Ambiente | Trasporto pubblico

Bus elettrici a batteria e realtà locale

Il test di un bus elettrico, occasione per uno spot pro mobilità elettrica ma la realtà oggi e pure a medio termine appare diversa.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Il bus elettrico da 18 metri testato di recente.
Foto: Provincia Autonoma di Bolzano/Facebook

Di recente un test di un autobus elettrico (costo: circa 600/650mila €) ha fatto uscire dei comunicati ufficiali (italiano, tedesco, su Facebook anche con un video it/de). A prescindere dall’essere uno “spottone” per un tal marchio, che in Sasa pare avere molti “estimatori” grazie agli appalti piuttosto “tailored” visti fra il 2018 e il 2020, la storiella della “decarbonizzazione” la si può raccontare solo ad un pubblico distratto. Non certo, però, a chi da oltre una decina di anni segue l’azienda di tpl che sui bus elettrici a batteria e a idrogeno ci ha abituati non di rado a spararla grossa assai.

Si è sempre “volato molto alto”, infatti. I tanti riferimenti nel passato a Parigi e a Milano, ad esempio, erano un’abitudine per i fulgidi vertici di Sasa. Sembrava tutto un futuro vicinissimo, in realtà oggi la flotta è da mo’ ferma ai cinque bus a batteria (se ne aggiungeranno solo otto di piccole dimensioni, fino a 9 metri, ma finora non sono ancora arrivati, la cui suddivisione fra Bolzano e Merano è cambiata di continuo nel tempo) e a 13 bus a idrogeno, 12 nuovi più uno solo rimanente rispetto ai cinque iniziali del 2013 visto che quattro sono ormai fuori uso per obsolescenza tecnica e costi troppo elevati per le riparazioni, ad ennesima dimostrazione che erano dei modelli preserie, cosa che inizialmente fu sottaciuta fino a che non è arrivato l’estensore di queste righe, peraltro mai andati in produzione seriale.

Né può indurre a tanto ottimismo la stazione di rifornimento H2 realizzata di recente la cui capacità è tarata sulla flotta di 12+5 mezzi e con un idrogeno poi “non tanto verde”. Parigi e Milano sono andate avanti, la prima optando anche per i detestatissimi (a Bolzano) bus CNG a biometano, a Milano (dove altrettanto i bus CNG manco sono stati acquistati sulla scorta di uno “studio” nel 2008) invece la spinta ha portato ad una flotta tutta diesel a cui piano piano si sono aggiunti bus elettrici in continuo aumento. Il dato di fatto è uno solo e incontrovertibile: la “dieselizzazione” della flotta di Sasa di cui nessuno vuol parlare nascondendosi dietro un dito parlando genericamente di “piano industriale”, “ibrido” e quant’altro.

Molti annunci ma poco si è fatto – Il mancato rinnovo della flotta, poi la dieselizzazione

Invece a Bolzano? Chiacchiere e null’altro. Flotta dieselizzata con la scusa dell’”ibrido” (farlocco, quello leggero) dopo i clamorosi buchi nel rinnovo della flotta che si sono susseguiti dal 2007 in poi per il mancato finanziamento del rinnovo della flotta con acquisti effettuati solo per un numero limitato di mezzi nel 2012/13 e qualche bus usato dopo. Del mancato finanziamento è stato riferito dalla d.g. di Sasa in consiglio comunale a Bolzano in occasione della delibera dell’aumento di capitale, che ha ridotto praticamente all’insignificanza le partecipazioni comunali. Come mai per molti anni la flotta non fu periodicamente rinnovata? Questa è una domanda, anche se ormai storica, che la politica, sia comunale che provinciale, che hanno sempre fatto finta di nulla anche per la conclamata incapacità di analizzare scenari e trend, stranamente non hanno mai posto.

Un problema di fondi?

Mettiamoci poi anche il fatto, come ho riferito di recente, della posizione proprio dell’assessore alla mobilità sui bus elettrici in montagna sulla base di uno studio annunciato ma non ancora presentato mentre si è visto, come ho descritto, che questi vanno su per le strade di montagna senza problema alcuno.

Allora davvero non si capisce più nulla fra annunci pomposi di mobilità elettrica e le scelte fatte, non fosse altro che qualcuno dovrebbe spiegare come sia stato possibile acquistare ad inizio novembre 2021 da parte di Sasa 23 bus usati, presumibilmente con un bel tot di km sulle spalle, che è parso come un acquisto “sotto pressione” dopo aver acquisito alcune linee extraurbane ma trovandosi evidentemente con una mancanza di mezzi per i contenziosi tuttora pendenti fra il precedente concessionario e la Provincia per i bus acquistati diversi anni fa.

Forse dietro le quinte ben si sa che gli investimenti sono di tale portata da non poter essere affrontati con i fondi ordinari ma solo con fondi aggiuntivi? Prima contributi europei (bus H2 del progetto Chic e i nuovi 12) ma anche statali (bus a batteria), oggi si confida nel PNRR che a tutt’oggi, però, non si capisce se qualcosa arriverà, tralasciando quanto previsto fin troppo ottimisticamente dal “Masterplan H2”. Forse lo si è già dimenticato ma mi pare di essere stato l’unico ad evidenziare che nel PEF di Sasa sia scritto chiaramente che, senza fondi extra (leggasi: Provincia), il rinnovo della flotta (a carico del concessionario) sarà… diesel (“ibrido” o cos’altro ma sempre a gasolio). Ne scrivevo già nell’agosto 2020 e i grafici erano (e sono tuttora) inequivocabili.

Ultima riprova? Leggere la frase che “SASA (…) convertirà gran parte della flotta di autobus tradizionali in una flotta a zero emissioni entro il 2030” sorprende in quanto è smentita da una delle slide della presentazione in occasione della firma del contratto di servizio interurbano. Le cifre indicate, che già per il 2022 non collimano (gli e-bus dovrebbero essere 5+8, i bus H2 12+1), sono i numeri di mezzi che si intende elettrificare/idrogenizzare e oggi la flotta di Sasa, fra i “nuovi” bus usati e quelli ricevuti da Sad, dovrebbe avere superato di slancio i 200 autobus. Ecco, mi pare sia proprio detto tutto salvo che non siano cambiati nel frattempo i piani ma finora nessuno ne ha mai riferito pubblicamente. Sia mai, infatti, violare le segrete sedute in camera caritatis del comitato di indirizzo e del CdA di Sasa.