscire dalla grotta per circa 20 minuti continui.

E qui il secondo aneddoto, proprio riguardo i pipistrelli: come detto, posizionati al lato di questa caverna, si aspettava il tramontare del sole quando, teoricamente, i topolini alati avrebbero finalmente iniziato a volare fuori senza il rischio di imbattersi nel sole. Ma che probabilità c’è che questi animaletti escano tutti insieme l’esatto istante in cui il sole saluta la terra? Effettivamente non troppo alta e proprio per questo appena sceso l’ultimo raggio di sole, due signori birmani hanno iniziato a sbattere tra di loro due sacchetti pieni di sabbia in modo da “motivare” i pipistrelli ad uscire. La tecnica ha funzionato e quei sorrisi compiaciuti hanno fatto si che anche gli “spettatori” ridessero divertiti! 

Per altre foto www.giuliapedron.com

Giulia Pedron, COOLtour