Società | Io, noi, il Covid

Solitudini

La pandemia è stata vissuta da tutti individulalmente e in modo diverso.
Le sue conseguenze sociali ed economiche ci impongono invece di "uscite dal guscio" .
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
 
L’effetto collaterale del Covid è la solitudine. La solitudine del commerciante coi debiti che crescono (“a chi lo racconto?), la solitudine del bambino che gioca da solo con la palla contro il muro, quella dell’ospite della casa di riposo, quella dei soci delle associazioni culturali, sportive e del tempo libero senza più incontri, quella dei malati cronici e dei disabili ancora più ai margini del sistema di cura e assistenza, la solitudine del bar chiuso e dei mancati “Stammtisch”, quella dello smartwork, quella dei confini che tagliano i rapporti personali e collettivi, quella dei bambini che non ricordano più i nomi dei compagni di scuola. Anche la tensione e la speranza (o la sfiducia) verso il futuro diventano riflessioni individuali. Soli coi propri pensieri: “ha senso proseguire con la mia ditta?”, “avrò ancora il mio posto di lavoro?”, “come e cosa continuerò a studiare?”,”sono ormai vecchio per intraprendere qualcosa di nuovo?”. Le Istituzionui pubbliche e collettive – Governi, Sindacati, Associazioni – non riescono a dare risposte a tante paure ed angosce individuali, perchè la crisi del Covid è un fenomeno nuovo e diverso dalle precedenti crisi economiche e sociali e gli strumenti tradizionali non bastano. Un futuro incerto con tanti “single sociali” che devono affrontarlo.
Se questa è la realtà, ancora più grande deve essere il grazie a chi lavora per combattere e superare queste solitudini sociali. Ma il lavoro più impegnativo è ancora tutto da fare e cioè costruire la nuova solidarietà del dopo Covid. Ognun per sé non si va da nessuna parte.
(www.albertostenico.it)