Società | L'indagine

Come si impara meglio il tedesco?

Quali sono i fattori che incidono sull’apprendimento della seconda lingua. C’entrano la famiglia, la motivazione e non solo. Lo studio della Sovrintendenza scolastica.
Bimbo
Foto: Pixabay

Torna al centro del dibattito pubblico l’annosa questione dell'apprendimento della seconda lingua. Non è lontano, del resto, il ricordo dell’indagine Eurac Kolipsi II che meno di un anno fa fece molto clamore in Alto Adige. Stavolta a condurre uno studio sugli aspetti che incidono maggiormente nell'imparare il tedesco è la Sovrintendenza scolastica di lingua italiana.

Le prove sulle competenze in tedesco si sono svolte nell’aprile 2017 e la rilevazione ha coinvolto 1124 bambini di quarta elementare di 17 scuole. 30 le domande sottoposte agli alunni, 20 riguardanti la competenza di lettura e 10 l’ascolto, in riferimento ai livelli A1 e A2 del Quadro comune di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER). La percentuale di risposte corrette ha sfiorato il 70% in valori assoluti, con risultati migliori di 6 punti percentuali nella lettura (72% a 66%), con le bambine che hanno risposto in media al 3% in più di domande.

Luisanna Fiorini, che dirige il servizio di valutazione, sottolinea che “le prove sono state accompagnate da questionari per i docenti e per gli studenti che hanno permesso di incrociare i risultati delle prove e di metterli in relazione con il percorso di apprendimento dei bambini”.

 

Cosa dice l’indagine

L’analisi delle tabelle rivela una correlazione tra l’aumento delle ore in tedesco e quello delle prestazioni, anche se la progressione non è lineare. La maggior parte degli studenti (452) che ha un orario scolastico con 6 ore in L2 ha risposto correttamente al 69,5% delle domande. I 191 ragazzi che fanno 9 ore hanno risposto bene al 76,6% e i 127 che ne fanno 12 all'85%. Che i risultati non siano sempre lineari lo dimostra, però, il fatto che i 53 ragazzi che frequentano 10 ore in tedesco hanno risposto correttamente al 63,5%.

C’è di più: i bimbi che hanno frequentato la scuola dell’infanzia in lingua tedesca hanno solo il 2,3% di risposte corrette in più. Secondo quanto mette in luce lo studio della Sovrintendenza non tutto ruota insomma attorno alla scuola; a incidere maggiormente sull’apprendimento della lingua, infatti, sono variabili come il fatto che almeno un genitore parli il tedesco con il bambino (+6,5%), ma anche la motivazione intrinseca (+3,4%) e lo status socio-economico (+3,8%) della famiglia. Ogni ora settimanale di tedesco in più pesa per il 1,9% in più.

Siamo consapevoli che oltre al bi-trilinguismo in orario scolastico occorrono momenti di confronto con l’altra lingua anche in ambito extrascolastico. Per questo avremo bisogno di sempre maggiore collaborazione da parte delle famiglie e di tutta la società (Christian Tommasini)

Una prova impostata allo stesso modo che ha coinvolto all’incirca lo stesso numero di alunni è stata svolta anche dai bimbi di seconda media (livelli A2+/B1 del QCER). Anche in questo caso le tabelle vanno interpretate con cautela, ma se i 445 studenti che svolgono un massimo di 340 minuti di lezione in tedesco hanno risposto bene al 60,6% delle domande, i 70 che arrivano ai 700 minuti alla settimana hanno risposto all'87,9%.

Sostiene l’assessore Christian Tommasini che “la scuola può fare molto per l’apprendimento delle lingue e questi dati ci dimostrano che i potenziamenti effettuati sono efficaci. Siamo però anche consapevoli che oltre al bi-trilinguismo in orario scolastico occorrono momenti di confronto con l’altra lingua anche in ambito extrascolastico. Per questo avremo bisogno di sempre maggiore collaborazione da parte delle famiglie e di tutta la società”. In sintonia la sovrintendente Nicoletta Minnei: “Per noi il disegno di questa rilevazione assume un valore altamente significativo, soprattutto in una logica di ottica complessiva e di obiettivi strategici. Fra questi, uno su tutti riguarda la qualità dell’insegnamento, l’avvicinamento a competenze linguistiche riconosciute anche a livello europeo. Si tratta senza dubbio di un tassello imprescindibile per poter garantire un insegnamento efficace”.