Società | Lavoro

Appello alla mano pubblica

Il trasporto pubblico ancora sotto la lente dei sindacati. La CGIL chiede sanzioni alle aziende che infrangono le regole. “Condizioni di lavoro massacranti”.
SAD/LiBUS
Foto: SAD/LiBUS

Fanno sentire la propria voce i sindacalisti della Cgil altoatesina, nodo del contendere il trasporto pubblico in Alto Adige che - affermano - “deve rimanere in mani pubbliche e deve essere gestito dalla mano pubblica o almeno sotto strettissimo controllo dell’amministrazione pubblica”. Per i sindacalisti “anche in Alto Adige aumentano in maniera strisciante il malfunzionamento, la perdita di qualità del servizio, ma soprattutto lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro e i rischi per la sicurezza degli addetti e dei cittadini. L’imminente gara europea prevista per i servizi autobus extraurbani entro il 2018 accelera questi meccanismi. Anche per questo siamo del parere, che la mano pubblica non farebbe male a gestire direttamente il servizio”.

In Alto Adige la stragrande maggioranza delle aziende di trasporto pubblico è in mano a soggetti privati come la SAD con circa 550 dipendenti, e a 19 imprese concessionarie raggruppate nel consorzio Libus, con 400 dipendenti, che svolgono tutto il servizio pubblico extraurbano altoatesino. Oltre ai concessionari operano nel trasporto pubblico anche circa 80 aziende di autonoleggio, spesso in subappalto per i grandi concessionari. La maggioranza dei servizi urbani, nelle città di Merano, Bolzano, Laives e i rispettivi comuni limitrofi, sono affidati a SASA, unica azienda pubblica con 330 dipendenti di proprietà dei tre comuni citati. I sindacati denunciano: il trasporto pubblico privato ha intrapreso da anni la strada del massimo profitto, sfruttando la mano d’opera, a volte anche dopo essere state sanzionate e multate.

Sotto la lente in particolare le condizioni di lavoro dei dipendenti, così come avviene da tempo. “Un lavoratore lavora ormai mattina, pomeriggio, sera e anche notte, fino a 15 ore di nastro e 50 ore settimanali. Turni massacranti, orari disumani, ogni giorno un turno diverso. 15 ore di nastro significano essere al lavoro dalle 6 di mattina alle 9 di sera, pagati magari solamente 6 ore 30. Calcolando i tempi per recarsi al lavoro e per tornare a casa un lavoratore è in servizio anche 17 -18 ore su 24”. Con la conseguenza di un calo di attenzione e concentrazione e un aumento dei rischi per la sicurezza e l’incolumità dei passeggeri e gli altri utenti della strada, sottolinea la CGIL.

Altra difficoltà è costituita dal reperimento di personale bilingue, “è più conveniente assumere lavoratori da altri paesi con contratti a tempo determinato e con minori pretese economiche e di diritti. Il paradosso è che l’esonero della conoscenza delle lingue è stato concesso dalla Provincia per le difficoltà denunciate dalle aziende nel trovare autisti locali e bilingui”. I sindacati chiedono quindi “una lista nera delle aziende che infrangono le regole e violano la legge nonché sanzioni e penalizzazioni disincentivanti, fino all’esclusione dalle concessioni, appalti o subappalti del trasporto pubblico per le violazioni di natura grave” e invitano le amministrazioni pubbliche, tutti i partiti politici e tutte le associazioni a firmare il loro appello.