Cultura | SALTO WEEKEND

Kafka a Merano

100 anni fa l'autore del “Processo” soggiornò in riva al Passirio. La città lo ricorda con una serie di iniziative. Alessandro Banda con un articolo.
Franz Kafka
Foto: Doppiozero

Franz Kafka è uno di quei personaggi della storia mondiale (storia letteraria, in questo caso) diventati talmente famosi da riflettere un po' della loro notorietà anche sui luoghi nei quali hanno avuto la ventura (o la sventura, come nel caso che esamineremo) di trascorrere qualche giorno della loro vita mortale. Non fa eccezione Merano, la cittadina sudtirolese che dall'aprile al giugno del 1920 lo vide tra i suoi ospiti (andò lì per curare – invano – la tubercolosi). Kafka e Merano è dunque un soggetto buono per memorialisti e turisti. Ci si può procurare una mappa (non so se è già disponibile una app) e seguirne gli spostamenti, meditarne le soste, magari tirando fuori dalla tasca un raccontino o una lettera.

Tra le lettere, va da sé, bisognerà senz'altro considerare le prime spedite proprio in quel periodo a Milena Jesenskà, che sono anche un esempio di sofisticata seduzione. Si prenda per esempio quella datata “intorno al 19 maggio 2020”. Ne fa cenno anche il più grande biografo di Kafka, Reiner Stach, nel suo libro di curiosità Questo è Kafka?, quando riporta la notizia dell'aggressione di un gruppo di piccole sorelle (“la maggiore di cinque anni”) decisissime a scaraventare lo scrittore nel Passirio (che avessero letto Das Urteil?). Ed ecco la descrizione del genio di Praga: “Quando una piccolina così, di quattro anni, che sembra fatta solo per i baci e per gli abbracci, e in parte serba ancora l'aspetto paffuto dei tempi passati in cui era stata una lattante, mentre invece ha la forza di un orsetto, ti si lancia addosso e le due sorelle le danno manforte, a destra e a sinistra, e alle tue spalle ormai c'è solo il parapetto, e intanto il gentil padre delle bambine e la dolce madre opulenta (presso la carrozzina del quarto figlio) ti sorridono da lontano senza la minima intenzione di soccorrerti, allora sei prossimo alla fine, ed è quasi impossibile descrivere in che modo poi ti abbiano salvato. Bambine ragionevoli o presaghe volevano buttarmi senza un motivo particolare, forse perché mi ritenevano superfluo e non conoscevano nemmeno le Sue lettere e le mie risposte”.

...i tre mesi sono passati sui polmoni quasi senza lasciare traccia, nell’apice sinistro il male è fresco come allora

 

Kafla quasi una gloria locale, insomma. Chi volesse conoscere tutte le iniziative che la città ha in serbo per lui può consultare con profitto il sito https://kafka2020meran.it/. Se avete invece l'intenzione di grattare un po' la superficie dell'ennesima cartolina onfalocentrica della premiata serie “Noi e gli altri, ma soprattutto NOI”, leggete quanto scrive Alessandro Banda in un divertente (e molto informato) articolo apparso sulla rivista Doppiozero. Uno dei primi miti in procinto di sgretolarsi, per così dire, è che il soggiorno meranese, con la sua salubre aria di montagna, abbia giovato allo scrittore. Il consuntivo, infatti, è amarissimo: “Ieri - racconta ancora a Milena - sono stato dal mio medico, mi ha trovato circa nelle condizioni di prima che andassi a Merano, i tre mesi sono passati sui polmoni quasi senza lasciare traccia, nell’apice sinistro il male è fresco come allora”.

Non importa. Avere avuto Kafka a Merano è di per sé un grande vanto, una medaglia da lustrare e appuntarsi al petto. Ma se, per assurdo, Kafka oggi tornasse, se potesse essere festeggiato vivente dai suoi ospiti di allora, cosa troverebbe, che direbbe?

Banda la vede così: “E se Kafka tornasse oggi a Merano, a cent’anni di distanza? Che farebbe? Scapperebbe subito, immediatamente; dato che a due passi dalla sua pensione Ottoburg, che esiste tuttora, trasformata in condominio, signorile, proprio lì vicino c’è un cantiere che delizia tutto il circondario con il suo incessante frastuono, e da ben due anni. Kafka che non sopportava i rumori non reggerebbe allo strazio. Ma che costruiscono da due anni, lì, a pochi passi dall’Ottoburg? Un enorme gerontocomio, che darà ricetto a tutti i moribondi, agonizzanti e lungodegenti della zona e che, sono sicuro, diverrà in breve il simbolo verace dell’amena cittadina di Merano”.

Non gli si può dar torto. A commento uno dei più fulminanti aforismi di Zürau, altro luogo d'Europa che, del tutto immeritatamente, ha avuto Kafka come ospite: “Come un sentiero d'autunno: appena è tutto spazzato, si copre nuovamente di foglie secche”.